Carcere-lager. Puglia terza in Italia

//DOSSIER. Affollamento, suicidi, evasioni. Diffusi da Uilpa i dati sul sistema carcerario nel 2013. Focus per Borgo San Nicola

di Francesca Quarta //DOSSIER. Sono le statistiche a descrivere le criticità: nella casa circondariale di Lecce, al 31 dicembre 2013, si è registrato il più alto numero di atti di autolesionismo (177 casi su 442 del dato regionale) e di aggressioni ai danni della polizia penitenziaria (76 episodi di violenza, minaccia e resistenza su 139 complessivi). Le cifre sono quelle di “Uilpa – Penitenziari” che ha aggregato i dati forniti dal Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) e i propri monitoraggi. Il sindacato ha rilevato – per l’anno appena concluso, su territorio nazionale – “importanti e generalizzate diminuzioni degli eventi più significativi, oltre al calo delle presenze complessive”. La popolazione detenuta monitorata è calata, rispetto al 31 dicembre del 2012, di 3.165 unità. E parimenti, si è evidenziato il calo degli ingressi in carcere: 59.390 nel 2013 contro i 63.020 del 2012. “Ne scaturisce – precisa nel comunicato Eugenio Sarno, segretario generale di “Uilpa”- una situazione generale che, pur in via di miglioramento, resta una vergogna per un Paese come l’Italia”. Il disagio dietro le sbarre è noto a tutti. E se i numeri semplificano, la realtà è complessa. La vita da reclusi è, infatti, un percorso a ostacoli per i detenuti e per chi, con loro, condivide spazio e tempo all’interno di quelle mura. Tra organici insufficienti, persone in attesa di giudizio e condizioni igieniche di degrado, il dramma è quello annoso del sovraffollamento, con gli Istituti di pena ai limiti del collasso. E anche questa è una storia di diritti negati che abbrutisce la persona e nega il principio costituzionale del fine rieducativo della pena. Nel dettaglio, il carcere di Borgo San Nicola – su 203 Istituti di detenzione – è al 33esimo posto in Italia (e al secondo in Puglia, alle spalle di Taranto) per un indice di affollamento pari al 71,9%. 1133 sono le presenze effettive a fronte di una capienza regolare predisposta per 659. Gli esuberi sono, quindi, 474. Le statistiche quantificano in 22 i casi di tentato suicido (secondo dato più alto in Puglia e settimo posto in classifica nazionale) e in un unico caso il dato inerente la tentata evasione e il suicidio. A togliersi la vita, il 6 gennaio 2013, il 38enne somalo Abdi Mohamed. Il detenuto, arrestato per reati contro il patrimonio, si è ucciso impiccandosi in una cella dell’infermeria. Infine, come ribadito in precedenza, la casa circondariale del capoluogo registra il primato regionale per atti di autolesionismo (177). Il dato piazza l’Istituto al sesto posto assoluto in Italia. La Puglia, invece, è al terzo posto nazionale per indice di sovraffollamento (52,3%) dietro a Liguria ed Emilia Romagna. In numeri, si tratta di 3722 presenze per una capienza totale di 2444 detenuti. L’esubero equivale a 1278 unità. Due i suicidi, 91 i tentati suicidi (quarto posto in Italia), 442 i casi di autolesionismo, 139 le aggressioni ai danni della polizia penitenziaria (primato nazionale) e 3 le tentate evasioni. Per un riepilogo e un confronto, ecco la tabella riassuntiva fornita da “Uilpa – Penitenziari” sulle statistiche del carcere leccese e degli altri Istituti pugliesi

Dalla tabella, accanto ai dati inerenti suicidi, aggressioni al personale della polizia penitenziaria ed evasioni, non si evincono, però, informazioni precise in merito alle “morti per cause da chiarire”. Ne abbiamo chiesto conto a Eugenio Sarno il quale ci ha risposto che – riguardo ai decessi – in carcere si verificano eventi “critici” (come il suicidio) e morti naturali (come infarti, malattie). E i 28 casi “da accertare” di cui parla l’associazione “Antigone” per il 2013? E i 22 (di cui uno avvenuto a Foggia) messi in evidenza dal dossier “Morire di carcere” del Centro Studi di “Ristretti Orizzonti”? Sarno, senza scendere in particolari, ha affermato che le associazioni che parlano di “morti da accertare” hanno tutto da guadagnarci. Il suo invito è a non spettacolarizzare gli eventi e ad agire con senso di responsabilità. Eppure fare chiarezza sui tanti casi, più o meno noti, per i quali sono in corso indagini giudiziarie è certamente un passo importante per migliorare il sistema carcerario.

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