Keope: ‘Ecco il ‘sistema’ Tod’s in Salento. Nero su bianco. Tra lacrime e sangue’

 

//L’INCHIESTA //IL SISTEMA TOD’S //L’INTERVISTA. Il racconto di Carla Ventura. La rabbia e l’orgoglio di una giovane imprenditrice che non si arrende

Di Marilù Mastrogiovanni

//L’INCHIESTA
Ha chiesto dieci milioni di euro di risarcimento danni al suo capo filiera Euroshoes srl e a Tod’s spa. Il motivo, si legge nell’atto di citazione di Carla Ventura, titolare della Keope srl: abuso di posizione dominante; abuso di dipendenza economica nel contratto di subfornitura; interruzione arbitraria dei rapporti commerciali; imposizioni da parte di Tod’s di condizioni contrattuali gravemente discriminatorie; violazione dei principi di correttezza e buona fede. La denuncia è arrivata nel giugno scorso dalle pagine del Fatto Quotidiano: abbiamo pubblicato due pagine, frutto del lavoro di sei mesi, tra raccolta dati e incrocio dei documenti e delle testimonianze. Per il Fatto abbiamo anche sentito Diego Della Valle: le sue risposte dal vivo, oltre a quelle scritte pervenute in redazione come rettifica di quanto scritto, non hanno saputo fare luce su una vicenda dolorosa, per Carla e le sue operaie, per il 90% donne, e vergognosa, per l’economia salentina e per la classe politica per la quale i contoterzisti sono solo un ottimo bacino di voti. I controlli di Inps e Finanza invece non sono mancati, e per fortuna almeno loro hanno fatto sentire la presenza dello Stato: i titolari di Euroshoes sono stati rinviati a giudizio per truffa. Oggi è prevista l’udienza civile: Tod’s ed Euroshoes si sono costituiti contro Keope srl. Se si arriverà a sentenza senza fermarsi al pit stop della conciliazione obbligatoria, il cui tentativo è comunque imposto per legge, sarà di quelle sentenze in grado di tirare le fila di un lungo pezzo di storia locale e dell’intero Paese. Perché verrà fuori una pagina significativa della “questione meridionale”, quella più recente; quella che si declina con sfruttamento dei lavoratori, delocalizzazione della produzione al sud, incentivi statali, potentati economici, alleanze politiche.

Le operaie di Keope srl. Al centro, con il camice bianco, la titolare, primus inter pares, Carla Ventura

Carla, una vita da operaia specializzata, descrive “il sistema” con cui è organizzato, in Salento, il lavoro di produzione dei contoterzisti per Tod’s. Dal racconto ne viene fuori un meccanismo molto simile a quello del capolarato in agricoltura, applicato qui, alla filiera produttiva delle calzature di qualità. Carla Ventura dice che questa è una situazione diffusa: tutti i contoterzisti lavorano a prezzi da fame e in condizioni parzialmente o totalmente illegali. Secondo la Keope, che per anni ha prodotto le tomaie per Hogan prima (come Cri srl) e Tod’s poi, fatturando il lavoro al “capo filiera” Euroshoes, Tod’s ha applicato delle condizioni contrattuali gravemente discriminatorie tra il sud Italia e le aziende con sede nelle Marche: i compensi imposti unilateralmente da Tod’s alle aziende contoterziste, dice nella richiesta di risarcimento danni la Keope, sono nel Salento inferiori del 25% rispetto a quelli praticati nelle Marche. Spiega Carla Ventura: “Per Luca Della Valle il nostro plus era la “flessibilità salentina”: ufficialmente non ci diceva di sottopagare i dipendenti, o pagarli in nero, ma quando chiedevamo come potevamo ‘stare’ nei loro prezzi e nei loro tempi ed alle loro condizioni, ci rispondeva: ‘Siete flessibili, saprete farlo’. Io invece non mi sono voluta piegare al ‘sistema’: le buste paga delle mie operaie erano reali, non erano dimezzate, come spesso accade. Quindi il compenso imposto da Tod’s per ogni lavorazione non mi permetteva di coprire i costi. Per questo le aziende che cuciono le tomaie a mano per Tod’s lo fanno fare, spessissimo, in nero, nelle case, alle operaie, tutte donne, espulse dal settore. Il compenso è 0,70/0,90 centesimi a paio. In 12 ore guadagnano 7/9 euro”. Uno sfruttamento che fa accapponare la pelle: basti pensare che i lavoratori africani sfruttati sui nostri campi dai caporali, per la raccolta dei pomodori, angurie, agrumi, percepiscono dai 20 ai 30 euro al giorno. Anche nello sfruttamento e nel lavoro nero c’è discriminazione di genere.

Carla, avevate un contratto?
“Noi abbiamo sempre lavorato sulla parola, senza contratto scritto. Il nostro rapporto, decennale, è stato sempre e solo verbale. Ci imponevano l’esclusiva, ma senza darci alcuna garanzia di continuità. Facevano passare ogni ordine come una singola commessa. Eppure io avevo le mie credenziali per accedere al sito di Tod’s dove venivano caricate le commesse destinate a me. Contabilmente non avevo rapporti con Tods perché fatturavo ad Euroshoes. Ma le mail, i fax, le schede prezzi inviate da Tod’s documentano che il rapporto diretto era quotidiano, perché tutti questi documenti erano indirizzati direttamente alla Keope, e ad Euroshoes, per conoscenza. Dai conti si vede che Tod’s era il mio unico cliente”.

Nella foto Carla Ventura

Perché nel Salento investire è più conveniente?
“Nel Salento è sottinteso che lavorare significhi agire illegalmente: chi si ribella a questa logica, non lavora più. Ed è quello che ho fatto io, che infatti mi ritrovo senza lavoro”.

Quando sono cominciati i problemi?
“Quando il capofiliera ha iniziato ad arretrarsi con i pagamenti, fino a 145 giorni. A quel punto il capo filiera mi propose di trasferirmi in un locale a lui sottoposto in cambio della regolarità delle commesse e dei pagamenti. Così mi caricò di costi: affitto, macchinari, io assorbì i suoi operai di cui si doveva disfare, bollette. I pagamenti arrivavano a singhiozzo. Mi umiliavano, mi facevano aspettare ore in sala d’attesa, mentre loro, i dirigenti, erano dentro a giocare a freccette. Una volta lo incontrai sulle scale e gli dissi che non ce la facevo più. Mi rispose: ‘Se non ce la fai più, sali sul balcone e buttati di sotto’. Un’altra volta mi disse: ‘Attaccati una pietra al collo e buttati a mare’. Non avevo i soldi per mangiare. Il locale era malsano, non aveva l’agibilità e quando cominciai a chiedere con l’avvocato i pagamenti murarono l’ingresso principale dell’opificio, mentre eravamo dentro a lavorare”.

Tod’s era a conoscenza di questa situazione?
“Si. Sembravano disgustati, ma non l’hanno mai fermata. I tecnici sapevano tutto e vedevano coi loro occhi. Luca Della Valle era sempre da noi, con Fernando D’Aquino, il titolare di Euroshoes. Ho chiesto più volte a Tods’ di avere a che fare direttamente con loro senza passare da Euroshoes, e mi dicevano che non si poteva perché era questo ‘il sistema’. Di fatto non abbiamo mai avuto alcuna soluzione da Tod’s. Quando Euroshoes ha interrotto i rapporti con me Tod’s mi ha proposto di continuare a lavorare per loro, ma poi nel volgere di due stagioni il rapporto s’è interrotto. Le commesse che avevamo programmato sono state anate. Mi fa davvero rabbia pensare che un’azienda come Tod’s abbia bisogno di trattare i dipendenti del Sud come manodopera di serie B. Ha garantito il made in Italy ma è come se stesse lavorando in Cina”.

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