S.S. 275 – Così ti asfalto il Salento

INCHIESTA. E’ del 1987 il primo progetto. Dopo 26 anni i cittadini ancora insorgono, i progetti cambiano e la strada triplica i costi: da 114 milioni a 300

Di Gabriele Caforio

Il progetto di ammodernamento della Statale 275, Maglie – Leuca, è sempre al centro delle attenzioni di politica e società civile. Un’attenzione che ormai va avanti da circa 20 anni, tra ricorsi, battaglie e dibattiti sull’opportunità e sugli effetti di quest’opera che, come spesso accade in questi casi, si trova nella morsa tra chi decide e chi si oppone. Come detto, non è storia recente, anzi, sono passati così tanti anni dalle carte del primo progetto che intanto sono triplicati pure gli investimenti previsti. Infatti, nel 2001, il costo presunto si aggirava sui 114 milioni di euro mentre nel 2011 si è raggiunta la previsione di un costo che si aggira quasi attorno ai 300 milioni. Per la precisione si tratta di 152 milioni della Regione e altri 135 del Fondo infrastrutture (FAS), totale: 287 milioni di euro.

La Statale 275

La prima inchiesta sulla vicenda, a firma del Tacco d’Italia, risale al 2006 (ed è disponibile qui): in quell’occasione Laura Leuzzi metteva in evidenza, come sempre carte alla mano, quali e quanti fossero gli interessi in gioco a cominciare da quelli dei progettisti – cioè lo studio di progettazione di Angelo Sticchi Damiani, che negli anni ha ricevuto incarichi sostanziosi senza bando di gara (leggi in basso). Lo scorso anno, anche l’associazione “SOS Costa Salento” ha realizzato un’ inchiesta sul caso della 275. In quell’occasione è stato pubblicato un Quaderno ad hoc che analizzava il modello di sviluppo che si delinea per il territorio con l’allargamento della strada. Una sintesi del Quaderno e un riepilogo completo delle vicende e del dibattito politico che si è scatenato attorno alle posizioni di vari amministratori locali è disponibile qui.

La rivendicazione basilare delle associazioni, dalle pagine del Quaderno fino ad oggi, rimane quella della salvaguardia di un modello economico, turistico e culturale che rischierebbe la distruzione con il progetto delle nuove corsie d’asfalto. Un ammodernamento non da poco che comporterebbe, secondo le associazioni, un consumo di territorio pari a 900 mila metri quadrati, quelli necessari per far correre quattro corsie fino a San Dana (Frazione di Gagliano del Capo) e due corsie fine a Leuca.

Santa Maria di Leuca

 

// O parco o strada Risalgono al 2011 gli ultimi punti fermi della storia rintracciati sul sito della Camera dei Deputati nella scheda riguardante l’ammodernamento della 275 all’interno del 6° rapporto per la VIII Commissione ambiente, territorio e lavori pubblici (attuazione della “legge obiettivo”). Il 3 marzo 2011, infatti, l’ANAS, la Regione Puglia e la Provincia di Lecce firmarono un protocollo d’intesa sui lavori della strada ad un tavolo convocato dall’allora Ministro per i rapporti con le Regioni Raffaele Fitto. Il protocollo accoglieva “la richiesta della Regione di realizzare l’ultimo tratto, a partire da San Dana, a due corsie e di rendere l’opera compatibile con il paesaggio secondo i criteri della “strada-parco”. Ovvero una strada, nei suoi chilometri finali, che è “più compatibile” perché utilizza gallerie a cielo aperto per tutelare l’integrità del paesaggio. Tuttavia, quella della “strada-parco” è un alternativa proposta dalle associazioni già da tempo per ripensare il percorso non solo da San Dana ma anche da più su, da Montesano fino a Leuca. Sul territorio inoltre, rammentano le associazioni, si potrebbero già sfruttare le strade esistenti potenziandole e collegandole tra loro nei brevi tratti necessari per raggiungere fluidamente Leuca. Un “manifesto” di questa nuova idea di infrastruttura si trovava anche nel Piano di Coordinamento Territoriale approvato dall’amministrazione provinciale guidata da Giovanni Pellegrino.

// L’ultimo ricorso L’altro punto più recente della storia riguarda la parte legale. Risale al 10 maggio 2012, quando la IV Sezione del Consiglio di Stato ha respinto “il ricorso presentato da associazioni locali e ambientaliste basato sulla presunta irregolarità dell’incarico di progettazione, appaltato direttamente dall’ANAS al Consorzio per lo Sviluppo Industriale e dei Servizi Reali alle imprese (SISRI), che a sua volta lo ha subappaltato, senza gara, alla Pro.Sal – Progettazioni Salentine Srl, che fa capo all’ingegner Angelo Sticchi Damiani, per un importo di circa 5 milioni di euro”. Il 12 novembre prossimo, invece, la “strada” incriminata torna dinanzi al Consiglio di Stato per l’opposizione al pronunciamento del Tar di Lecce che non ha accolto, a luglio 2012, il ricorso presentato dai proprietari dei fondi interessati dalle espropriazioni nella zona di Tricase.

// La strada ‘industriale’ senza industrie Tuttavia, oggi, sarebbe bene non disperdere il dibattito dei pro e dei contro, soprattutto cercando di pesare i reali benefici e la contestualità entro cui si inserisce quest’opera. Originariamente, infatti, il progetto nasceva per smaltire il traffico intenso tra le zone industriali di Patù, Gagliano del Capo, Corsano, Alessano e Tricase con Maglie e Lecce. Un traffico dovuto, all’epoca, alla circolazione dei prodotti che le grosse aziende calzaturiere e manufatturiere spedivano quotidianamente. Un sistema produttivo che oggi, purtroppo, sembra ormai fallito. Dinanzi a chi promuove la nuova strada per ridurre i problemi del traffico ci sono le associazioni che sostengono invece che il grosso del flusso (74%) si esaurisce a Tricase. Da Tricase in poi, infatti, le macchine che mediamente passerebbero ogni giorno sono 991, cioè 1,38 al minuto.

// Rimini o andamento lento? Quale crescita per il Salento Sul fronte turistico, poi, le altre contraddizioni. Una strada di questo tipo, segnalano sempre le associazioni, indurrebbe uno sviluppo turistico “stile Riviera romagnola” con grandi arterie stradali e strutture turistiche di massa collegate. Un modello che non appartiene al Salento, recentemente più vocato ai B&B e agli agriturismi, che timidamente cerca di imboccare la strada del turismo lento e sostenibile in simbiosi con ambiente e paesaggio. Una vicenda annosa e spinosa quella della 275, degenerata spesso in polemiche e scontri politici, che non ha certamente trovato soluzione nel confronto diretto con il territorio e con le popolazioni interessate. Tuttavia è anche una vicenda importante che, nel bene e nel male, rischia di cambiare i connotati a tanti luoghi del Salento.

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