Lago di Sanarica. Gli ambientalisti scrivono all’Autorità di bacino

Sanarica. Nella lettera vengono esposte le motivazioni per cui il progetto di riqualificazione dell’area non sarebbe più compatibile con lo stato dei luoghi

SANARICA – L’area attualmente occupata dal lago di San Vito a Sanarica, che si è formato in maniera naturale nella cava dismessa che porta lo stesso nome, non sarebbe compatibile con il progetto del Comune di riqualificazione della cava, che prevede parco giochi per bambini e servizi annessi. Oreste Caroppo, del Forum Ambiente & Salute, già ieri al Tacco d’Italia aveva anticipato l’intenzione di rivolgersi all’Autorità di bacino chiedendo di effettuare controlli per una definizione dell’area “ad elevato rischio geologico”. Ed ora la richiesta è ufficialmente partita. Riguarda un’area che un tempo era considerata da recuperare e riqualificare ma che la natura, da sola, da circa un anno ha trasformato in un vero paradiso, dove hanno trovato “casa” flora e fauna palustri. Lì il Comune aveva però già progettato un intervento di recupero, con la costruzione del parco per bambini, la realizzazione di un laghetto artificiale alimentato tramite pozzo artesiano ed altri vari servizi. Il progetto (un milione di euro; Azione 2.3.4 “Il mondo che vorrei”) già approvato dalla Regione ha tutte le autorizzazioni e le “carte in regola”. Ma, oggi che le ruspe hanno fatto capolino nell’area, non sembra più opportuno rispetto all’ecosistema che si è spontaneamente creato. Ecco perché ambientalisti e cittadini hanno chiesto alla Regione di trovare un “compromesso”, una soluzione, cioè, che pur non anando completamente il progetto, riesca a conciliarlo con il “paradiso” naturale. Di seguito la lettera inviata dal Forum all’Autorità di Bacino: All’attenzione speciale ed urgente dell’Autorità di Bacino per la Puglia OGGETTO: incompatibilità dell’area occupata dal Lago di San Vito, nella cava omonima, recapito finale delle acque pluviali dell’intero paese di Sanarica (Lecce), con il progetto di detta “riqualificazione” della cava comportante nel fondo cava la realizzazione, prevista, di aree attrezzate per giochi per bambini e punti ristorazione e bar ed altri servizi, sempre sul medesimo fondo cava. Progetto i cui lavori si stanno iniziando a cantierizzare in queste ore, ed in queste settimane in cui il livello delle acque si è un po’ abbassato rispetto ai livelli dovuti alle portate idriche pluviali invernali e autunnali che hanno del tutto riempito la superficie della vasta cava. Come si potrà, ci chiediamo, con la realizzazione di un argine previsto in basso, sul fondo cava, far coincidere lì le due destinazioni inconciliabili dello stesso spazio? Spazio racchiuso dalle alte falesie pareti della cava! Vi si son valutati rischi e pericoli? E se le portate di pioggia hanno già mostrato in questo primo anno di attività del recapito finale le notevoli volumetrie idriche che vi giungeranno normalmente, e i tempi molto lunghi di assorbimento anche in presenza di un bacino di spandimento tanto vasto, come si pensa poi di poter smaltire tali acque riducendo con un argine sul fondo cava l’area destinata alle acque piovane, come nel contestato progetto qui segnalato? Aumenterebbero i tempi di assorbimento riducendo la superficie di spandimento, o si opterà per la realizzazione a quel punto di pozzi anidri per lo smaltimento veloce delle acque in falda profonda per evitare pericoli di straripamento nelle aree parco giochi per bambini sempre sul fondo cava? Ma così facendo non si vanificherebbe tutto il senso dei nuovi recapiti delle acque piovane finanziati appositamente, come questo, dalla Regione Puglia, per spandere le acque su aree vaste perché siano lentamente assorbite dal suolo con processi di litodepurazione e fitodepurazione prima di alimentare la falsa profonda a tutela della qualità potabile delle sue acque? E nel progetto si parla poi anche di realizzare dei pozzi artesiani di ulteriore emungimento! In un area così delicata preposta alla litodepurazione, non sarebbe opportuno sconsigliare la realizzazione di prossimi pozzi artesiani!? Ci risulta poi che rispetto al fondo cava vi sia una falda superficiale a pochi metri che alimentata dalle acque piovane ha contribuito crediamo anch’ essa alla nascita lì di un’oasi faunistica per cui ci siamo mobilitati scrivendo all’assessore Angela Barbanente, all’Assetto del Territorio della Regione Puglia. Decine di persone sensibili al tema, tra cui anche parlamentari e senatori salentini, si stanno mobilitando al fine di chiedere, dopo il fermo urgente dei lavori, la modifica della filosofia dell’intervento atta a preservare la natura di recapito finale delle acque in tutta sicurezza, nell’intera cava, prevedendo, anche per motivi di sicurezza, oltre che naturalistici, eventuali discreti punti belvedere sul bacino nella parte alta, come meglio leggerà. Distinti Saluti e Ringraziamenti 29 maggio 2013 Nel laghetto palustre, le ruspe scacciano gli uccelli SANARICA – Il rumore delle ruspe li ha spaventati e destabilizzati. E così li hanno trovati alcuni volontari ambientalisti di Sanarica e paesi vicini, in preda al panico (come si vede dalle foto che pubblichiamo, che loro hanno inviato al Forum Ambiente & Salute). Nel laghetto palustre che si è creato nell’ex cava dismessa di Sanarica, da circa un anno gli uccelli acquatici avevano ricreato il proprio habitat naturale. Quello era il luogo che avevano scelto e lì si celebrava ogni giorno uno spettacolo che aveva richiamato esperti biologi, curiosi, famiglie con bambini che godevano alla vista di tanta bellezza. Poi si piomba nella realtà. Ed il Comune autorizza le ruspe per dare il via alla realizzazione di un progetto di recupero delle cave dismesse. E nell’ex cava di Sanarica, prima ancora che questa si trasformasse in maniera naturale in un lago palustre, il Comune aveva pensato di realizzare un’area per bambini, con parco giochi, servizi, punti ristoro e perfino un laghetto artificiale alimentato da acqua di pozzo artesiano funzionante tramite pannelli fotovoltaici. Costo del progetto, approvato dalla Regione, un milione di euro. Una bella idea, se non fosse che oggi si scontra con la meraviglia dalla natura. Che fa da sé. E non si può ignorare.

Sanarica uccello

Subito i cittadini e gli ambientalisti hanno contattato l’assessora regionale all’Urbanistica ed assetto del territorio Angela Barbanente alla quale hanno chiesto di fermare il progetto o quantomeno di cercare soluzioni che lo possano rendere compatibile con il laghetto naturale. E l’assessora ha dato la sua parola, annunciando l’intenzione di costituire un tavolo tecnico per discutere la soluzione ideale. E mentre in Regione si discute e si cerca la soluzione, le ruspe hanno fatto ingresso nell’area. Ed ora la vita degli uccelli che vi hanno trovato rifugio, ma anche l’intero habitat naturale che si è creato, corrono il serio rischio di scomparire. E’ di alcuni giorni fa la lettera appello inviata dal deputato del Movimento 5 Stelle Diego De Lorenzis all’assessora regionale. In quella lettera si legge il punto di vista del parlamentare che poi è quello degli ambientalisti – nei confronti del progetto di riqualificazione: “una spada di Damocle sull’oasi naturalistica che si è creata”. “Quel progetto – scrive De Lorenzis – prevede il totale sconvolgimento dell’esistente, con la creazione di parchi giochi per bambini, strutture, edifici per bar ed altri servizi, e tutto questo sul fondo cava, linee di illuminazione hi-tech, un argine per tentare di dividere la parte della cava che verrebbe destinata ad accogliere le pluviali dalle aree destinate alla fruizione pubblica dei bambini e adulti, muraglioni di cemento e recinti di metallo in orso-grill! Inoltre un laghetto artificiale da alimentare con pozzo artesiano (addirittura!) alimentato con pannelli fotovoltaici; un pozzo lì realizzato rischierebbe poi di vanificare il motivo per cui è stato scelta quella cava come nuovo recapito finale quel bacino: ovvero evitare, a norma delle nuove leggi, lo sversamento diretto in falda delle pluviali, come in passato si faceva invece, per espanderle in bacini dove possono subire processi di litodepurazione da filtraggio geologico e di fitodepurazione prima di raggiungere le falde profonde di importanza strategica per la fornitura di acqua potabile di alta qualità alle popolazioni”. Il punto adesso è riuscire a conciliare il progetto con la vita di flora e fauna presenti. E intanto, il prima possibile, fermare le ruspe. “Per legge i lavori dovrebbero bloccarsi – dice Oreste Caroppo, del Forum Ambiente & Salute -. Se in un’area ci sono uccelli o nidi, non si può continuare a scavare ed a stravolgere l’equilibrio dei luoghi. Si deve attendere la natura. Così hanno fatto a Milano, dove sono in corso i lavori per la costruzione dell’area che ospiterà l’Expo 2015: hanno trovato un nido ed i lavori si sono bloccati”. Intanto Caroppo sottolinea la necessità che l’autorità di Bacino definisca la zona ad alto rischio geologico, imponendo, di fatto, vincoli stringenti all’edificazione. E precisa: “Non siamo contro il progetto in sé, che anzi può anche essere una bella iniziativa da parte del Comune. Ma da quando è stato presentato, la cose sono cambiate ed è stata la natura a farle cambiare. Non si può far finta di niente”.

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