Casarano. Senza lavoro da mesi, un 39enne ha tentato il suicidio nel chiostro comunale. Il primo cittadino chiede aiuto alle istituzioni: “Non lasciateci soli”
CASARANO – Ha scelto un giorno di festa, quello in onore del santo patrono del paese, San Giovanni Elemosiniere, per mettere in atto il gesto che aveva premeditato chissà quando. Suscitando ancora più scalpore. Ed ha scelto un luogo simbolo, il chiostro del Comune, dove era in corso una mostra fotografica, “Identità casaranesi”. Lì si è recato attorno alle ore 18 di ieri, si è cosparso di benzina e si è dato fuoco. Davanti agli occhi attoniti dei presenti. A.M., 39 anni, del posto, così ha voluto porre fine alla sua disperazione. Ex operaio presso un calzaturificio, si trovava da tempo senza occupazione. Una sofferenza che non riusciva ad accettare. Così ha optato per un gesto estremo ed ora si trova ricoverato, in gravi condizioni, presso l’ospedale “Perrino” di Brindisi, avendo riportato ustioni per l’80% del corpo. L’uomo è stato soccorso dai sanitari del 118 e trasportato, in un primo momento presso l’ospedale di Casarano “Francesco Ferrari”, poi da lì è stato trasferito a Brindisi. L’Amministrazione comunale ha messo a disposizione della famiglia un’auto del Comune con autista per raggiungere il nosocomio brindisino. Lo spettacolo pirotecnico previsto in serata è stato anato. “Conoscevo quest’uomo – ci dice il sindaco Gianni Stefàno – perché solo alcuni mesi fa aveva attuato un altro tentativo di farla finita, lanciandosi da una finestra dell’ospedale dove si era recato per far visita ad un parente. In quell’occasione sono intervenuto in prima persona assieme alle forze dell’ordine per farlo desistere dal suo intento”. Come ha appreso, ieri, la terribile notizia? “Con molto sconforto. Provo un senso di impotenza davanti a questi episodi. L’emergenza sociale che sta dilagando nel nostro Comune, come in molte altre realtà, sta assumendo dimensioni spaventose e noi non abbiamo le risorse né economiche né umane per fronteggiarla. Quest’anno abbiamo potuto stanziare solo 15mila euro per i servizi sociali; per il resto, senza trasferimenti statali, abbiamo le mani legate. Vorremmo fare di più, ma non ne abbiamo le possibilità”. Quali provvedimenti prenderà adesso? “Ho in mente di convocare tutti gli attori del sociale, dalle parrocchie alle associazioni di volontariato per chiedere il loro aiuto e fare fronte comune, almeno nell’individuazione dei ‘casi critici’. Preciso comunque che non è facile venire a conoscenza di queste realtà; in molti casi non si tratta di famiglie indigenti, che in genere conosciamo, ma di nuclei che conducevano un’esistenza normale fino a pochi mesi fa e che, dopo aver perso il lavoro, sprofondano nella disperazione e sono portate a gesti eclatanti, come quello che è accaduto ieri. Queste persone non verranno mai da noi a chiederci aiuto; dobbiamo essere noi ad individuarli, andandoli a cercare, e a offrire il sostegno che possiamo”. Che cosa ha fatto per fronteggiare quella che lei definisce una “emergenza sociale”? “Negli scorsi mesi ha scritto al ministro del Lavoro ed al presidente del Consiglio per chiedere di reperire i fondi per finanziare gli ammortizzatori sociali; il ministro mi ha risposto garantendomi impegno, ma sono passati mesi e non abbiamo riscontro di quella promessa. Anche la prefetta di Lecce ci ha garantito impegno in prima persona. La situazione, tuttavia, resta immutata”. Come reagirà, nell’immediato, di fronte a quanto è accaduto ieri? “Mi sono messo a disposizione della famiglia dell’uomo. Oggi la contatterò nuovamente per sentire quali necessità abbia e poi farà di tutto per rappresentare un sostegno ed un conforto. Ma il nostro impegno deve guardare oltre, al futuro. Perché gesti come questo non si ripetano più”.
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