Due canzoni per il dott. Reich
Wilhelm Reich fu uno dei primi seguaci e collaboratori di Freud. Tra i freudiani fu il più politicizzato, perché, come certi surrealisti, tentò di conciliare marxismo e psicoanalisi. Forse la prima ingenuità fu proprio quella di pensare che sarebbe bastato liberare l’inconscio dalla tirannide del super-io, o che la liberazione sessuale fosse la Libertà maiuscola e assoluta. Eppure ispirò molti di coloro che analizzarono il rapporto fra le nostre nevrosi e la società industriale, e pare che persino la diffusione della contraccezione gli debba qualcosa. Negli ultimi tempi credette di aver scoperto l’Orgone, ossia un’energia universale che regolava mari e monti, dall’addensamento delle nubi in cielo alle erezioni nelle mutande degli uomini. Costruì perfino una macchina acchiappanuvole, che avrebbe fatto piovere sui deserti guidando l’energia orgonica nella direzione giusta. Ogni volta che piove ti ho qui fisso in testa, cantava Kate Bush in un video d’autore. Già Patti Smith gli aveva dedicato una canzone intensa e onirica. Entrambe adottavano il punto di vista del figlio, che nel ‘73 aveva pubblicato le sue memorie. Suo padre, sfuggito ai nazisti, era stato condannato da un tribunale USA, mentre l’FBI di Hoover gli mandava al rogo i libri e gli orgoni. In prigione, morì d’infarto.