// INCHIESTA// Roma. La singolare posizione della deputata radicale, che dà un colpo al cerchio e uno alla botte. E si scopre il fine ultimo della sua interrogazione
ROMA – La guerra tra i gasdotti è stata anche oggetto di due interrogazioni parlamentari, di cui era prima firmataria la deputata radicale eletta tra le fila del Pd Elisabetta Zamparutti, originaria di Bolzano, eletta in Basilicata: non si capisce pertanto il suo accorato interessamento per le ricadute che i gasdotti avrebbero sulla Puglia e il Salento in particolare.
Forse perché la Basilicata, bacino elettorale della Zamparutti, è la Regione dove dovrà essere convogliato il gas che sbarcherà (forse) in Puglia, in delle enormi cisterne sotterranee, giacimenti petroliferi esausti, che hanno già incassato l’ok della Regione Basilicata. Zamparutti (e gli altri firmatari, tutti Pd), che fino al 14 marzo scorso ha fatto parte dell’VIII commissione parlamentare su ambiente, territorio e lavori pubblici, chiede se la costruzione dei gasdotti in Puglia comporterà una diminuzione della quota di energia prodotta da fonti fossili da assegnare alla Puglia, anche in considerazione del fatto che la Puglia già produce l’87% in più del suo fabbisogno energetico; chiede anche se è possibile recuperare l’ipotesi di passaggio del gasdotto Tap da Brindisi e se la Centrale di Cerano potrà essere prima o poi riconvertita a gas. Insomma, delle interrogazioni potpourri, che alimentano anche un pericoloso abbaglio: chiede la trasformazione di Cerano da ‘fossile’ (intendendo il carbone) a gas, dimenticando che il gas è, come il carbone e il petrolio, un combustibile fossile, sebbene meno inquinante. Insomma la parola d’ordine da far passare è che “gas è bello”.
Un abbaglio tanto più pericoloso quanto più proviene da chi (la Zamparutti) dovrebbe conoscere la differenza tra fossile e rinnovabile, essendo componente, come detto, la Commissione ambiente. E infatti il 28 marzo 2012 arriva la risposta del sottosegretario all’ambiente. Una risposta tranchant (leggete in basso):
– no, il percorso della Tap non si può spostare a Brindisi perché è già stato escluso per motivi tecnici;
– sì, il governo preferisce Igi Poseidon perché più diretto, in quanto non passa dall’Albania;
– no, la costruzione dei gasdotti non diminuisce proporzionalmente la quota di energia da fonti fossili che la Puglia deve produrre, e che già produce in eccesso, in quanto il gas è fossile.
A questo punto la Zamparutti ringrazia e chiede al Governo che, siccome la Igi Poseidon sta procedendo spedita nei procedimenti autorizzativi, si acceleri anche sul fronte Tap. La frase da lei messa a verbale è questa: “Il progetto IGI Poseidon si trova in fase più avanzata perché ha ricevuto un maggiore sostegno dal Governo rispetto al metanodotto TAP. Auspica pertanto che il medesimo sostegno sia assicurato anche a quest’ultimo, in considerazione del fatto che il consorzio ha espresso parere favorevole alla sua realizzazione. Ciò consentirebbe anche al progetto TAP di rappresentare ancora un’opzione possibile”. Ecco svelato l’intento, se ve ne fossero dubbi: la Tap è il gasdotto sponsorizzato dal Pd. D’altra parte è proprio la Tap il gasdotto di cui parlava Roberto De Santis, braccio destro di D’alema, nell’intercettazione con il faccendiere Tarantini. Un affare evidentemente tutt’altro che sfumato.
Atto Camera Interrogazione a risposta in Commissione 5-05272 presentata da ELISABETTA ZAMPARUTTI martedì 6 settembre 2011, seduta n.513 ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. – Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro per i beni e le attività culturali, al Ministro per il turismo. – Per sapere – premesso che: il progetto di costruzione, da parte della società Trans-Adriatic-Pipeline (TAP), di un gasdotto che dall’Albania dovrebbe approdare sulle coste pugliesi, originariamente prevedeva di portare in Italia il gas dal Caucaso, conducendo l’infrastruttura energetica direttamente a Brindisi e direttamente nella zona industriale costiera, attraverso la realizzazione di un tracciato completamente via mare (off-shore); per motivi in gran parte ignoti, la TAP ha inteso proporre una variante atta a realizzare l’attracco a San Foca (Lecce), in località denominata «Punta Cassano», per poi proseguire con un ulteriore scavo (on-shore) di circa ben 20 chilometri sulla terraferma, fino a raggiungere il territorio di San Donato, dove si allaccerebbe alla rete Snam; la TAP, aveva proposto inizialmente l’infelicissima soluzione di approdo a Punta Penne a Nord di Brindisi, area di pregio balneare e l’attraversamento da lì in poi, per un tratto di 16 chilometri, di campi e vigneti prima dell’allacciamento finale il che fece sollevare associazioni e la camera di commercio di Brindisi, che ne evidenziarono, nel marzo 2010, l’incompatibilità con la vocazione agricola e turistica dell’area; a seguito delle proteste del giugno del 2010, la società TAP confermò di esser tornata a sposare definitivamente l’opzione di approdo del gasdotto a Sud di Brindisi, direttamente nell’area industriale delle centrali a carbone, di cui si auspica da decenni proprio la virtuosa loro riconversione al gas fossile per minimizzarne gli impatti in termini di emissioni al camino e di polveri sollevatesi dal carbone nei magazzini e durante la sua mobilitazione. Un’area inoltre industriale predisposta urbanisticamente ad accogliere simili infrastrutture la cui notevole intrinseca pericolosità le rende inidonee in zone balneari e turistico-insediative nonché agricole; qui infatti si trovano grosse centrali elettriche a carbon fossile, in particolare la centrale di Cerano-Federico II di Enel e la centrale Brindisi Nord di EdiPower; entrambe centrali a combustione di carbone fossile, e oggi in Cerano anche CDR (combustibile solido da rifiuti), fonti impareggiabilmente più inquinanti del gas fossile, tanto che popolazioni e ambientalisti, ma anche associazioni mediche come la LILT (Lega italiana per la lotta ai tumori) chiedono da molti anni di riconvertire quelle centrali dal carbone al gas, per migliorare gli standard di qualità dell’aria; anche a giudizio delle associazioni ambientaliste Save Salento, Tramontana e Forum Ambiente e Salute, opportunamente contattate ed informalmente incontrate dalla TAP, quello oggetto dell’ultima variante che prevede l’approdo a San Foca, costituisce un infelicissimo percorso combinato off-shore/on-shore, che, oltre al tratto marino, comporta anche la realizzazione di un enorme disastroso serpentone di gasdotto sulla terraferma, che comporta lo sventramento, danneggiamento e messa in stato di pericolo, di aree di altissima valenza insediativa, turistica, agricola, ambientale e culturale, assolutamente non industrializzate e vergini del basso Salento ed in particolare dei territori di Melendugno, Vernole, Castrì, Lizzanello, Cavallino e San Donato; notevoli preoccupazioni si evidenziano, pertanto, per ciò che concerne il tracciato su terra, che dovrà snodarsi sul territorio della provincia per ben 20 chilometri, un’enormità, superando con una trivellazione orizzontale (circa 800 metri) una falesia, quella di Punta Cassano, già interessata da fenomeni di erosione, e quindi tagliando trasversalmente una buona metà della penisola salentina, con un cantiere che avrà un’ampiezza compresa tra i 23 e i 30 metri e una profondità di 4 metri. Il tutto comporterà inevitabilmente una notevole movimentazione di terra, suolo e vegetazione, con l’interessamento di una fascia di territorio della costa e dell’entroterra massimamente protetta dai vincoli di carattere ambientale e paesaggistico previsti dal Piano urbanistico territoriale tematico (PUTT), nonché caratterizzata da elementi archeologici di cui l’Ecomuseo dei paesaggi di pietra di Acquarica di Lecce è testimonianza; in seguito alla chiusura dei lavori, la fascia di rispetto (servitù) del gasdotto consisterebbe in 4 metri a destra e 4 metri a sinistra della conduttura (per 8 metri complessivi) che si dovrebbe mantenere scevra da qualsiasi opera o presenza arborea (in primo luogo ulivi), al fine di consentire le necessarie operazioni di manutenzione, di controllo e di intervento in caso d’emergenza con l’ulteriore conseguenza di consumo di suolo agricolo, in un’area, caratterizzata da piccoli insediamenti diffusi, con una infrastrutturazione che può comportare la nascita di centrali di deposito gas e soprattutto nuove centrali termoelettriche a gas fossile, e che va dunque conservata alla sua attuale vocazione rurale, turistica e balneare; inoltre il forte sarebbe l’impatto determinato dal passaggio del cantiere nella porzione di territorio interessata dalla presenza di boschi di uliveto secolare «ogliarola» presenti nelle contrade Campana e Filandra, tra Castrì, Pisignano e Vernole, ulivi tutelati da un forte quadro normativo in materia. Si tratta di un’area già interessata da un oneroso progetto di impianto di 11 mega-torri eoliche, per la cui difesa i cittadini e le associazioni del Salento hanno dato vita ad un’intensissima mobilitazione proprio a partire dall’inizio del 2011. L’effetto combinato delle due opere di infrastrutturazione porterebbe ad uno sconvolgimento intollerabile dell’attuale cifra ambientale e paesaggistica dell’area e a preoccupanti ripercussioni sulla praticabilità quotidiana e sulla fruibilità di quei luoghi da parte di cittadini, agricoltori, proprietari, turisti e studiosi; le contrade Campana e Filandra si avvierebbero così a rappresentare il caso esemplare del paradosso energetico vissuto dal Salento: contrade attraversate da un gasdotto per il trasporto di combustibile fossile e contemporaneamente interessate da torri eoliche che dovrebbero scongiurare l’utilizzo di combustibile fossile, senza contare poi il grave impatto e consumo di nuovo suolo agricolo per la realizzazione di tutte le ulteriori necessarie infrastrutture industriali-impiantistiche e di servizio al gasdotto lungo il suo percorso; con la realizzazione dell’ultima variante del gasdotto della TAP, il basso Salento si troverebbe inoltre in una situazione di assurdo concentramento cumulativo di più gasdotti poiché un secondo gasdotto della ditta South Stream infatti è già in progetto di sbarco, sempre a partire dai Balcani, nella rada di Otranto e che dovrebbe comportare un percorso di 1,5 chilometri a terra (on-shore), che è comunque tanto considerata la ovvia pericolosità di questi gasdotti, la frequentazione di Otranto, e l’importanza archeologico-paesaggistica di Otranto -: per quali motivi sia stata proposta la variante dell’originario progetto che prevedeva l’attracco del gasdotto a Brindisi e direttamente nella zona industriale costiera; se e quali azioni si intendono promuovere per evitare, secondo una logica di opportunità tecnica e geologica, di economicità, ed ambientale la realizzazione dell’ultima variante progettuale del gasdotto della TAP inerente il passaggio lungo la terraferma, nel cuore del territorio salentino, del pericoloso e impattante gasdotto; se e quali iniziative si intendano promuovere per la riconversione delle centrali Cerano-Federico II di Enel e Brindisi Nord di EdiPower dal fossile al gas; se siano all’esame soluzioni alternative all’approdo del gasdotto della ditta South-Stream, sempre a partire dai Balcani, nella rada di Otranto. (5-05272).
Interrogazione n. 5-06064 Zamparutti: Progetti di costruzione in provincia di Lecce dei metanodotti TAP e IGI Poseidon. TESTO DELLA RISPOSTA In riferimento ai due progetti di costruzione di condutture (pipeline) destinate a importare gas in Italia dall’estero, si premette che il gasdotto IGI Poseidon è stato autorizzato in data 2 maggio 2011, ai sensi dell’articolo 52-quinquies del decreto del Presidente della Repubblica 8 giugno 2001 n. 327, mentre per quanto concerne il gasdotto Trans Adriatic Pipline (di seguito TAP) in data 31 agosto 2011 è stata presentata al Mise l’istanza di autorizzazione alla costruzione ed esercizio dello stesso. Per il gasdotto TAP lo scorso 15 marzo è stata inoltre avanzata al Ministero dell’Ambiente l’istanza per l’avvio della procedura di VIA, il quale ha riferito che la documentazione tecnico-amministrativa, trasmessa in allegato alla richiesta, è al momento sottoposta a verifica di procedibilità e che l’eventuale esito positivo sarà comunicato agli Enti coinvolti nel procedimento, alla società proponente ed alla Commissione per la verifica dell’impatto ambientale VIA-VAS che ne valuterà gli aspetti tecnici relativi agli impatti sulle componenti ambientali. Ciò premesso, si evidenzia che il gasdotto TAP si presenta come una rotta alternativa per l’approvvigionamento di gas rispetto al progetto IGI Poseidon in quanto, pur essendo entrambi progettati per trasportare il gas in Italia, il progetto IGI prevede il collegamento diretto tra le reti greca e italiana, mentre il progetto TAP prevede anche il transito intermedio in Albania. In ordine alla possibilità di individuare nel brindisino, presso la centrale elettrica di Cerrano, il punto di approdo del gasdotto, si segnala che la società TAP ha comunicato al riguardo che tale ipotesi, è stata valutata ma scartata per motivi tecnici. In merito all’opportunità di riesaminare la compatibilità ambientale del gasdotto IGI Poseidon che ha già da tempo completato tutti gli iter autorizzativi, si fa presente che la Commissione tecnica VIA- VAS ha ampiamente valutato con esito positivo il progetto, in sede d’istruttoria procedimentale, tenendo in considerazione tutte le osservazioni all’epoca pervenute e le diverse opzioni prospettate, nonché tutte le incidenze sul territorio e accogliendo i pareri favorevoli del Ministero dei Beni culturali e della Regione Puglia. Infine, per quanto riguarda la ripartizione su base regionale degli obiettivi di riduzione del 20 per cento delle emissioni climalteranti cd. «burden sharing», si precisa che il decreto sulla ripartizione tra le Regioni e le Provincie autonome della quota minima di incremento dell’energia prodotta con fonti rinnovabili, ai sensi del D.Lgs. 28/2011 è attualmente in fase di pubblicazione in G.U. Il decreto in materia di «burden sharing», oltre ad indicare gli obiettivi per singola Regione, fornisce gli strumenti di intervento in caso di inadempimento delle amministrazioni regionali che non raggiungono tali vincolanti obiettivi. In merito all’ultimo quesito posto dall’On.le Interrogante si fa presente che il gas che potrebbe arrivare nel Salento attraverso uno dei due gasdotti, così come pure quello che già arriva sul territorio non potrà contribuire ad abbassare la quota di fonti fossili, rientrando esso stesso in tale categoria.
5-06064 Zamparutti: Progetti di costruzione in provincia di Lecce dei metanodotti TAP e IGI Poseidon. Il sottosegretario Claudio DE VINCENTI risponde all’interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3). Elisabetta ZAMPARUTTI (PD), nel ringraziare il sottosegretario per la puntuale risposta, sottolinea che il progetto IGI Poseidon si trova in fase più avanzata perché ha ricevuto un maggiore sostegno dal Governo rispetto al metanodotto TAP. Auspica pertanto che il medesimo sostegno sia assicurato anche a quest’ultimo, in considerazione del fatto che il consorzio ha espresso parere favorevole alla sua realizzazione. Ciò consentirebbe anche al progetto TAP di rappresentare ancora un’opzione possibile. Rispetto alle procedure di VIA e di VAS presentate da TAP, chiede se possano in qualche modo condizionare il ripristino dell’approdo a Brindisi perché, se così fosse, si potrebbe addivenire ad una soluzione ottimale per consentire al Paese di mantenere una posizione strategica relativamente all’approvvigionamento del gas.
Tutti gli articoli dell’inchiesta:
Igi Poseidon. Sempre più vicino
I 47 ‘ma’ del Ministero su Igi Poseidon
Comitato No Tap: ‘La partita a scacchi sulla testa dei salentini’
25 marzo 2013 Zamparutti: ‘La mia condotta su Tap è chiara’: Ecco che cosa ci scrive Elisabetta Zamparutti: “Non è la prima volta che “Il tacco d’Italia” confonde le carte in tavola e mina la credibilità delle mie iniziative. Era già avvenuto con l’interrogazione su progetti edilizi che interessano il Comune di Santa Cesarea Terme, lo fa ora con un articolo anacronistico in merito alla mia posizione su TAP. Pubblica infatti il 23 marzo 2013 un articolo su un’interrogazione presentata il 6 settembre 2011 la cui risposta è arrivata il 28 marzo 2012. Nel frattempo di acqua sotto i ponti ne è passata ma al giornale questo non interessa come non interessa la mia partecipazione ad una conferenza stampa il 22 febbraio scorso proprio a San Foca con chi è mobilitato per scongiurare l’approdo del gasdotto TAP a “Punta Cassano”. Perché la mia posizione su TAP è chiara: TAP è un progetto accettabile qualora l’approdo sia a Brindisi dove esistono due possibilità: nei pressi di Cerano, area già interessata da infrastrutture energetiche che occorre riconvertire o nell’area portuale, dove esiste già un’infrastruttura creata per il rigassificatore di British gas, poi dismesso, che consentirebbe direttamente l’attacco del gas alla rete SNAM. Come da questo si possa arrivare ad insinuare che il mio interesse è quello di convogliare il gas nelle cisterne della Basilicata, la Maria Luisa Mastrogiovanni lo deve spiegare. E lo deve spiegare innanzitutto alla parlamentare che con la sua attività di sindacato ispettivo ha non solo criticato il progetto di realizzazione del megastoccaggio di gas nei pozzi esauriti della Basilicata ma ha soprattutto, costantemente e più di chiunque altro parlamentare, messo sotto accusa i vertici PD regionali e nazionali a partire dalle attività estrattive in Basilicata, per arrivare all’inquinamento del Pertusillo o a quello dell’inceneritore Fenice e potrei continuare a lungo tanto per quanto riguarda la Basilicata che altri contesti del nostro Paese”. Nel contesto di un’inchiesta che analizza l’iter di autorizzazione di due gasdotti, la Tap e l’Igi Poseidon, è importante analizzare la posizione di Zamparutti, che, lo ribadiamo, dà un colpo al cerchio e uno alla botte: partecipa alle manifestazioni contro la Tap ma poi, nel Parlamento, dove si agisce per atti formali, nel pieno delle sue funzioni di deputata che rappresenta il popolo italiano, chiede formalmente che l’iter di Tap venga accelerato. Questa sua posizione era sconosciuta, ad oggi, marzo 2013, a tutti i comitati che abbiamo sentito per l’inchiesta, esterrefatti da tanto trasformismo. Così come, prima della nostra inchiesta, non era chiaro quanto l’iter di Igi Poseidon fosse ormai agli sgoccioli, al contrario di Tap, e quanto, fare l’uno o l’altro sia indifferente per l’ambiente e i cittadini, parimenti depredati. Valutino i lettori se quella posizione di Zamparutti meritava di essere resa nota o no e se era una notizia o no. E si rassegni: è un politico e il nostro compito è controllare il suo operato, anche criticandolo. Piuttosto risponda la Zamparutti: perché ha chiesto in Parlamento che si acceleri l’iter di Tap? mlm
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