Ginefra: ‘Dialoghiamo con tutti, senza essere zerbini’

 

Roma. Il neoeletto deputato del Partito democratico commenta la situazione politica nazionale e quella regionale tracciandone i possibili futuri sviluppi

ROMA – “Gli incontri proseguono con tutte le forze politiche, non solo col Movimento 5 stelle ma a partire dal M5S”. Con queste parole l’onorevole del Partito Democratico Dario Ginefra conferma che i prossimi giorni saranno quanto mai decisivi per capire quanto durerà la XVII Legislatura. “Bersani – prosegue Ginefra – insieme a tutto il gruppo dirigente sta tentando fino in fondo di esplorare una strada che tenga conto dell’esito delle elezioni. Si parte da qui ed è questo il lavoro che stiamo facendo in queste ore”. Le “preoccupazioni” del Pd non riguardano però solo la politica nazionale. In questi giorni è anche scoppiato il “caso Puglia” dopo il rimpasto della Giunta regionale, operato dal presidente Vendola, che ha portato alla perdita, per i democratici, di molti posti chiave del governo pugliese. “Noi siamo forza di maggioranza relativa. Siamo alleati leali ma non zerbini – precisa il deputato democratico – ed appare sorprendente che tutte le maggiori cariche della Regione Puglia, dalla vicepresidenza alla presidenza del Consiglio regionale, siano appannaggio di una forza politica che non è di maggioranza, trascurando così anche la possibilità che il Pd possa svolgere una azione propulsiva sostanziosa nel governo regionale, soprattutto su tematiche messe da parte in questi anni. Con Vendola c’è la volontà condivisa di portare a termine il programma di governo. Se lui però rimane alla guida della Regione noi vogliamo essere al suo fianco e non un passo indietro”. Onorevole, la situazione politica è molto incerta. Lo scenario più probabile sembra essere quello di un governo guidato da una personalità esterna ai partiti, che faccia tre-quattro provvedimenti di una certa urgenza (legge elettorale, riduzione dei costi della politica, misure contro la crisi) per poi ritornare alle urne. Dall’altra parte Matteo Renzi si dice pronto a ricandidarsi in caso di nuove imminenti elezioni. Come si esce da questo stallo? “Bersani insieme a tutto il gruppo dirigente sta tentando fino in fondo di esplorare una strada che tenga conto dell’esito delle elezioni, da dove è uscita una maggioranza assoluta di parlamentari al centrosinistra alla Camera e una maggioranza relativa al Senato. Si parte da qui ed è questo il lavoro che stiamo facendo in queste ore per capire se da parte delle altre forze politiche ci sia la disponibilità a sostenere il programma riassunto nei famosi otto punti. Dopodiché per colpa di una legge elettorale, che tutti sapevamo essere fortemente condizionante e che il centrodestra non ha voluto riformare al termine della scorsa legislatura, vi è questa situazione di incertezza al Senato, al punto che gli scenari sono quelli che lei ha rappresentato. Dopodiché è chiaro che per il Partito democratico c’è l’orgoglio e anche la responsabilità di rappresentare la maggioranza degli elettori che hanno scelto il Pd come partito guida della XVII legislatura. Poi secondo le prerogative costituzionali sarà il Capo dello Stato ad individuare percorsi, personalità e modalità per l’avvio di questa legislatura”. Come proseguono concretamente gli incontri col Movimento 5 Stelle? “Gli incontri proseguono con tutte le forze politiche, non solo col Movimento 5 stelle ma a partire dal M5S, con il quale abbiamo individuato alcuni punti di convergenza, soprattutto nell’idea di riforma dell’istituzione parlamentare. Stiamo cercando di capire se esiste davvero una volontà di riforma del Paese oppure se certe affermazioni siano state fatte prevalentemente per attirare l’elezione dell’elettore insoddisfatto dalla politica di questi ultimi anni. Noi non rinunceremo mai all’idea di dover perseguire solo ed esclusivamente gli interessi del Paese. Partendo da questo dialoghiamo con tutte le forze che hanno questa impostazione”. Lei ha fatto riferimento ad incontri con tutte le forze politiche. Quindi anche col Pdl? “Con il Pdl c’è stato, attraverso l’incontro dei nostri quattro ambasciatori, un contatto formale per verificare quale sia l’atteggiamento che loro intendono assumere. È anche vero che in questi giorni il Pdl ha messo in campo una serie di iniziative, a partire dalla manifestazione al Tribunale di Milano, che non incoraggiano la prosecuzione di un confronto come quello che responsabilmente nella scorsa legislatura, anche da prima forza d’opposizione, avevamo sostenuto nell’interesse del Paese e su richiesta del presidente Napolitano. Noi non abbiamo difficoltà a dimostrare di saper uscire da un settarismo di parte, l’abbiamo già fatto in una fase in cui non eravamo maggioranza come adesso ma opposizione. Certo non accettiamo che l’avvio della legislatura possa avvenire nella non condivisione di un programma che veda tra i suoi punti la soluzione del conflitto d’interessi. Argomento su cui pero facciamo fatica ad immaginare vi possa essere una interlocuzione con chi da sempre ha condizionato il dibattito parlamentare su questa tematica”. Veniamo ai fatti regionali di questi giorni. Voi avete espresso totale disaccordo sul rimpasto della Giunta operato dal presidente Vendola, il quale ha minacciato di dimettersi nel caso la situazione non si sbloccasse. Quale elemento ha contribuito maggiormente a scatenare la vostra dura reazione tra i seguenti: perdita di incarichi importanti all’interno della giunta, l’ingresso di alcuni esponenti montiani e il massiccio ricorso agli incarichi esterni? “Nulla di tutto ciò e forse tutto ciò. Noi abbiamo sviluppato una Direzione regionale, alcuni giorni fa, molto serena che ha avuto al centro il rilancio dell’iniziativa politica della Regione Puglia, che oggettivamente in questo secondo mandato ha viaggiato col freno a mano tirato soprattutto perché la legislatura è iniziata già coi molti dubbi relativi al futuro del governatore Vendola. Questo è stato il motivo principale che a nostro avviso ha rallentato l’azione del governo regionale, tenendo anche conto della responsabilità che hanno avuto alcuni nostri assessori, i quali hanno preferito privilegiare un rapporto diretto con il governatore piuttosto che le indicazioni che provenivano dal partito. Noi siamo forza di maggioranza relativa, siamo alleati leali ma non zerbini. Chi intende proseguire nell’interesse dei pugliesi, come da noi ribadito in direzione regionale, questa esperienza di governo non può prescindere da quello che è stato il dibattito all’interno della prima forza di governo della Regione Puglia. Anche perché riteniamo che ci siano state troppe iniziative solitarie nella indicazione di persone e percorsi che hanno condizionato l’efficacia dell’azione di governo regionale. Noi non ne facciamo una questione nominalistica e di poltrone. Certo appare sorprendente che tutte le maggiori cariche della Regione Puglia, dalla vicepresidenza alla presidenza del Consiglio regionale, siano appannaggio di una forza politica che non è di maggioranza. Ciò è sintomo di come venga trascurata anche la possibilità che il Pd possa svolgere una azione propulsiva sostanziosa nel governo regionale, soprattutto su tematiche trascurate durante questi anni. Noi avevamo chiesto un azzeramento della Giunta per poi avviare una riflessione rapida, organica e da alleati ma invece l’atteggiamento tenuto è quello di un vero e proprio diktat al quale di conseguenza sono scaturite delle reazioni quando Vendola ha minacciato le dimissioni”. Elezioni regionali quindi molto vicine? “Nel momento in cui Vendola aveva deciso di candidarsi alle elezioni politiche per la sua forza politica c’era già il segnale che volesse lasciare il Governo della regione”. La decisione di Vendola di rimanere alla guida della Regione vi ha spiazzato? “Con Vendola c’è la volontà condivisa di portare a termine il programma di governo. Se lui però rimane alla guida della Regione noi vogliamo essere al suo fianco e non un passo indietro”.

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