Il segretario del Pd leccese analizza i risultati delle Politiche a livello nazionale e provinciale e garantisce: “Non c’è spazio per un’alleanza con Berlusconi”
“Siamo arrivati primi ma non abbiamo vinto”. Con queste parole Pierluigi Bersani (Pd) ha commentato il deludente risultato elettorale. Il segretario democratico ha condotto una campagna elettorale tutta in difesa, schiacciato dal peso mediatico di Berlusconi e Grillo ma anche dallo scandalo del Monte Paschi di Siena. Ora le ipotesi sull’imminente futuro politico del nostro Paese si accavallano. Berlusconi che tende la mano a Bersani. Bersani che “apre” a Grillo. Monti che al Senato, alla luce dei seggi assegnatigli, è completamente ininfluente, non potendo “aiutare” il segretario democratico a raggiungere la fatidica soglia di 158 senatori che significherebbero maggioranza. Intanto le borse crollano e lo spread fa nuovamente paura. Abbiamo ascoltato su questi temi il neo deputato e segretario del Pd leccese Salvatore Capone che in merito ai possibili immediati scenari politici afferma: “Bersani è stato molto chiaro. Non si utilizzano più tatticismi, si va in Parlamento e si discute in modo aperto di fronte al Paese. Noi abbiamo dei punti programmatici e strategici prioritari: la legge sui partiti, il provvedimento anticorruzione, la giustizia, la trasparenza e i costi della politica, il lavoro. Ci sono insomma temi che non possono essere affrontati in una stanza chiusa ma nella sede istituzionale per eccellenza: il Parlamento. Spero che con il Movimento Cinque Stelle si possa ragionare su queste basi. Non penso invece ci sia spazio per un’intesa con il Pdl”. Quanto hanno influito sulla mancata vittoria del Partito Democratico il ritorno attivo di Silvio Berlusconi nel panorama politico, l’appoggio incondizionato al governo Monti e lo scandalo del Monte Paschi di Siena? “Noi un anno e mezzo fa potevamo andare ad elezioni subito sicuri di vincere ma non l’abbiamo fatto per senso di responsabilità nei confronti del Paese. La cosa più importante da fare era quella di mettere a posto i conti e noi siamo stati in questo senso l’unica forza responsabile, a differenza del Pdl che ha creato non solo molti problemi ma ha deciso, togliendo l’appoggio al governo, le elezioni anticipate. Questo non significa assolutamente che il Partito Democratico abbia appoggiato senza se e senza ma tutto quello che proponeva il governo dei tecnici. Basta per esempio andare a vedere la nostra battaglia in Parlamento sulla Riforma Fornero che solo grazie al nostro senso di responsabilità è stata approvata, nonostante avessimo voluto apportare sostanziali modifiche. Una grande forza politica si deve comportare responsabilmente di fronte alle impellenti esigenze del Paese. Per quanto riguarda Berlusconi dobbiamo fare un ragionamento. Non è che in un grande Paese come l’Italia non possa e non debba esistere la destra, al di là che ci sia Berlusconi o qualcun altro. Credo che di questo loro risultato non ci si debba meravigliare. Fa però sicuramente specie il fatto che dopo gli ultimi otto anni di centrodestra Berlusconi riesca ancora a prendere tanto consenso. Questo, secondo me, deve essere motivo di discussione anche e soprattutto tra le fila dell’elettorato. Sul Monte dei Paschi di Siena bisogna chiarire un punto: non è una banca del Partito Democratico. Il sindaco di Siena è andato a casa perché voleva chiedere trasparenza e chiarezza anche sul Monte dei Paschi. Se vogliamo parlare della presenza della politica in questi ambienti sappiamo benissimo del ruolo che il Pdl ed il centrodestra, con alcune personalità come Denis Verdini, hanno avuto in alcune banche. Non credo che il caso Monte Paschi di Siena abbia influito sul risultato elettorale”. Sull’appoggio al governo Monti non crede ci sia stato un problema di comunicazione, nel senso che il Popolo della Libertà ha fatto capire meglio di voi che il loro appoggio rappresentava un “rospo da ingoiare”, per la difficile situazione in cui versava il Paese? “È possibile anche che sia accaduto questo, oltre a non aver fatto comprendere il ruolo che il Partito Democratico ha avuto in questo anno di governo tecnico. Ma noi abbiamo anche fatto percepire con chiarezza l’azione di Bersani, la riuscita delle Primarie, grande momento di partecipazione. È chiaro che non dobbiamo dimenticare questo forte disagio, richiesta d’aiuto che il cittadino ha fatto prima ed anche in campagna elettorale. E non dobbiamo dimenticare la disaffezione verso la politica. Elementi che hanno colpito molto la pancia delle persone e non la testa. Quindi diciamo che Bersani, che si presentava come persona di buonsenso, saggia e tranquilla, forse in questo momento non è riuscito a colpire fino in fondo anche quegli elettori che sono andati verso altri partiti come il Movimento Cinque Stelle. Speriamo che da questa fase, con una intesa di responsabilità costruita in Parlamento, inizi una storia nuova, un processo di discussione nel Pd ma anche in tutto il Paese”. Proprio su questi nuovi scenari l’intesa con il Movimento 5 Stelle è tutta in salita, visto che Grillo non appare propenso a dare inizialmente la fiducia ad un eventuale governo Bersani. Al momento quindi l’unica strada percorribile resta l’accordo col Pdl? “Bersani è stato molto chiaro. Non si utilizzano più tatticismi, si va in Parlamento e si discute in modo aperto di fronte al Paese. Noi abbiamo dei punti programmatici e strategici prioritari: la legge sui partiti, il provvedimento anticorruzione, la giustizia, la trasparenza e i costi della politica, il lavoro. Ci sono insomma temi che non possono essere affrontati in una stanza chiusa ma nella sede istituzionale per eccellenza: il Parlamento. Spero che con il Movimento Cinque Stelle si possa ragionare su queste basi. Non penso invece ci sia spazio per un’intesa con il Pdl”. Anche perché sarebbe difficile fare con Berlusconi una vera legge anticorruzione…. “Non solo. Anche il conflitto d’interessi, una legge elettorale, quindi sarebbe una situazione di totale ingovernabilità. E questo Paese non è in grado di sopportare una situazione del genere. O si fa un governo politico che possa dare respiro ed ossigeno all’Italia oppure questo Paese rischia di fare la fine della Grecia”. In questi giorni circolano delle voci, riprese da alcuni quotidiani nazionali di un accordo Berlusconi – Bersani con il Cavaliere al Colle o alla presidenza del Senato e il segretario del Pd che verrebbe “aiutato” a governare. Lei come commenta queste eventualità che rischiano di affossare ulteriormente la vostra credibilità? “Io non m’innamoro mai delle voci. In questa fase può succedere di tutto e di più anche perché il Paese rischia di non essere preparato a condividere una fase così complessa e difficile se non si ha nella testa la politica ed il futuro del Paese. Se ragioniamo con la testa forse abbiamo qualche speranza in più”. Un’ultima domanda sullo stato di salute del Partito democratico leccese. L’anno scorso la batosta alle Amministrative a Lecce, adesso un risultato non all’altezza delle aspettative. Senza dimenticare anche le non esaltanti Amministrative del 2011. Che cosa non ha funzionato nel Pd leccese in questi due anni? “Ma nel Partito Democratico leccese si è fatto tanto. Si è costruito, si è fatto un grande lavoro, sicuramente bisogna fare molto di più. Non scappiamo di fronte alle responsabilità. Dico soltanto che rispetto al dato nazionale e regionale in modo particolare il Pd leccese, in questa tornata elettorale è al di sopra della media. Questo significa che stiamo risalendo la china e stiamo cercando sempre più di farlo, anche attraverso l’organizzazione di una campagna elettorale profonda e caratterizzata da centinaia di iniziative. Siamo stati l’unico partito che si è affacciato nei mercati, nelle piazze, nelle strade, incontrando migliaia di persone e ascoltando i loro disagi e le loro sofferenze. C’è da recuperare la sintonia con i territori e noi continueremo a farlo”.
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