Il Tacco citato per danni. E intanto Pagliaro corre ai ripari

SPECIALE PAGLIARO Story// Terza puntata dell'inchiesta, che ha spinto Paolo Pagliaro, editore e candidato alle Politiche, a portare la direttora Marilù Mastrogiovanni in Tribunale per diffamazione. Il giudice ha stabilito che “il fatto non susssiste”

Il Tacco d'Italia n.23

Marco Travaglio: “Pagliaro chiede al Tacco 260mila euro in sede civile? Intimidazione. Può nascere persino il sospetto che non voglia l’accertamento della verità da parte di un magistrato”Io credo che il caso Pagliaro dimostri come “piccoli Berlusconi crescono”: sia per la disinvoltura con cui si fanno le cose, sia per la intimidazione che si rivolge ai giornalisti che quelle cose scoprono. Se si vuole avere ragione ritenendosi vittime di un torto, si va in Tribunale, si fa una denuncia alla Procura della Repubblica, si fa querela con ampia facoltà di prova, si innesca l’indagine di un magistrato e della polizia giudiziaria. E naturalmente bisogna essere sicuri di avere ragione perché Mani Pulite cominciò proprio da una denuncia di Mario Chiesa contro un giornalista, per diffamazione. Dopodiché il giornalista fu assolto mentre il magistrato, che era Di Pietro, cominciò a mettere le mani sul Pio Albergo Trivulzio. E’ la dimostrazione di quello che succede se si ha torto e ci si rivolge ad un magistrato per avere ragione. Se si fanno cause civili, chiedendo i danni e quindi sottraendosi alle indagini dei magistrati e della polizia giudiziaria, non si punta ad ottenere la verità, si punta ad ottenere dei soldi e quindi, per un giornale, una richiesta di danni di questa entità, rappresenta di per se stessa una pesante intimidazione che pochi sono in grado di sopportare. Io sono abituato al fatto che quando uno ha ragione, o pensa di avere ragione, va sul Penale e non sul Civile. Non ho mai fatto cause a nessuno: se la facessi pensando di avere ragione, farei il Penale e non il Civile. Se uno fa il Civile può nascere persino il sospetto che non voglia l’accertamento della verità da parte di un magistrato”. (Testimonianza raccolta da Francesco Ria) // Il Tacco citato per danni. E intanto Pagliaro corre ai ripari Dove eravamo rimasti? Nell’edizione di dicembre 2005 abbiamo pubblicato la prima puntata di un’inchiesta sul più importante editore salentino, Paolo Pagliaro. Nel frattempo, per conto di Pagliaro abbiamo ricevuto dallo studio dell’avvocato Fabio Valenti, due diffide e una citazione per danni di fronte al Tribunale civile (Sezione di Casarano) per 260mila euro. La risposta tecnico-giuridica la stanno preparando lo Studio Fusco di Brindisi e l’avvocato Stefania Negro di Casarano, e sarà adeguata. Sui dettagli contenuti nella richiesta di denaro giunta in redazione vi renderemo edotti nel prossimo numero, così come faremo, in futuro, con gli sviluppi della vicenda. Qui e ora ci preme sottolineare un paio di fatti. Alle due diffide a non pubblicare ulteriori approfondimenti sulle attività di uno dei personaggi pubblici più in vista del Salento “per non pregiudicarne ulteriormente la reputazione (…) – leggiamo – già gravemente lesa dal contenuto” della prima puntata della nostra inchiesta, abbiamo ritenuto superfluo rispondere. Avremmo dovuto ricordare la libertà di stampa e d’opinione sancita dalla costituzione italiana, il diritto di cronaca ed altre cosette del genere che un imprenditore come Pagliaro dovrebbe aver ben presente, visto che il rapporto tra sé, come editore, e i giornalisti, si dovrebbe fondare proprio sul rispetto di questi assunti fondamentali. Ma tant’è. Dopo le due diffide a distanza di pochi giorni, e dopo l’uscita del Tacco d’Italia di gennaio, arriva la citazione, ma in sede civile, ché se avesse adito alla Procura, l’editore avrebbe dato l’opportunità al pubblico ministero di fare autonomamente indagini che, come sanno tutti, possono portare ben oltre le intenzioni dell’attore. Ovvero: se chi è oggetto di un’inchiesta giornalistica si ritiene “gravemente leso” nella sua onorabilità per la pubblicazione di notizie “false” e “diffamanti”, ricorre penalmente per dare al giudice la possibilità di appurare che tali notizie siano effettivamente inventate e sostanzialmente inesatte. Una volta ottenuta la condanna chiede il risarcimento civile. Non è andata così nei nostri confronti, ove si è ritenuto di agire solo in sede civile. Non anticiperemo, ripeto, a della prossima puntata, ma ho l’obbligo professionale di fornire le “ultime notizie”, partendo da alcuni passaggi della nostra inchiesta che saranno adeguatamente approfonditi. 1. Era talmente falso che la testata giornalistica televisiva RTS era “virtuale” che risulta che l’editore è corso al Tribunale a registrarla. 2. Era talmente falso che i locali dove lavoravano i giornalisti di questa tv non rispondevano agli standard sulla sicurezza nei posti di lavoro, che RTS ha ritenuto opportuno traslocare. 3. Era talmente falso quanto riferito circa l’irregolare inquadramento dei giornalisti operanti nella Cooperativa C.C.C. che è in atto un “inquadramento a ritmi forzati” di giornalisti e operatori di TeleRama secondo il contratto nazionale “Aeranti-Corallo”. Siamo orgogliosi di aver costretto Pagliaro a dare dignità professionale a questi giovani colleghi. Era talmente falso tutto questo (e altro ancora: di Cuore Amico non si parla neppure nelle carte bollate…) che Pagliaro ci ha chiesto mezzo miliardo “del vecchio conio” perché si sente “gravemente leso”. D’altra parte nessuno dei punti della citazione, secondo qualcuno una specie di “grande lamentazione con richiesta di soldi”, viene sostanzialmente eccepito. Quindi “era tutto vero”, come ha sottolineato Maffei nel suo scorso editoriale. Per il Tacco d’Italia è una “bella vittoria”, come si è complimentato con noi il presidente dell’Ordine dei giornalisti di Lombardia, il professor Franco Abruzzo, uno dei più autorevoli esperti europei di diritto dell’Informazione, docente in due università italiane. Il Tacco è piccolo, ma punge. In meno di due anni di vita abbiamo denunciato altre gravi situazioni che si consumano all’ombra di silenzi distratti o complici, e, sia pure tra tante difficoltà per i pochi mezzi a disposizione, non speravamo di poter dare un contributo così tangibile alla crescita della coscienza civile del Salento, piccolo o grande che sia, almeno di quella parte che non si arrende all’ingiustizia sistematica. Ma su un punto voglio ribadire a chiarissime lettere la mia opinione. Quello messo in atto contro di noi è il gravissimo tentativo di impedire l’esercizio legittimo del diritto-dovere a fare informazione da parte di questa persona (peraltro un editore!): la citazione per danni tende oggettivamente ad intimidire la libertà di stampa. Specie se è esercitata nei confronti di una piccola testata. Sono sicura che chi è per la legalità e per un’informazione non soggetta a bavagli, manipolazioni, mercanteggiamenti, sta dalla parte di questo piccolo Davide che non teme Golia. Anche, in cuor loro, i colleghi delle altre testate locali che in privato si sono espressi in un certo modo, pubblicamente invece… Di seguito le altre parti dell'inchiesta, sfogliabili on line: Il Tacco d'Italia n.21

Il Tacco d'Italia n.22

Il Tacco d'Italia n.27

Nei prossimi giorni ripubblicheremo le altre parti Articoli correlati: L'impero virtuale “Rts è clandestina”

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