Bari. La Philips secondo la Procura pagò tangenti per vincere l’appalto per due Tac e una risonanza all’Oncologico. A Lecce il Tar vuole vederci chiaro
Tangenti perché la Philips si aggiudicasse l’appalto da 4 milioni per l’acquisto da parte dell’Oncologico di Bari di due Tac e una risonanza magnetica. Lo sostiene la Procura (procuratore aggiunto Luigi Giorgio Bruno e Desiree Di Geronimo) secondo cui due dirigenti della Asl di Bari, Antonio Colella e Sebastiano Carbonara avrebbero turbato l’asta corrotti dal rappresentante della Philips, Carlo Prestia, per i quali i magistrati hanno chiesto il rinvio a giudizio. Un sistema di tangenti e manomissione dei verbali di gara per far fuori i concorrenti, che offrivano tecnologie più avanzate e a minor costo. E a Lecce? Che cosa succede a Lecce nel bando di gara per l’acquisto della Pet pubblica? Lecce è l’unica provincia della regione Puglia ad esserne sprovvista. Il Tacco ha cercato di capirne qualcosa di più, ascoltando uno dei più importanti luminari di medicina nucleare d’Italia, il prof. Giuseppe Rubini, del Policlinico di Bari Abbiamo evidenziato le anomalie contenute nel bando. Abbiamo pubblicato la successiva reazione dei medici pugliesi e la loro levata di scudi verso il collega presidente di Commissione giudicatrice del bando, e abbiamo denunciato la non ottemperanza della Asl agli obblighi di legge (Codice dei contratti) nella nomina della Commissione. Poi l’ordinanza del Tar, che vuole vederci chiaro e nomina tre esperti per giudicare l’operato dei tre esperti nominati dalla Asl, componenti la Commissione. Infine abbiamo denunciato l’inspiegabile aumento di burocrazie a carico dei malati, che devono fare su e giù da Cavallino a Lecce per farsi mettere dei timbri prima di fare la Pet in convenzione. A Bari la Procura chiede il rinvio per tangenti che sarebbero state pagate dalla Philips, la stessa ditta che a Lecce è stata giudicata, dalla Commissione, di qualità superiore rispetto alla concorrente Ge. A Bari si pagano tangenti e la puzza arriva fin qui.
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