Il rigassificatore non si farà. British Lng rinuncia

Brindisi. “Troppe attese” e la multinazionale chiede il recesso della concessione demaniale dell'area

BRINDISI – Nessun rigassificatore in zona capo Bianco a Brindisi. Almeno per ora. La British Lng ha rinunciato al progetto di un impianto da 800 milioni per trasformare in gas il combustibile liquido proveniente dall'est. Come aveva annunciato circa un anno fa l'amministratore delegato Luca Manzella, la costola della multinazionale britannica British Gas ieri ha inoltrato all’Autorità portuale la richiesta di recesso unilaterale della concessione demaniale dell’area sulla quale sarebbe dovuto sorgere l’impianto. Il motivo sarebbero le lungaggini burocratiche e le attese – undici anni – per ottenere i permessi necessari alla realizzazione della centrale. In realtà, la lunga attesa lamentata dai vertici di British Lng non è stata solo una questione di lassismo degli uffici pugliesi, ma trova spiegazione in processi penali e amministrativi, denunce ed esposti in Procura che si sono succeduti nel tempo, con tanto di arresti eccellenti, come quello del sindaco Giovanni Antonino, accusato di essere stato corrotto dalla società attraverso finte consulenze per ottenere la concessione di una porzione del porto, con la connivenza dell'Autorità portuale (reati prescritti). Parte dell'area è stata sequestrata e l’Europa ha sanzionato l'Italia per aver ignorato la “direttiva Seveso”, che impone di ascoltare le comunità locali coinvolte in grandi progetti, e per la mancanza della Via. 22 giugno 2013 Rigassificatore, ok tecnico. Vendola: ‘Faremo ricorso al Tar’ BRINDISI – La Brindisi Lng ha l’ok per procedere nell’iter per la realizzazione del rigassificatore di Brindisi. Il Comitato tecnico regionale ieri ha infatti concesso il a osta di fattibilità al progetto. Si tratta di uno step propedeutico alla conferenza di servizi presso il Ministero dello Sviluppo economico. Otto i voti favorevoli e sei i contrari in seno al Ctr costituito da vigili del fuoco, Arpa, Inail, Regione Puglia, Provincia e Comune di Brindisi, Ordine degli ingegneri, Autorità portuale e Ministero del Lavoro. I “no” sono stati dagli Enti locali e dell’Arpa. Lo scorso 4 aprile la riunione si era conclusa con indirizzo opposto, facendo registrare cinque sì, cinque no e due astensioni che avevano determinato il respingimento della richiesta di autorizzazione. Ma la Brindisi Lng ha poi presentato una contestazione formale rispetto all’esito dell’incontro ottenendo la riapertura del procedimento. “La Regione Puglia continuerà a battersi con tutte le sue forze contro il progetto del rigassificatore di Brindisi – ha annunciato il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola -. L’approvazione dello studio di fattibilità è stato un atto violento perché il Comitato aveva già qualche mese fa bocciato lo stesso studio di fattibilità. Oggi (ieri, ndr) invece, grazie al sì del rappresentante del ministero del Lavoro e comunque con una risicatissima maggioranza, il Comitato ha letteralmente capovolto il suo giudizio. E’ un voto che noi consideriamo privo di legittimità, contestandone la procedura. Annunciamo quindi un ricorso al Tar, ribadendo ancora una volta l’assoluta contrarietà della Regione Puglia ad un progetto molto poco attento al sistema delle regole e dei diritti ambientali”. “La votazione all'interno del Comitato Tecnico Regionale dei Vigili del Fuoco, in seno al Ministero degli Interni, lascia l'amaro in bocca rispetto a criticità in termini di sicurezza dell'opera che non sono assolutamente superate – ha dichiarato l'assessore alla Qualità dell'Ambiente Lorenzo Nicastro -. Il Governo regionale, per il tramite delle strutture tecniche, aveva espresso perplessità sulla localizzazione voluta dall'azienda e su una serie di elementi collegati al progetto tutt'altro che chiariti. La posizione dell'impianto, i rischi connessi agli sversamenti di gas liquido, dubbi sulla gestione e il trattamento dei reflui oltre che una serie di perplessità sui sistemi di connessione dell'impianto di Brindisi alle reti nazionali in un'area a forte rischio idraulico avevano prudentemente indirizzato il Comitato ad una negazione del a osta nella seduta dello scorso aprile. Senza che quei dubbi siano stati in qualche modo dissipati e senza che sia intervenuto alcun elemento nuovo nella discussione, l'apporto di nuovi membri nella discussione ha capovolto la votazione di aprile concedendo l'autorizzazione all'opera. Conserviamo tutte le nostre perplessità sull'opera. Abbiamo il dovere istituzionale – ha concluso – di valutare con puntualità l'impatto, in termini ambientali e di rischio industriale, che l'impianto e la gestione di 6 milioni di tonnellate di metano liquido all'anno, avrebbero sull'area. I nostri rilievi tecnici non sono superati e, laddove fosse necessario, saranno il presupposto per impugnare nelle sedi competenti”. Articoli correlati: Rigassificatore. La British gas minaccia l'addio Stop all'impianto dannoso all'ambiente

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