Pet: ‘il presidente di commissione è incompetente’

 

Bari. Giuseppe Rubini, direttore del Centro di medicina nucleare del Policlinico di Bari lancia strali sulla commissione nominata dall’ASL di Lecce per la Pet-TC

Giuseppe Rubini, professore universitario di fama internazionale, dirige il Centro di medicina nucleare e la Scuola di Specializzazione di medicina nucleare del Policlinico di Bari. Si tratta di una realtà d’eccellenza, pubblica, tra le più antiche e attive in Italia. Ogni anno con la pet mobile trattano circa 3000 pazienti. In tutto da quando è nato il Centro, cioè dal 2006, la casistica è di 20mila persone. Il Tacco d’Italia ha intervistato il prof. Rubini per cercare di capire qualcosa in più sulla singolare vicenda del bando di gara della Pet-Tac a Lecce, l’ultima Asl pugliese a dotarsi di una pet pubblica, nonostante le liste d’attesa, nonostante i crescenti casi di tumore, nonostante i viaggi della speranza in aumento rappresentino comunque un costo ingente a carico delle casse regionali. La procedura per l’assegnazione della pet pubblica è ora in fase di stallo, perché in attesa della sentenza del Tar che si esprimerà domani sul ricorso presentato da General Electric, esclusa dalla gara perché la sua macchina avrebbe caratteristiche qualitative molto basse. Questo è quanto deciso dalla commissione, presieduta dal dott. Angelo Mita, candidato al posto di primario di medicina nucleare al Fazzi, e da due consulenti esterni, il dott. Teresio Varetto (direttore dell’unità operativa di medicina nucleare dell’Istituto Tumori e ricerca sul cancro Candiolo di Torino) ed il dott. Carlo Cavedon (direttore di fisica nucleare nell’ospedale di Verona). Caso vuole che entrambi i consulenti lavorino nei loro ospedali su macchine pet di marca Philips, l’unica rimasta in gara a Lecce. Ma questo, come detto, è solo un caso. “Positivo che il servizio pubblico si attrezzi sebbene con ritardo pesantissimo – ha detto il prof. Rubini – . La situazione della medicina nucleare a Lecce è stata disastrosa per decenni perché c’era un collega che ora è andato in pensione, radiologo, più che medico nucleare. E poi in ospedale, forse anche sotto la pressione dei privati, meno si faceva per la medicina nucleare meglio era. Se si va a risolvere questa situazione è un bene. Però la Asl non dispone di un medico nucleare particolarmente qualificato perché a Lecce non c’è grande esperienze in materia: non si fanno tipologie complesse di esami di medicina nucleare, se ne fanno pochi. La situazione è francamente disastrosa”. Perché la situazione è così drammatica a suo parere? “La pet è una tecnologia complessa che richiede persone competenti. La Asl ha scelto di far presiedere la commissione di gara per la pet pubblica dal dott. Angelo Mita, un medico, per di più candidato primario, ma non primario, senza alcuna competenza di pet, né sufficiente, né di qualità né di eccellenza. E questo è un dato oggettivo”. Come è possibile? “Noi siamo partiti nel 2006 e siamo il primo Centro pugliese ad esser partito con la Pet. Abbiamo una casistica di 20mila pazienti. Con apparecchiatura mobile, circa 3000 pazienti l’anno (quindi le prestazioni sono di gran lunga superiori): è una casistica superiore a quelle di chi ha le pet in una stanza di ospedale. La pet mobile è nata sull’onda di una fortissima domanda che veicolava moltissimi pazienti a Napoli, Bologna, in generale fuori regione. Era la soluzione più semplice però purtroppo quella che doveva essere una situazione transitoria è diventata definitiva. Anche se abbiamo la prospettiva di un nuovo reparto con due anni e mezzo di ritardo sui lavori”. Torniamo a Lecce. “La commissione è sempre costituita da più persone: di solito un fisico e dei medici nucleari. Ovviamente dovrebbero essere competenti delle attrezzature che vanno a scegliere. Sennò decidono su cose che non conoscono. Ed è quello che è successo a Lecce. Per di più si è fatto un grossissimo errore a Lecce, che io ho cercato di far emergere: è stata fatta la gara per un’attrezzatura complessa e costosa prima di nominare il primario che dovrà poi usarla. Così se il primario dovesse ritenere la pet non adeguata, se la dovrà tenere. Invece sarebbe stato opportuno nominarlo prima per responsabilizzarlo sulla scelta. Il primario non c’è e il medico che c’è, candidato a primario, è incompetente sulla pet. Non ha esperienza sulla pet. Questo è successo perché le procedure concorsuali hanno seguito i loro tempi, differenti, in maniera voluta o non voluta, da quelli della gara. Lei m’insegna che ci può essere un maggiore interesse economico sugli acquisti piuttosto che sulle nomine. Oppure è un meccanismo che ognuno controlla l’altro. Non le dico cose che non è facile intuire”. Perché fare prima il bando e poi la nomina del primario? “Non lo so. Ma la cosa che sorprende è che noi, pur essendo Centro di formazione (siamo sede di Scuola di specializzazione da me diretta del tutto autonoma rispetto alle altre università, nel senso che non abbiamo avuto bisogno di consorziarci. E’ una delle più vecchie d’Italia: verso la fine degli anni Settanta fu fondata da Angelo D’addabbola (è nata addirittura prima del Gemelli e di Napoli). Nonostante questo Lecce, quando ha deciso di bandire la gara, non ha avuto alcuna attenzione verso il Policlinico, magari per farsi consigliare su un percorso difficile come questo. Su questo mi sono lamentato con la Asl e con l’assessore regionale e reputo inspiegabile questa scelta. Ci sono medici nucleari eccellenti che si sono formati qui, come Lauriero, che da primario ha rivoluzionato la medicina nucleare a Taranto, dove è in atto una tragedia. Il resto della commissione di Lecce è composta da un medico nucleare di Torino un fisico del Veneto. Non si capisce perché. E’ francamente umiliante per una struttura come il Policlinico sapere di essere secondi a Torino o a Verona, perché a livello scientifico non lo siamo. Avevamo anche fatto un incontro di presentazione su quello che facciamo come Centro. Ho anche lasciato intravedere una possibilità di ‘consulenza istituzionale’ non ad personam. Cioè: la Asl parla con il Policlinico e questo mette a disposizione il suo personale, nell’ambito di una collaborazione tra enti pubblici. Ma non siamo stati coinvolti. Sarebbe stato anche più economico affidarsi al personale ‘interno’ al servizio sanitario regionale, piuttosto che pagare trasferte e parcelle”. Quindi voi all’interno della Asl dovete essere ‘a disposizione’ per questo tipo di bandi. “Si, ma non ci hanno voluto”. Qual è la marca della Pet che usate qui? “Noi usiamo General Electrics, a Foggia anche, a San Giovanni rotondo anche”. Quindi siete imbecilli, voi che state facendo le pet con una marca bocciata dalla Asl di Lecce, che ha attribuito un punteggio bassissimo in quanto a qualità? “Beh si (ride)! Ma è impensabile affermare che non si possa fare una Pet con un’apparecchiatura Siemens, Philips o General electrics perché la qualità è bassa. Le differenze sono nei modelli, negli accessori (in più o in meno), ma il cuore dell’apparecchiatura è quello. Non è possibile che non raggiunga il livello minimo di qualità. Sto parlando di tutte e tre le marche, ovviamente. Io ho partecipato a diverse commissioni di gara: di solito i motivi di non ammissione sono di altro tipo, cioè amministrativo, perché magari hanno dimenticato dei documenti (come è successo alla Siemens, che a Lecce non è stata ammessa nella fase di analisi della documentazione), ma se la ditta è ammessa alla gara e poi esclusa per motivi di ‘qualità’, questi devono essere molto ma molto gravi. Cioè deve trattarsi di un’apparecchiatura che non è in grado di fare gli esami… Inoltre, quando non esistono nelle Asl delle persone competenti per questo tipo di gare, l’Asl si rivolge all’Università, cioè ad una struttura pubblica. Come è successo a Taranto, dove è stato chiamato in commissione il sottoscritto, in quanto direttore dell’unico Centro di specializzazione di medicina nucleare della Puglia. E’ inaudito quindi il ricorso ad un interno inesperto e a due extraregionali, che costano molto di più”.

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