Rocco Boccadamo: da un pezzo i nostri occhi, abbagliati dalle sirene della vanità e della comodità, non riescono più a vedere nel profondo gli autentici valori della vita
Sulla scorta di una trentina di soggiorni espressamente dedicati, posso serenamente propormi come testimone e sostenitore dell’utilità dei cicli di fango balneo terapia, parentesi di cure, abbinate a riposo e tranquillità, salutari, fuor di dubbio, non solo per il corpo, ma anche per la mente e per il sentire interiore Innanzitutto, rende beneficio, di per sé, fare o prendere, ogni tanto, bagni d’umiltà, vivendo da “persona comune” in mezzo a “altri comuni” che compiono le stesse azioni, si sottopongono ad analoghi trattamenti, secondo identiche scansioni nel giro dell’orologio. Poi, v’è modo di mettere utilmente a frutto le ampie parentesi di libertà, sottoforma di tranquille passeggiate, senza itinerari e mete precise, con soste e rallentamenti a piacere: esercizi, questi, che trasmettono immagini, in gran parte dimenticate e trascurate, pregne di significati, valori ed esempi d’intensa umanità. Preziosi, dentro tale pellicola, taluni eccezionali volti che rispecchiano, tuttora, modelli esistenziali improntati alla semplicità, privi di ghirigori e/o scivolamenti modaioli e “sacrifici “ e “olocausti” di mera idolatria sul versante o altare consumistico. Da un pezzo, senza che ce ne accorgiamo, i nostri occhi, abbagliati dalle sirene della vanità e della comodità, non riescono più a vedere nel profondo gli autentici valori della vita. Che cosa aspettiamo per darci un’impostazione nuova, senza paura di ritornare indietro? In giro, sembrano essere completamente esclusive e uniche le brutture, le raffigurazioni e le realtà di segno negativo, le abitudini all’insegna dell’apatia, se non del mero scadimento e vizio. Per fortuna, non è proprio così, esistono ancora fattispecie e immagini lodevoli e edificanti, esempi di persone e modelli di condotta, in cui, magari a costo di notevoli difficoltà e rinunce, si notano, conservate, forme e sostanze buone del passato, nient’affatto superate e obsolete, come vorrebbero dare a intendere i moderni sacerdoti “celebratori” del fatuo, della qualunque cosa ottenibile agevolmente, del piatto da carpire giorno per giorno, trascurando d’interessarsi e occuparsi del menu fisso e duraturo per il divenire. Giustappunto negli intervalli liberi da fanghi, massaggi e inalazioni, la natura circostante conferisce l’impressione di voler parlare agli ospiti che si pongono a contatto delle distese di zolle, degli alberi che vanno perdendo le foglie, degli sparuti pettirossi intenti a cogliere bacche e semi, esortandoli e invitandoli a tornare sui solchi di comportamenti costruttivi, essenziali e di socializzazione disinteressata. ° ° ° Per me, il passaggio delle cure contiene, ogni volta, pure un angolo spiccatamente intimo, che, ovviamente, conservo e custodisco. Voglio dire che la mezzora del fango, disteso su quel giaciglio rigido e avvolto da una molle corazza di calore, mi rievoca idealmente l’abbraccio di persone care, una dopo l’altra vedo scorrere le loro sembianze, visi, quando sorridenti, quando semplicemente sereni. Quella che più spesso viene ad affacciarsi al ragazzo di ieri – che sopporta di sudare con la speranza di espellere le punture degli acciacchi – è di una donna, ricordata, per opera del destino, perennemente giovane. Non ha avuto tempo, Lei, per sperimentare i fanghi, era costretta a badare alla numerosa famiglia, senza aiuti, all’epoca, da lavatrici, lavastoviglie, detersivi o creme. In qualche passaggio, la rivedo con le sue mani arrossate, screpolate e doloranti per effetto di acute forme di dermatite: inconvenienti e problemi che, a prescindere da alcuni unguenti prescritti dal medico e preparati dal farmacista, dovevano passare, superarsi alla svelta, la padrona di casa non si poteva permettere spazi per agi e riposi. Per scaramanzia, si faceva coraggio da sé, si nutriva di speranza, volgeva lo sguardo verso l’alto, dicendosi sicura che qualcuno l’avrebbe aiutata a guarire le sue mani. Mani di una madre, amorevolmente attive senza sosta, autrici anche di qualche movimento leggero, in segno di carezza, su, volti – non solo piccoli, ma pure cresciuti – a lei vicini, specie in momenti di tristezza e lacrimucce.
Sostieni il Tacco d’Italia!
Abbiamo bisogno dei nostri lettori per continuare a pubblicare le inchieste.
Le inchieste giornalistiche costano.
Occorre molto tempo per indagare, per crearsi una rete di fonti autorevoli, per verificare documenti e testimonianze, per scrivere e riscrivere gli articoli.
E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.
Grazie
Marilù Mastrogiovanni
------
O TRAMITE L'IBAN
IT43I0526204000CC0021181120
------
Oppure aderisci al nostro crowdfunding