E la Geotec va. In Basilicata

Tito (Potenza). Sacra Corona da esportazione. La Geotec ambiente vince un appalto da oltre tre milioni per la gestione dei rifiuti. La solita prassi: lavoratori non pagati, gravi irregolarità nella gestione. I camion? Senza assicurazione

TITO (POTENZA) – Una piccola storia che racconta una prassi aziendale tristemente nota in Puglia: la Geotec ambiente vince con prezzi stracciati un appalto pubblico plurimilionario. Dopo qualche settimana cominciano i primi disservizi: i prezzi stracciati non possono garantire il servizio, la Geotec chiede l’aumento del canone. La pubblica amministrazione non può garantirlo e a pagarne le spese sono i lavoratori: stipendi non corrisposti, il servizio viene interrotto. Addirittura si scopre che i camion utilizzati per la raccolta dei rifiuti non hanno la necessaria copertura assicurativa. Quella che ormai ci appare come una prassi da manuale nella gestione tutt’altro che trasparente e legittima del servizio di raccolta e smistamento dei rifiuti urbani (inclusi quelli differenziati) svolto da Geotec, e da molte aziende del settore rifiuti, ci arriva questa volta da Tito, in provincia di Potenza. Da un articolo apparso sul Quotidiano di Potenza a firma di Salvatore Lucente apprendiamo che il 6 marzo scorso la Geotec ambiente (azienda già raggiunta da interdittiva antimafia poi ritirata e il cui ex legale rappresentante Gianlugi Rosafio è stato condannato in appello per modalità mafiose. Processo in secondo grado da rifare) si è lì aggiudicato il servizio di igiene urbana per 3.289.772,81 euro l’anno più iva al 10%. L’appalto è ghiotto, perché dura fino al 2017. Il 7 marzo il Comune di Tito firma il contratto che prevede ben tre fidejussioni: ma, a quanto ci risulta, ne viene presentata solo una e con una società, la Finword spa, che solo dopo due mesi, il 5 maggio, secondo nostre indagini, verrà raggiunta dalla Banca d’Italia da un provvedimento per il pagamento di una multa di 96mila euro a carico di quattro componenti il consiglio d’amministrazione, per una serie di gravi violazioni della legge sul credito, tra le quali, il fatto di non aver monitorato ed eseguito le opportune verifiche sulla concessione dei fidi. Non sappiamo se tali violazioni riguardino proprio il fatto di aver concesso la fidejussione da 329mila euro alla Geotec, possiamo solo registrare la consequenzialità degli eventi. A giugno arrivano le prime contestazioni: ritardi ed inadempienze nel servizio e nei pagamenti degli stipendi, segnalate per iscritto dai tecnici comunali. Inadempienze, come la verifica dell’assenza della polizza assicurativa per alcuni camion utilizzati da Geotec, tali da rendere giustificata la rescissione unilaterale del contratto e il pagamento della penale. La rescissione però non avviene e anzi, alla contestazione degli uffici, la Geotec il 24 settembre scorso risponde che il compenso non è remunerativo, chiedendo un aumento. Ma come, dopo neanche quattro mesi dalla firma? Esatto. Il bello è che il Comune si siede al tavolo invocato dalla Geotec e rescinde consensualmente il contratto, pagando anche per il servizio non ricevuto. Perché? Un favore che costa alle casse comunali 144.591,98 euro (da cui la Geotec deve rimborsare la ditta dove venivano depositati i rifiuti e gli stipendi di ottobre. Siccome però Geotec non aveva pagato gli stipendi di agosto e settembre, non è chiaro chi dovrà pagare le altre mensilità arretrate). Un ulteriore tassello, questo, nel puzzle in odor di mafia che da anni stiamo costruendo e che vede al centro, grande burattinaio della costellazione aziendale Geotec, quel Gianluigi Rosafio, genero di Pippi Calamita, uno dei boss fondatori della Sacra Corona Unita. I cui tentacoli, lo ricordiamo ai più scettici, sono vivi e vegeti, tanto che alcuni giorni fa è stato arrestato per minacce ed estorsione un affiliato al clan degli Scarlino: tal Cengs De Paola che voleva imporre propri fornitori ai lidi della costa ionica per il servizio di vigilanza e altrettanto faceva al sindaco e agli amministratori di Acquarica del Capo per il bando da due milioni sull’edilizia scolastica. Tentacoli vivi e vegeti, almeno quanto quell’arzillo vecchietto di 82 anni che fino a dicembre scorso era il legale rappresentante della Geotec: Nicola Allegretti di Brindisi di Montagna. Così la Geotec, la famiglia Rosafio-Scarlino e i loro immensi patrimoni diventano sempre più inafferrabili. Articoli correlati: La Geotec ci riprova Rifiuti e mafia: gli insospettabili Geotec: 'Scarlino e Rosafio? Mai visti' Chi c'è dietro la Geotec e la Cogea

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