Francesco Vitiello, scultore senza bottega

// IL CASO. Lecce. Ha chiuso la sua attività perché non riusciva a sostenere le spese. Oggi lamenta il disinteresse della politica verso l’artigianato artistico

LECCE – Francesco Vitiello ha 43 anni, è uno scultore, libero professionista con partita Iva. Ma oggi non esercita la professione perché non ha una bottega. Ha aperto l’attività nel ’99 e l’ha chiusa nel 2007, dopo aver finito di pagare il finanziamento del prestito d’onore… Si chiamava “Bildhauerwerkstatt” (bottega di scultura, “in omaggio – dice – ai turisti tedeschi, educatissimi e cultori dell’arte italiana). Non ha mai avuto dipendenti né apprendisti poiché non se l’è mai potuto permettere a livello fiscale, assicurativo e previdenziale. Nel 2009, assieme all’associazione “Centro storico” di Lecce ha presentato una proposta di legge per la tutela all’artigianato artistico ed al commercio storico. Ma dopo i primi incontri in Regione, tutto si è arenato. “Così – commenta – a tre anni di distanza, da artisti ed artigiani pugliesi ci ritroviamo con in mano un pugno di mosche: non sono bastati 15 anni di ritardo rispetto ad altri enti locali nazionali, non è bastato il danno arrecato alle nostre attività dagli ultimi anni di crisi, siamo davvero alla beffa finale”. Le sue opere? Su youtube. Francesco, come è nata la tua attività? “E’ nata dopo un periodo iniziale di lavoro da autodidatta, poi alla Scuola Maccagnani presso la Società operaia di mutuo soccorso a Lecce e grazie alla bravura ed alla passione trasmessami del maestro Antonio Miglietta di Lecce. Ho prodotto pezzi unici in terracotta, vetrofusione, pietra leccese, carparo, alabastro e pietra di Apricena, un crocifisso per la sacrestia della chiesa vecchia di San Giuseppe da Copertino, una lampada primo premio ad Artistika 2000 a Galatina e svariate altre sculture e complementi di arredo. Ho condotto per diverse stagioni le attività pomeridiane di Scultura degli studenti stranieri della Scuola di Italiano per stranieri presso l’Università del Salento. Nel 2009 è stato edito dalla Camera di Commercio di Lecce in collaborazione con la CNA provinciale di Lecce un mio ‘Manuale di Scultura – elegia della pietra leccese’. Non produco in serie, al di là di qualche commessa per bomboniere e gadgets, produzione molto “atipica” per me, tantomeno ho misurato una produzione di pezzi al mese… per esempio, per finire uno stemma marchesale dei Gorgoni ho impiegato un mese e mezzo. Quello che fatturavo semplicemente non mi permetteva di vivere e pagare l’affitto per 50 metri quadrati nel centro storico di Lecce, in zona neanche pregiatissima, e pagare le tasse, i consulenti fiscali e la previdenza Inps, un puro miraggio”. Quali sono i mesi i cui si lavora meglio? “Generalmente d’estate, poiché le attività artistiche tradizionali sono apprezzate maggiormente dai ‘forestieri’, dagli stranieri e perfino dai leccesi andati a vivere fuori regione: sicuramente si tratta di una questione culturale, di amore per l’arte e di fiducia in quelli che sono ormai i più ‘veri’ operatori del ‘made in Italy’, certificabili ‘a vista’, non delocalizzabili”. Perché sei un artigiano artista e non un artigiano? “Non sono un artigiano poiché non esiste un settore economico adatto a definire quello che faccio, come non esistono codici Istat o Asteco per me, i cartapestai, gli impagliatori di sedie, i doratori, le ricamatrici, eccetera. Inoltre non ho affinità con idraulici, falegnami, installatori di caldaie, parrucchieri e meccanici con 14 dipendenti (io con loro e le Cpa e Cra – Commissioni per l’artigianato presso Provincia e Regione – con me e i miei colleghi). Non è una questione di ‘nobiltà e plebe’, è che proprio siamo due mondi paralleli che non si incontrano neanche nel proverbiale ‘infinito’. Non faccio produzione in serie di oggetti, non ho problemi di copyright poiché produco pezzi che possono essere copiati solo da mani altrettanto esperte o da macchine automatiche sofisticatissime. Non ho bisogno di accedere a finanziamenti per milioni di euro, non ho apprendisti a frotte e possibilità di fregiarmi di marchi di qualità o fare corsi certificati per dare crediti formativi o qualifiche perché, perfino dopo questa legge inutile per la mia categoria, non posso sfruttare alcun beneficio di legge in quanto non congruo con i requisiti richiesti. Inutile dire che politici e burocrati dell’assessorato regionale o delle Cciaa non hanno affatto contezza dello stato di cose in quanto il loro sguardo non va oltre i loro elenchi, categorie e statistiche, dalle quali siamo completamente estromessi”. Qual è la condizione del settore dell'artigianato artistico in provincia di Lecce? “E’ moribondo, se non già morto: ovviamente non parlo degli antennisti o dei parrucchieri per uomo/donna, etc., ma del settore dell’artigianato artistico, degli scalpellini, degli impagliatori di ceste, dei doratori, dei cartapestai e via dicendo, delle persone capaci di insegnare questi mestieri e di permettere il ricambio generazionale presso le botteghe. Invece le botteghe chiudono ed al loro posto aprono i pub, gli smerci di alcolici e i locali di ristorazione”. Di che cosa avrebbe bisogno il tuo settore? “Avrebbe avuto bisogno semplicemente che quello che altrove in Italia era già previsto (marchi di qualità, bottega-scuola, bottega storica con più di 50 anni di attività), fosse recepito in sede legislativa regionale. Per lo stato delle cose (tipicità delle attività tradizionali, valenza ‘etnica’, caratterizzazione culturale del territorio e marketing turistico-economico) ci sarebbe voluta una attività di tutela, programmazione e valorizzazione fatta insieme alle politiche della pizzica, dei cineporti e dei teatri-musica-cultura pugliesi, invece si è trascurato il settore e si sono spesi i miliardi di lire e poi i milioni di euro per mantenere in piedi il Tac del basso Salento e le iniziative dei ‘Piani strategici’ che poco o a hanno inciso nella vita dei cittadini e dell’economia del Salento”. Quali sono le tutele oggi e quali i pericoli che l’artigianato artistico corre? “Non ci sono tutele ed il pericolo tangibilmente riscontrabile è di impoverire la nostra terra di quello che l’ha caratterizzata per secoli, privandola delle maestranze d’arte che hanno costruito e restaurato il nostro territorio e gli strumenti stessi che hanno accompagnato il nostro lavoro o la vita quotidiana”. Che cosa prevedeva proposta di legge da voi presentata del 2009? “La mia proposta di legge portata nel 2009 presso la Presidenza regionale a Bari e alla vicepresidente Capone (per tramite dell’associazione Nuovo centro storico di Lecce), depositata anche in Consiglio regionale dal capogruppo Palese (seppur mondata della parte riguardante il commercio), prevedeva le norme previste nel Piemonte, nelle Marche, a Trento, a Roma e nel Lazio etc.: tutela, ruolo primario delle botteghe per la formazione agevolata degli apprendisti, veri marchi di qualità legati ai disciplinari di produzione, tutela del commercio storico per le attività economiche con più di 50 anni, comprensione delle ‘partite Iva’ degli artefici dell’artigianato artistico nel novero degli aventi diritto e rappresentanza…. tutto questo è finito in un bel a. Ed ora la nuova legge Sasso sulla formazione, propone benefici e rappresentanza e tutele agli artigiani, alle imprese artigianali fino a 15 dipendenti che hanno una anzianità di 15 anni di iscrizione agli Albi (ovviamente gli artisti non hanno un albo, né una cassa previdenziale autonoma né organi di rappresentanza e tutela sindacale o associativa di categoria….). Quindi il a e la cessione ad altri dei nostri diritti e legittime aspirazioni”. Che cosa i politici del territorio pugliese non hanno capito? “Nessuno, ripeto, nessun politico ha avuto altro che buoni propositi, nessuno. Il capo-gabinetto di Vendola avv. Manna, Sandro Frisullo, Loredana Capone, Paolo Perrone e Attilio Monosi, Antonio Gabellone, Salvatore Negro, Piero Manni, i membri della IV Commissione regionale, il capo-area Artigianato in assessorato regionale Davide Pellegrino ed una marea di dirigenti ed amministrativi di enti locali vari… potrei continuare, ma mi sembra già sufficiente”.

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