LA STORIA DELLA DOMENICA. Galatina. Maggiore sicurezza, capacità di socializzare e competenza in uno sport “sano”. Quando il mare abbatte le barriere
GALATINA – Un catamarano messo a disposizione da un volontario ed un’uscita in barca a vela più rivelarsi un’emozione unica. Giornata da ricordare, quella di domenica 21 ottobre, per gli ospiti dei centri diurni “L'Aquilone” e “La Bussola” di Galatina che per la prima volta, hanno provato l’ebbrezza del vento sulla pelle e… del mare sotto i piedi. A bordo della barca, i ragazzi hanno preso parte alla prima gara del campionato invernale “Più vela per tutti” di Otranto. Si tratta della prima di una lunga serie di iniziative previste nell'ambito di un progetto di socializzazione rivolto ai ragazzi diversamente abili dei due centri diurni, voluto dal loro responsabile, Bruno Dollorenzo. “Lo scopo – spiega Dollorenzo – è far accedere cittadini fragili e 'diversi' a un percorso riabilitativo attraverso l'esperienza e le regole della vela e del mare. Un'occasione unica che offre la possibilità di formare una squadra composta da elementi eterogenei che a bordo perdono le loro connotazioni abituali: marinai, utenti, operatori, volontari diventano naviganti, uniti da un'esperienza intensamente comunitaria di solidarietà, lavoro di gruppo e responsabilità individuale”. La barca si rivela in tal modo “un acceleratore sociale”, un moltiplicatore delle dinamiche di gruppo. Le attività veliche facilitano, tra l’altro, il potenziamento delle abilità psicomotorie quali l'equilibrio, la coordinazione e l'orientamento spazio-temporale, il miglioramento delle abilità cognitive quali la percezione, l'attenzione, la concentrazione e la memoria, il riconoscimento delle proprie emozioni e il loro controllo. Al fianco di Bruno, lo skipper Roberto Cenci che ne condivide obiettivi e strategie. Oltre alla passione per la vela, ovviamente. Che, stando alla positiva “risposta” dei ragazzi che l’hanno provata, è “contagiosa”.

L'equipaggio al completo Dott. Dollorenzo, come nasce questa iniziativa? A chi è venuta in mente e chi l'ha messa in pratica? “In qualità di responsabile della casa famiglia ‘L’Aquilone’ e del centro ‘La bussola’, nel corso della mia pratica professionale ho visto centinaia di ragazzi con storie difficili, di sofferenza alle spalle, avvicendarsi nella mia struttura. Ho pensato che per loro si poteva fare di più oltre che rispondere ad esigenze primarie. Così mi sono convinto che era necessario stimolare i ragazzi e far vivere loro esperienze piene, emozionanti che potessero scuoterli dai loro vissuti sbagliati. Ho da sempre la passione del mare, della barca a vela, così un giorno ho deciso di provare ad avvicinare alcuni di loro a questo sport. Alcuni gruppi informali di ragazzi che risiedono presso l’Aquilone hanno iniziato a seguire me e la mia famiglia in alcune uscite per mare… beh, è stata una sorpresa positiva che ha fatto bene a tutti. I ragazzi hanno sperimentato qualcosa di assolutamente al di fuori delle loro abitudini ed esperienze precedenti ed io stesso mi sono misurato con un nuovo ruolo. Forte di questa positiva esperienza ho voluto perseverare in questa attività, coinvolgendo anche gli operatori della casa famiglia ed assicurando ai ragazzi almeno un’uscita settimanale”. Quale tipo di preparazione ha richiesto? “Dopo queste uscite sperimentali ho deciso di dare al progetto un'identità più definita, perciò l'anno scorso ho avviato un corso teorico di vela affinché i ragazzi che avrebbero partecipato alle uscite in barca potessero fare affidamento anche su nozioni teoriche. Così grazie allo skipper Roberto Cenci che mi affianca nella realizzazione di questo progetto sin dalla sua ideazione, abbiamo tenuto una lezione settimanale presso l’Aquilone per tutto lo scorso inverno. I ragazzi hanno appreso in fretta e con entusiasmo, con impazienza aspettavano l’arrivo del martedì pomeriggio per seguire la loro lezione. Poi la domenica si usciva tutti in barca. Alla fine del percorso hanno anche potuto partecipare alla regata internazionale Brindisi–Corfù lo scorso giugno, a bordo dell’imbarcazione a vela messa a disposizione gratuitamente da Roberto Cenci. Per noi tutti è stata un’esperienza divertente, ma anche di alto valore umano e sociale. Quest'anno ci siamo iscritti al campionato della Lega Navale di Otranto ‘Più vela per tutti’ che si svolge la domenica. E sempre da quest'anno, di concerto con gli operatori specializzati che mi coadiuvano in questo progetto, ho deciso di estendere, ove possibile, questa attività anche ai ragazzi con disagio psichico lieve ed anche questo target mi ha dato ampie soddisfazioni. Con questa tipologia di utenti, però, siamo in una fase germinale del progetto: i ragazzi, cinque per la precisione, hanno fatto solo due uscite, di cui una è coincisa con la regata ‘Più vela per tutti’ di Otranto”. Quali sono stati i risultati? “L’idea di partenza era quella di far fare qualcosa di nuovo a questi giovani, approcciandoli ad uno sport che difficilmente avrebbero potuto conoscere diversamente, stanti le comuni convinzioni che circolano sulla vela, erroneamente considerata un’attività sportiva elitaria. Strada facendo, però, siamo stati favorevolmente colpiti dai numerosi risultati concreti che abbiamo ottenuto, non solo in termini di competenze acquisite, ma anche di socializzazione, consapevolezza e aggregazione. Ovviamente queste conquiste fanno parte di quegli obiettivi che si inseriscono n una articolata strategia terapeutica, rivolta agli ospiti delle strutture che dirigo, finalizzata sia all’innalzamento dei loro standard qualitativi di vita, sia a più importanti cambiamenti a lungo termine. Nel breve termine ho senz’altro notato che io ragazzi inseriti nel progetto sono più sereni, affrontano il quotidiano con più entusiasmo; in breve li percepisco più ricettivi e di ciò si sono avvantaggiati i rapporti con gli altri residenti, con gli operatori ed il comportamento a scuola”. Roberto Cenci è lo skipper che ha tenuto i corsi ed ha messo a disposizione della casa famiglia l'aquilone la sua imbarcazione, Auriga. “Con Bruno Dollorenzo – dice – abbiamo voluto realizzare questo progetto coniugando le competenze professionali di entrambi con la passione per la vela che ci accomuna. Dopo tanti anni in barca e dopo aver conosciuto e sperimentato tantissimi equipaggi diversi, ho condiviso con Bruno l'idea che questo tipo di esperienza potesse costituire per i ragazzi in difficoltà un efficace mezzo per misurarsi con se stessi e con le proprie potenzialità. In barca si crea un clima che sviluppa le potenzialità individuali, l’autoresponsabilizzazione e la cooperazione, basi indispensabili anche alla vita sociale, che è importante che i giovani acquisiscano. I mezzi? La navigazione in mare e l’esplorazione delle sue ricchezze, sperimentando la conoscenza di sé e il lavoro di gruppo in un’esperienza di evasione e divertimento orientata da limiti e regole sicure”.
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