Modifiche, rinvii e colpi di scena. Il progetto di allargamento della Maglie-Leuca, dagli anni Ottanta ad oggi
Lambisce campagne delimitate da muretti a secco; incontra, nel suo percorso, siti archeologici ed architettura rupestre. Attraversa, come facevano i pellegrini diretti a Santa Maria di Leuca, i piccoli centri che si inseguono, l’uno dietro l’altro, fino alla fine della terra. Oggi la strada statale Maglie-Leuca è un’infrastruttura a due corsie fino all’altezza di Montesano Salentino. Da qui in poi si restringe e si trasforma passando per Lucugnano (frazione di Tricase), Montesardo e Alessano, Gagliano del Capo, fino a Leuca su due strette corsie. Ma presto cambierà aspetto. Il progetto definitivo di ammodernamento, firmato dalla società Pro.Sal di Lecce (coordinatore e responsabile è Angelo Sticchi Damiani) prevede una strada a scorrimento veloce a quattro corsie fino a San Dana (frazione di Gagliano del Capo) e a due corsie fino a Leuca: in tutto circa 900mila metri quadrati di territorio. E’ il risultato delle modifiche praticate in 25 anni in seguito a prescrizioni e opposizioni da parte di cittadini, ambientalisti ed alcuni Enti locali. // Cronistoria del progetto I “a di fatto”. I primi tentativi di ammodernare la 275 risalgono al 1987. Il piano, progettato da Angelo Sticchi Damiani, da realizzare con i fondi del dipartimento del Mezzogiorno viene bocciato. A distanza di pochi anni, nel 1994, il Sisri (Consorzio sviluppo industriale servizi reali alle imprese), procede alla progettazione di massima del tracciato conferendo l’incarico allo stesso Sticchi Damiani e alla società Pro. Sal di Lecce. Anche questo progetto si conclude con un a di fatto. Un progetto strategico. Ma il piano vive una nuova ribalta nel 1999, quando la ss 275 viene inserita nella rete autostradale e stradale di interesse nazionale; la competenza passa pertanto all’Anas che elabora un nuovo progetto. Uno studio di fattibilità del traffico commissionato dallo stesso Ente competente evidenzia la necessità di una sezione a quattro corsie. Nel 2001 il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) approva il primo Programma delle opere strategiche da realizzare, la cosiddetta Legge Obiettivo, dove è inserito il Corridoio plurimodale adriatico, di cui fa parte la Maglie-Leuca. L’adeguamento della Maglie-Leuca rientra in tal modo in un pacchetto di opere considerate strategiche e di interesse nazionale. Così nel 2002, l’Anas Puglia sottoscrive una convenzione con il Sisri per la progettazione preliminare, definitiva ed esecutiva del nuovo tracciato che viene affidata alla Pro.Sal. L’ampliamento della ss 275 diventa così oggetto di un’intesa generale tra il Ministero dei Trasporti e la Regione Puglia (nel 2003), che si impegna a finanziare in toto la costruzione dell’opera per un costo di 165 milioni di euro. Le proposte “alternative”. Intanto, con una delibera del 2006, la Giunta regionale ha affidato all’Anas anche l’esecuzione dell’appalto. E già nel 2006, la scarsità di fondi per le quattro corsie previste dal progetto fa cercare soluzioni intermedie. Tra queste quella di una superstrada fino a Montesano Salentino con la sola messa in sicurezza del resto del percorso, in linea con quanto immaginato dall’Unione dei Comuni una decina di anni prima, riducendo così l’importo necessario da 165 milioni di euro a “soli” 111 milioni, impiegando il resto dei fondi inizialmente predisposti dalla Regione (40 milioni) per la Maglie-Otranto. Ma questa soluzione viene bocciata da alcuni dei Comuni interessati al tracciato. Un’altra alternativa alle quattro corsie fino a Leuca arriva nel 2007, con l’approvazione del progetto delineato nel “Piano territoriale di coordinamento provinciale” redatto dall’urbanista Bernardo Secchi per conto della Provincia: la “strada parco” per la realizzazione della quale si trova un accordo con i sindaci. Per seguire la linea tracciata dal Ptcp, la rinnovata giunta regionale approva nel 2007 la delibera con la quale dà indicazioni all’Anas di realizzare la ss 275 come una “strada parco”, fermandosi quindi a Montesano. La “virata” della Regione. Fino al 2007 la Regione guidata da Nichi Vendola era contrario all’ipotesi di un allungamento delle quattro corsie oltre Montesano Salentino, confermata dalla delibera 102 del 2007. Una posizione, questa, in perfetta linea con quella dei comitati e delle associazioni ambientaliste che viene però modificata con una successiva delibera, la 965 del 2007 in cui si decide che le quattro corsie devono arrivare a San Dana. La battaglia così si sposta 11 km più in là ed ora riguarda gli ultimi 7 km del percorso, da San Dana in poi. L’approvazione “inter nos”. Il contrasto si fa più aspro nel 2009 in seguito a una riunione convocata dal Cipe senza invitare la Regione dove viene licenziato il progetto a quattro corsie fino a Leuca senza considerare le indicazioni della Giunta Vendola e per il quale, sotto la guida del ministro Raffaele Fitto, vengono stanziati 135 milioni di euro. Il finanziamento risponde all’attuazione della Legge Obiettivo del 2001 sulla costruzione delle grandi opere in Italia, la cui scadenza per l’avvio dei lavori è fissata nel 2013. L’appalto arriva a 288 milioni di euro. Il colpo di scena: l’accordo del 3 marzo 2011. Il “compromesso”, viene chiamato. Ed arriva, all’improvviso, il 3 marzo 2011. Lo firmano Regione Puglia, Anas e Provincia di Lecce, alla presenza del ministro per Rapporti con le Regioni Raffaele Fitto. Il nuovo accordo comprende alcune modifiche negli ultimi 7 chilometri, quelli da sempre contestati: vengono eliminati il viadotto presso San Dana e la rotatoria di congiunzione tra la ss 275 e la ss 274; la strada, in questo tratto, sarà a due e non a quattro corsie. Costo totale dell’opera, 288 milioni di euro. Sfuma definitivamente l’ipotesi di un allargamento solo fino a Montesano: si avanza fino a San Dana. La “strada parco” è ormai superata. Il bando di gara. Anas bandisce così la gara che viene vinta dall’Ati Uniland che si aggiudica i lavori con un ribasso d’asta del 46% per un importo di 155 milioni di euro. Il contratto viene firmato nell’agosto 2012. Le ditte escluse presentano ricorso al Tar (tuttora in corso) contro la scelta dell’Anas in cui chiedono un risarcimento per la mancata vittoria.
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