Tempo di crisi

Poco entusiamo nel fare la spese. E dettagli da supermercato. Quando gli spiccioli sono sempre troppo pochi

Arrivò mesto, con poco entusiasmo a sospingerlo e con un obiettivo ben preciso: fare la spesa. Nonostante potesse sembrare una cosa da poco, fare la spesa era divenuta una necessità primaria da gestire con oculatezza visto che, negli ultimi tempi, i soldi erano quelli che erano e l’esercizio da mandare avanti era il leitmotiv di ogni volta che si schiudevano gli occhi, al mattino. Spense la macchina e cercò di fare mente locale su quelle che erano le cose impellenti da acquistare. Il pane per casa, un po’ di detersivi per la lavatrice – tre pezzi di biopresto andavano bene -, qualcosa per il lavaggio a mano – due pezzi, considerando che se ne vendono meno -, qualche yogurt -cinque alla vaniglia e quattro alla pesca-, una dozzina di bottiglie di coca cola e mezza dozzina di fanta, entrambe da litro e mezzo. Era un periodaccio. Era da anni, ormai, che si trascinava dietro questo periodaccio e la crisi non sembrava passeggera, anzi. All’entrata del cash and carry, sulla ventina, un ragazzo di colore a chiedere qualche spicciolo. Lui passò oltre come se non l'avesse visto, come a voler deviare il corso della povertà e andò avanti quasi in forma scaramantica. Il reparto dolci lo attirava con formule geometriche, come se dovesse esserne parte integrante delle calorie che avrebbe gustato. Non oggi, non oggi. Oggi non poteva concedersi alla sua unica fonte di continue carezze, di coccole ipercaloriche. Andò oltre fermandosi vicino la gondola delle carni. La salsiccia era in offerta e fu tentato di prendere qualche pezzo in più. I conti non tornavano, aveva delle priorità, per questo distolse lo sguardo e chiuse i pugni, mentre si allontanava. Una donna sulla cinquantina, piacente e voluttuosa, giunonica e dal viso chiaro con zigomi rifatti, era intenta a scegliere il colore da dare alla gabbia dei suoi canarini. La conosceva bene, di vista: la mattina prestava le sue carni a quanti decidevano di acquistare. La immaginai sola, sola e triste nella sue forme di donna piacente, dal sorriso incerto e schivo. Mi fece tenerezza. Qualche confezione di buste nere da condominio e una decina di pezzi di detersivo per lavare per terra. Quelli in offerta, ovviamente. Arrivato alla cassa, il ragazzo di colore che era all'entrata aveva già terminato la spesa e saldato il conto. Poi posò una manciata ricca di soldi spicci e chiese se potessero servire al cassiere, per il resto. Il cassiere, trafelato, annui stringendo le labbra. Venticinque euro. Arrivato il suo turno, posò, di gran lena, i pochi oggetti e pagò in silenzio. Il silenzio che lo accompagnava da anni, poi si avviò con fare ansioso verso l'auto e telefonò al commercialista per avvisarlo che era per strada. Gli confermò che aveva già preparato la documentazione per chiudere la partita iva.

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