Roma. Secondo la deputata del Pd l’accordo condanna la donna a scegliere tra progetti di maternità e di lavoro
ROMA – “L'accordo siglato da Poste Italiane S.p.A. e da UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom è un accordo ingiusto, che condanna la donna a scegliere tra progetti di maternità e di lavoro, e che rischia seriamente di creare emulazioni in altri contesti lavorativi, allargando in tal senso la platea di donne soggette a questa iniquità”. È con queste parole che la deputata salentina Teresa Bellanova del Partito Democratico interroga la ministra Elsa Fornero sull'opportunità dell'accordo di Poste Italiane che nega alle future mamme il diritto al “bonus presenza”, pari a 140 euro annui. L'accordo siglato, come denunciato anche dal Coordinamento Nazionale Donne di Slc Cgil e Slp Cisl, equipara di fatto l’astensione obbligatoria per maternità all’assenza per malattia, per cui la lavoratrice-mamma, a meno che non decida di violare la legge e di presentarsi al lavoro anche quando è obbligata a stare a casa, perderà 140 euro di salario. “Questo accordo – conclude Bellanova – rende ancora più impervia la già difficoltosa ascesa verso la conciliazione tra lavoro e famiglia per le donne”. Ecco il testo dell’interrogazione: INTERROGAZIONE a risposta in commissione BELLANOVA – Al Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali. Per sapere, premesso che: – all’interrogante risulta che nella giornata del 12 giugno 2012 sia stato siglato da Poste Italiane S.p.A. e da UilPoste, Failp-Cisal, ConfsalCom e UglCom un accordo separato con il quale vengono fortemente penalizzate le donne in maternità. Le future mamme, difatti, al pari dei lavoratori in infortunio, dei malati oncologici e di gravi altre patologie e di chi subisce ricoveri in ospedale, non avranno da oggi più diritto al Bonus Presenza pari a 140 euro annui; – l’interrogante è a conoscenza che le responsabili del Coordinamento Nazionale Donne, di Slc Cgil e Slp Cisl, hanno inviato al Ministro in oggetto una lettera per evidenziare il grave atto discriminatorio che il sopracitato accordo produrrebbe; – nella missiva si legge, difatti, che “il 53% del personale di Poste Italiane è composto da donne e l’azienda ha ricevuto nel 2007 il “Bollino Rosa S.O.N.O. – Stesse Opportunità Nuove Opportunità”, promosso dal Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale […] L’astensione obbligatoria per maternità viene equiparata infatti (insieme all’infortunio sul lavoro!) all’assenza per malattia e, a meno che la lavoratrice interessata non decida di violare la Legge e di presentarsi al lavoro anche quando è OBBLIGATA a stare a casa, perderà 140 euro di salario. Noi ricordiamo che il Progetto “Bollino Rosa S.O.N.O. – Stesse Opportunità Nuove Opportunità” aveva la finalità di comprendere il complesso fenomeno dei differenziali retributivi che colpiscono le lavoratrici in ampi segmenti del mercato del lavoro e “certificava” le buone prassi in termini di strategie e pratiche aziendali tendenti alla valorizzazione della presenza e delle competenze femminili. Questo evidentemente non avviene più dentro Poste Italiane”; – la sopracitata lettera si conclude con un invito al Ministro in oggetto nel “revocare l’immeritato riconoscimento e di voler considerare la gravità dell’atto compiuto in termini di “cattivo esempio” per quelle aziende che, pur non essendo paragonabili per storia, dimensioni e risorse a Poste Italiane, contribuiscono ogni giorno ad una reale valorizzazione delle politiche di Pari Opportunità”; che cosa il Ministro, alla luce di quanto premesso, intende fare per evitare che le donne siano penalizzate da un accordo ingiusto che condanna la donna a scegliere tra progetti di maternità e di lavoro, e che rischia seriamente di creare emulazioni in altri contesti lavorativi, allargando in tal senso la platea di donne soggette a questa iniquità. Bellanova,