Donne con le famiglie sulle spalle

Lecce. Presentati i risultati della ricerca sul lavoro di cura delle ultracinquantenni salentine realizzata per conto dello Spi Cgil. Le intervistate: “Se non lo facciamo noi non lo fa nessuno”

LECCE – Come vivono le salentine ultracinquantenni? Come gestiscono la conciliazione tra professione e lavoro di cura? In che modo si barcamenano tra le mille responsabilità nei confronti di figli, genitori, parenti in genere da accudire? Sono stati resi noti ieri i risultati della ricerca realizzata da Paola Martino e Serena Quarta per conto del Coordinamento Donne SPI Cgil Lecce in collaborazione con l’Università del Salento – Dipartimento di Scienze della Comunicazione. Il fine dello studio è conoscere meglio le condizioni delle donne, le loro aspettative, i desideri, gli obblighi, i bisogni per poter mirare eventuali interventi di sostegno. Il target sono le donne dai 54 ai 67 anni che svolgono un lavoro di cura nell’ambito familiare. Nello specifico la ricerca si è rivolta a quelle donne che sono pensionate o che, vicine all’età pensionabile, assumono a pieno titolo il lavoro di cura perché hanno a disposizione più tempo libero. Invece che dedicare maggiore tempo alla cura di sé, queste donne hanno un carico di lavoro maggiore in ambito familiare. L’intuizione alla base della ricerca è stata confermata dalle risposte delle intervistate, tutte pienamente consapevoli del carico di lavoro che hanno, della responsabilità che questo comporta e del fatto che non possa essere diversamente. La loro attività quotidiana, hanno dichiarato, non può essere sostituita da nessuno, ciascuna di loro si dedica anima e corpo alla persona di cui si prende cura fino ad anare le proprie esigenze. Da tutte le interviste realizzate emerge che il lavoro di cura è donna; addirittura il marito, nelle testimonianze delle donne intervistate, scompare. Molte donne hanno scelto di non lavorare perché impossibilitate dal carico del lavoro di cura. Dalle parole di alcune di loro che si sono sentite “costrette” a fare questa scelta vi è molto rimpianto. In alcuni casi il lavoro di cura ha anche condizionato scelte ancora più personali, come il fatto di sposarsi o non sposarsi. Alcune di loro, hanno sottolineato l’assoluta novità di ricevere una visita a domicilio di qualcuno che si interessasse dei loro vissuti di cura e dei loro bisogni. // Organizzare la quotidianità: due famiglie, due case, una donna La scansione temporale della giornata delle donne intervistate comincia molto presto. Appena aprono gli occhi sanno che non hanno tempo da perdere. Tutte le donne intervistate vivono una compressione spazio temporale che le costringe a vivere due quotidianità in una: hanno due famiglie da gestire, a volte due case da tenere in ordine e pulire, hanno la responsabilità della propria vita e di quella della persona di cui si prendono cura. Anche le microazioni della vita quotidiana sono svolte in funzione del lavoro di cura: lavarsi, prendere il caffè, mettersi la crema sul viso, “banalità” subordinate ai tempi e alle esigenze della persona di cui ci si prende cura. Spesso la vita di queste donne è cambiata in seguito ad un evento che ha modificato la loro esistenza da un giorno all’altro. // Il lavoro di cura non ha prezzo Quantificare il valore economico del lavoro di cura ha posto una sorta di imbarazzo alle persone intervistate. Dedicarsi ad una persona 24 ore su 24, essere coinvolta dai problemi dei genitori anziani, occuparsi del marito o dei figli disabili, significa avere la propria vita impegnata a 360 gradi e sta proprio qui la difficoltà a quantificare. La doverosità del lavoro di cura nei confronti di un genitore crea difficoltà a pensare a quanto possa valere il proprio lavoro. L’amore che si prova per i figli e che si riceve da loro ripaga il lavoro che si fa. // I bisogni I bisogni esplicitati dalle donne intervistate sono diversi ed evidenziano una richiesta di attenzione sia sul versante personale, cioè nei confronti della persona che si fa carico della cura, che sul versante istituzionale, nel senso di potenziamento di servizi che possano alleviare questo lavoro di cura. // Le donne e l’innalzamento dell’età pensionabile Il tema dell’innalzamento dell’età pensionabile per le donne è un tema molto delicato che sta suscitando un vivace dibattito, tra chi lo ritiene un passo avanti verso l’uguaglianza tra uomini e donne e chi invece un ennesimo danno per le donne. Le risposte delle donne intervistate rispecchiano questo dibattito con una netta prevalenza di posizioni contrarie all’innalzamento, sottolineando che la motivazione dell’uguaglianza sia soltanto un abbaglio. Articolo correlato: ‘Mi prendo cura di te'. Il lavoro di cura delle donne nel Salento

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