Rifiuti e mafia: ecco le scatole cinesi dei Rosafio

L’INCHIESTA. Geotec, Cogea, fino ad arrivare ai collegamenti con la Lombardi ecologia e il Cns. Da Morciano di Leuca (Le) a Pieve di Cento (Bologna), passando per Bari e Roma. Abbiamo inseguito per l’Italia i capitali dei Rosafio-Scarlino

Ci sono storie difficili da raccontare, perché per farlo bisogna essere pazienti, raccogliere le carte, le prove, studiare, attendere gli esiti processuali. Poi ad un certo punto improvvisamente il quadro è chiaro. E si può raccontare. Questo è l’affresco, probabilmente non esaustivo, della galassia societaria Rosafio-Scarlino. Raccontiamo a ritroso, partendo dall’altro ieri, quando è stato chiaro, grazie all’ordinanza del Tar di Lecce, che il rischio di infiltrazioni mafiose nella Cogea c’è, e per questo il Comune di Casarano ha revocato l’appalto per il servizio di raccolta rifiuti, affidato in via provvisoria proprio alla Cogea e successivamente in via definitiva alla Igeco, arrivata seconda.

Il rischio c’è, e per questo il Tar ha rigettato il ricorso avanzato dall’azienda riconducibile all’universo societario della famiglia Rosafio-Scarlino. Il Tar cita diverse informative, ben tre, che costituiscono le basi su cui le Prefetture di Lecce e Roma hanno ‘cementificato’ l’informativa antimafia. Sono la nota del 21 febbraio scorso della Guardia di Finanza di Lecce, Nucleo della Polizia tributaria; quella del comando provinciale dei Carabinieri di Lecce, dello stesso giorno e quella della squadra mobile di Lecce del 2 marzo.

Lo stesso giorno il Comune di Casarano ha revocato l’incarico alla Cogea affidandolo alla Igeco, confermandolo con una seconda determina il giorno dopo. “Ero fermamente convinta di quello che facevo – ha dichiarato la commissaria al Tacco d’Italia -. All’inizio nessuno voleva venirmi dietro. Pensavano fossi pazza. Invece quando si lavora con alto senso delle istituzioni, le cose possono cambiare davvero”. I rapporti tra la Geotec e la Cogea sono tessuti su una ragnatela fittissima di intersezioni societarie. E portano lontano, al Nord, nella rossa Emilia, dove si innestano in due colossi capaci di trasformare la monnezza in oro: il Cns, il Consorzio nazionale servizi di Bologna, e la Lombardi ecologia di Conversano, per arrivare al sud del sud, a Botrugno, Gallipoli, Morciano di Leuca, dove è il cuore nascosto dei loro affari. Come si può tessere una tela così estesa e quindi inafferrabile?

L’anello di congiunzione tra la Geotec e la Cogea è l’Anci ambiente, con sede in via Pedone 6 a Gallipoli fino all’8 aprile del 2011, quando viene trasferita in un paesino di 7000 anime in provincia di Bologna, Pieve di Cento, in piazza Partecipanza 23. L’“Anci ambiente”, è partecipata da Demetra ambiente coop (legale rappresentante Vito D’Amico, di Morciano di Leuca) che è al 100% partecipata da Geotec. All’interno della compagine troviamo anche “Geco ambiente”, di cui è proprietario Gianluigi Rosafio, che l’anno scorso cancella l’azienda dalla Camera di commercio di Lecce e la trasferisce a Bologna, dove, con la stessa partita iva, cambia nome in “Formula servizi”. A questo punto l’incastro diventa ancor più fitto: della “Formula servizi” è proprietario e amministratore delegato il solito Gianluigi Rosafio e l’Anci ambiente compra anche quote della “Formula servizi”, che dunque fa parte della compagine di Anci e ne è a sua volta partecipata. Di Anci ambiente fanno parte alcune aziende ora in liquidazione: Antares (legale rappresentante Marilena Muci); All services; e “Progetto ambiente menhir”. Tenete a mente quest’ultimo nome perché tornerà nel racconto per vie inaspettate.

“Anci ambiente”, porta in giro per l’Italia il pesante fardello di siffatta compagine societaria, come se ne volesse far perdere le tracce. Dalla Camera di commercio di Lecce l’11 aprile dell’anno scorso si trasferisce in quella di Bologna; sta lì buona e ferma tre mesi e poi il 14 luglio si trasferisce alla Camera di Commercio di Foggia e qui, voilà, cambia nome in Cogea. Legale rappresentante tal Fabio Manni di Soleto e direttore tecnico tal Grecolini, compaesano di Manni. Vi dice niente questo nome? Esatto, lo stesso Grecolini che lavora per la Geotec, che nel frattempo ha trasferito la sua sede a Roma e che prima ancora lavorava per la ditta Rosafio, e che ha dei trascorsi pesanti nel Salento: nel 2005 è stato condannato in secondo grado a 4 mesi per danneggiamento aggravato perché era direttore tecnico della ditta di Rocco e Gianluigi Rosafio quando nel 2000 furono abbandonati all’interno di cave dismesse, per le campagne del Salento e anche all’interno della discarica di Burgesi, 200 fusti contenenti pcb, uno dei 10 rifiuti più pericolosi al mondo (LEGGETE QUI).

Quei rifiuti provenivano dalla Sea Marconi di Torino e furono smaltiti illecitamente nelle campagne da Rosafio & co, condannati a due anni e cinque mesi di reclusione perché Rocco era rappresentante legale e Gianluigi il gestore della società di trasporto rifiuti ritenuta responsabile del reato. Nella Cogea dunque, la società che aveva vinto con un ribasso eccezionale il bando per la gestione rifiuti a Casarano, vanno a confluire competenze, capitali, risorse umane della Geotec, tramite l’Anci ambiente. Non solo: l’Anci ambiente, che punta in alto e si trasferisce infatti al Nord, compra un ramo d’azienda della Lombardi ecologica per 400mila euro. Contratto che poi risulta annullato. Ma perché questo ripensamento? Non lo sappiamo ma possiamo fare un’ipotesi. I rapporti tra la Lombardi ecologia e l’Anci e dunque per la proprietà transitiva con la Cogea e la Geotec e i Rosafio, e giù giù fino al clan Scarlino, sono molto più stretti di quel che si pensi.

E non solo per legami di “sangue”, perché Luce Tiziana Scarlino, la figlia del boss della Scu Pippi Calamita, all’ergastolo, ha sposato Gianluigi, ma perché almeno per un certo periodo, finché è possibile provarlo, hanno condiviso il business dell’appalto da 60 milioni di euro per il servizio di gestione rifiuti dell’Ato 2 della provincia di Lecce. Il periodo è quello in cui Anci è a Bologna, associata nientepopodimeno che con la Lega delle cooperative. Insomma, è una cooperativa “rossa”. La Lombardi ecologia invece è una delle più grosse aziende che in Puglia gestiscano i rifiuti, e che ha vinto grandi appalti in Lombardia, a Mantova ed è in diversi appalti socia della Marcegaglia. L’appalto da 60 milioni dell’Ato2, presieduta dal rampante Silvano Macculi (Pdl, assessore al bilancio della Provincia di Lecce) se l’è aggiudicato in Ati con la Cns, il Consorzio nazionale servizi, una cooperativa rossa con sede a Bologna che mette insieme, leggiamo sul sito aziendale, oltre 230 imprese.

L’associazione temporanea d’impresa Cns+Lombardi ecologia gestisce l’appalto attraverso una società partecipata da entrambi, la “Progetto ambiente menhir” (ecco il nome che vi dicevo di tenere a mente), delegando parte del lavoro ad una cooperativa locale, la Supernova. Dopo poco la Menhir assume come dirigenti che gestiscono di fatto l’intero affair, indovinate chi? Esatto, proprio Gianluigi Rosafio e sua moglie Luce Scarlino, la figlia del boss. In quel periodo i due coniugi presenziano alle riunioni anche sindacali, non è un mistero, così come non è un mistero che Luce Scarlino, insieme a Simonetta Primiceri, ad di Geotec, si presentino ai tavoli provinciali per le concertazioni sindacali. Poi, quando la riunione si fa a porte chiuse e devono presenziare solo gli aventi delega, Scarlino esce. I testimoni di questi episodi sono tanti. E anche gli episodi.

Ma torniamo alla Supernova e ai suoi dirigenti d’eccezione. La Supernova per questa sua vicinanza con la famiglia Rosafio-Scarlino viene raggiunta dall’interdittiva antimafia della prefettura di Lecce e la Menhir, dopo poco viene messa in liquidazione. Ma fa in tempo ad attraversare come una meteora la storia aziendale dell’Anci ambiente, cioè la futura Cogea, cioè Geotec, lasciando traccia di una partecipazione all’interno degli incastri societari dell’Anci, appena trasferitasi a Bologna e ripulita grazie a questa sua nuova carta d’identità. L’Ati Cns-Lombardi, che vuole prendere le distanze dalla Supernova, marchiata a fuoco dall’interdittiva antimafia e che per questo non può più lavorare con gli enti pubblici, indovinate a chi dà incarico di fare quello che faceva la Supernova? Già, proprio all’Anci ambiente, cioè Geotec, futura Cogea.

E l’ombra della Sacra corona unita che era stata scaraventata fuori dalla porta rientra dalla finestra. Ma nessuno sembra avvedersene. Quanto è consapevole di questo legame l’Ati Cns+Lombardi ecologia? Pensiamo che lo sia molto, almeno quanto il peso di quel contratto del 29 marzo 2011 con cui l’Anci ambiente compra per 400mila euro un ramo d’azienda della Lombardi ecologia (contratto poi anato). Polverizzata in decine di partecipazioni societarie l’interdittiva antimafia che è a carico della Geotec, sembra disfarsi, perdersi. Geotec diventa inafferrabile e i suoi capitali frammentati in innumerevoli partecipazioni. I legami tra Lombardi ecologia, Cns e l’universo societario dei Rosafio diventano impalpabili.

Rosafio è stato condannato in secondo grado per “condotta mafiosa” in un altro procedimento, diverso da quello per l’abbandono dei fusti di pcb. La condanna per “condotta mafiosa” riguarda lo sversamento di liquami e rifiuti speciali nelle campagne e nei depuratori del basso Salento, monopolizzando il mercato con minacce e metodi mafiosi verso i concorrenti. Quel processo dovrà però essere ricelebrato in corte d’Appello a Lecce. Così ha stabilito la Suprema Corte. Ma questo, ha stabilito il Tar due giorni fa (LEGGETE QUI) è ininfluente rispetto all’interdittiva antimafia che nel frattempo hanno ricevuto Cogea e Geotec e che quindi rimane in piedi. Così come rimangono circolanti sul mercato gli imponenti capitali dell’impero occulto dei Rosafio: solo la Cogea ha un capitale da un milione e 600mila euro. Pronti per essere spostati, reinvestiti, trasferiti su altri lucrosi business.

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