Lecce. I 35 malati oncologici chiedono 1000 euro a testa alla Regione. Ma tre nel frattempo sono deceduti
“La pet si poteva fare anche al Perrino di Brindisi”. E’ questa l’unica contestazione avanzata ieri dalla Regione Puglia, difesa dall’avvocata Lucrezia Girone, nel corso dell’ultima udienza della causa di risarcimento danni che 35 pazienti, difesi dall’avvocato Massimo Todisco del Codacons, hanno intentato contro l’ente pubblico. Una contestazione che, secondo Todisco è irricevibile perché, trattandosi dell’ultima udienza, accettarla significherebbe violare il diritto di difesa, non potendo il Codacons produrre più controdeduzioni. La vicenda risale ad una anno fa e parte dal fatto che per una serie di cavilli e lungaggini burocratiche, i malati oncologici si sono visti costretti a pagare di tasca propria la Pet- Tac, nonostante l’unica Pet esistente in provincia, quella di Cavallino, avesse già ottenuto l’accreditamento ma non il budget regionale. Ora tra 15 giorni, è attesa la sentenza del giudice di pace Luigi Piri, davanti al quale sono sfilati i dirigenti regionali e Valdo Mellone, direttore generale della Asl di Lecce, per illustrare l’offerta delle pet, sia pubbliche sia private, in provincia di Lecce. Anche Nichi Vendola, presidente della giunta regionale, nei mesi scorsi è stato chiamato a testimoniare ma, in un primo momento si è avvalso del ‘legittimo impedimento’, per poi presentare delle brevi memorie che vanno nella direzione della tesi sostenuta dal Codacons. Vendola cioè ha confermato che nei primi sei mesi del 2011 non vi era alcuna pet pubblica in provincia e che l’unica pet privata accreditata non era in condizione di erogare il servizio in convenzione perché ancora non era stato assegnato il budget. I 35 malati oncologici hanno chiesto mille euro a testa, cioè la restituzione dei soldi spesi per effettuare la pet, più una somma simbolica come risarcimento del danno. Intanto tre di loro sono deceduti e sono stati i figli a portare avanti quella che è ormai un causa di principio.
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