Il battesimo, la prima violenza

La chiesa cattolica anticipa il rito al periodo post-nascita, facendolo discendere dalla necessità di salvare il neonato dalla responsabilità di un “peccato originale”

Di Giacomo Grippa Nella celebrazione della giornata internazionale dei diritti dell'infanzia non v' è stato alcun riferimento all'imposizione, di cui per me restano vittime i minori, del battesimo, vera e propria iscrizione ad una fede e del loro addestramento alle relative pratiche religiose. Come per tutte le violenze, il discorso sulle contraddizioni che le generano porta o viene da lontano. Già anticamente, da ultimo anche nel mondo ebraico, il rito d'ingresso ad una comunità confessionale richiedeva scrupolosa preparazione, quindi seguibile solo dagli adulti. La chiesa cattolica il rito d'ingresso lo anticipa al periodo post-nascita, lo fa discendere dalla necessità di salvare il neonato dalla responsabilità di un “peccato originale”, facendo leva, manipolandolo, sullo ius educandi dei genitori. Resta comunque pedagogicamente scorretto somministrare ai bambini una verità precostituita, culturalmente antiformativo, se si pensa che a scuola gli scolari vengono solo retoricamente sensibilizzati alla ricerca, alla verifica, allo spirito critico. Si registra invece la latitanza opportunistica degli opinionisti, degli intellettuali, ma principalmente dei cosiddetti pedagogisti sulla contraddizione e sul danno di questa imposizione. I confessionalisti fronteggiano questa fondata obiezione, sostenendo con subdola piattezza che dall'imposizione ci si può sottrarre, dal momento che l'insegnamento della religione è facoltativo o optando da adulti per la non credenza. Naturalmente vale sempre quell'azzeccato detto che l'abito non fa il monaco. Difatti in una associazione come l'Uaar, l'Unione atei ed agnostici, in cui ci si dovrebbe impregnare di pratica laica, di spazio alla libertà di pensiero e non imposizione verticistica e fenomeno di gregge, di appiattimento degli adepti al segretario, anche lui ben “unto”, proposi come data per una iniziativa nazionale sullo sbattezzo, proprio il 20 novembre. Ma l'unto non poteva consentire che venisse meno il suo primato, propose e fece passare invece la data in cui due coniugi, offesi in chiesa dall'orante per essersi sposati un Comune, persero la causa per diffamazione intentata contro il prelato, perché risultando battezzati, rimanevano soggetti al giudizio interno della gerarchia. Che cosa c'entrava con lo sbattezzo? Se sbattezzati o mai battezzati come potevano essere coinvolti direttamente da una predica? Tralasciamo i fedeli del papa degli atei uaarini, occupiamoci con più attenzione ed impegno della difesa dei diritti dei minori, gran parte dei quali, battezzati o meno, vivono in gravi ristrettezze, fino al sacrificio estremo della morte per fame e malattie. A fronte di giganteschi, spropositati, insopportabili livelli di privilegi, ricchezze e rapine di una parte ristretta dell'umanità. Aggiungo che durante il Concilio Vaticano Secondo fu riproposto lo spostamento del battesimo in età adulta. Fu istituita una Commissione di studio… non si sa se mai nata.

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