Pet Tac. Budget esaurito. Perrone scrive a Fiore

Lecce. La somma messa a disposizione del Centro Calabrese per le prestazioni in convenzione è terminata ed i pazienti hanno ripreso i viaggi della speranza

LECCE – Il sindaco di Lecce Paolo Perrone ha scritto nuovamente all’assessore regionale alla Sanità Tommaso Fiore per chiedergli di intervenire con tempestività al fine di garantire le prestazioni della Pet Tac al Centro di Medicina Nucleare Calabrese. La struttura sanitaria, infatti, ha esaurito il budget assegnatole dalla Regione Puglia per l’espletamento di prestazioni di Pet Tac. Le conseguenze sono devastanti per i pazienti salentini che dal 31 ottobre sono costretti nuovamente a rivolgersi fuori regione – peraltro sempre a spese della Asl e, quindi, della comunità – per effettuare questo importante esame. “E’ una situazione insostenibile – afferma il primo cittadino leccese – che si trascina avanti stancamente da tempo e che non trova una soluzione definitiva. Questo servizio è indispensabile per l’intero territorio salentino. Per questo ho invitato, ancora una volta, l’assessore Fiore ad intervenire con immediatezza per venire incontro alle giuste esigenze dei pazienti salentini che hanno necessità di utilizzare questa importante apparecchiatura sanitaria a causa di gravi patologie, evitando così di sottoporsi a lunghi e stressanti viaggi della speranza”.

28 ottobre 2011 Pet Tac. Il Codacons: ‘No a strumentalizzazioni’

LECCE – Non è una semplice causa risarcitoria perché in ballo c’è il diritto alla salute. E quando ci si muove in ambito oncologico, il diritto alla salute può voler dire il diritto alla vita. Il Codacons non ci sta a veder strumentalizzata la propria attività a difesa di alcuni malati oncologici salentini che hanno intentato causa contro la Regione Puglia per vedersi rimborsare i soldi spesi di tasca propria per effettuare un esame di Pet Tac presso il Centro di Medicina nucleare Calabrese di Cavallino a causa dell’assenza nel territorio di competenza della Asl Lecce di una Pet pubblica e di una privata in convenzione. E per effettuare alcune puntualizzazioni oggi l’associazione ha convocato una conferenza stampa alla quale hanno preso parte il coordinatore provinciale del Codacons Antonello Carpentieri, e gli avvocati Luisa Carpentieri, Piero Mongelli e Massimo Todisco.

I punti su cui si sono soffermati i rappresentanti dell’associazione a difesa dei consumatori sono cinque:

1. l’azione giudiziaria riguarda esclusivamente il risarcimento del danno subito dagli attori a causa della assenza nel territorio di Lecce di una Pet Tac pubblica e di una privata in convenzione, nel periodo in cui hanno dovuto eseguire l’esame;

2. l’azione non riguarda i rapporti fra Centro Calabrese e Regione Puglia, come invece dichiarato dall’assessore Tommaso Fiore; il Codacons difende il diritto dei cittadini ad avere un servizio pubblico parametrato a elevati standards di qualità ed efficienza, ma non interviene nell’iter di accreditamento e convezione con la struttura privata Calabrese o con altra struttura privata in convenzione;

3. l’azione non è, come dichiarato dall’avvocato Colaianni della Regione Puglia, “solo un’azione di risarcimento danni”, ma è una azione di risarcimento danni conseguente alla violazione di uno dei diritti fondamentali della persona: il diritto alla salute;

4. l’interrogatorio formale del presidente della Regione Puglia è un ordinario strumento di prova che è stato ritualmente ammesso dal giudice di pace, anche in assenza di una puntuale opposizione della Regione Puglia e può essere reso solo dal legale rappresentante della Regione Puglia che non può delegare o inviare contributi scritti;

5. il presidente Vendola non si è avvalso del “legittimo impedimento speciale”, sia perché esso poteva invocarsi solo nel processo penale, sia perché la norma che lo ha introdotto nell’ordinamento italiano è stata abrogata con referendum del giugno 2011, sia perché in ogni caso non sarebbe stato a lui applicabile (riguardava solo le alte cariche dello Stato: presidente del Consiglio e ministri).

 

26 ottobre 2011 Pet Tac. Vendola non si presenta all’udienza

LECCE – Era previsto per oggi l’interrogatorio di Nichi Vendola, chiamato a testimoniare nell’ambito della causa di risarcimento intentata contro la Regione Puglia da parte di 35 pazienti oncologici difesi dall’avvocato Massimo Todisco del Codacons. Tuttavia il presidente della Regione non si è presentato all’udienza; in sua vece ha mandato la funzionaria della Regione Rossella Caccavo. Circostanza contro la quale si è opposto l’avvocato Todisco, che ha sollevato l’impossibilità di delegare una testimonianza che per sua natura ha il carattere ella soggettività, ed chiesto dunque al giudice che l’udienza venisse rimandata. L’obiezione di Todisco è stata accolta. La prossima udienza avrà luogo il 23 novembre. I 35 malati oncologici hanno fatto causa alla Regione in quanto per una serie di lungaggini burocratiche, sono stati costretti a pagare di tasca propria la prestazione di Pet Tac, nonostante l’unica Pet presente in provincia, quella di Cavallino, fosse pronta per erogarle in regime di convenzione.

 

30 settembre 2011 Pet Tac. Firmato il contratto Calabrese-Asl

CAVALLINO – Dal prossimo lunedì sarà nuovamente possibile effettuare gli esami Pet Tac in regime di convenzione presso il Centro di Medicina Nucleare Calabrese di Cavallino. Il contratto tra la struttura di diagnostica e la direzione generale della Asl di Lecce è stato firmato stamattina mettendo finalmente fine ad una storia lunga anni. I pazienti potranno prenotare direttamente al numero di telefono 0832/612120, al numero di fax 0832/614545 o all’e-mail [email protected]. Il contratto firmato oggi non costituisce, tuttavia, la soluzione definitiva al problema. L’esame potrà infatti essere erogato a carico del Sistema sanitario regionale solo fino al 31 dicembre 2011. “Si tratta comunque di una notizia importantissima per tutti i malati oncologici residenti in provincia di Lecce – spiega Giuseppe Calabrese, legale rappresentante del Centro – che, seppure per un periodo di tempo definito, potranno prenotare ed effettuare l’esame in tempi molto rapidi e all’interno della propria provincia. Già da subito insieme alla Regione e all’ASL di Lecce lavoreremo per trovare delle soluzioni per l’anno 2012”.

 

29 settembre 2011 Pet tac. I malati chiamano in causa Vendola

I malati oncologici salentini costituiti contro la Regione Puglia chiamano in causa Vendola. L’interrogatorio del presidente della Regione si terrà il 26 ottobre, ed è stato ammesso dal giudice di pace Luigi Piro di Lecce nella causa di risarcimento danni che 35 pazienti, difesi dall’avvocato Massimo Todisco del Codacons, hanno intentato contro l’ente pubblico. Il motivo? Per una serie di cavilli e lungaggini burocratiche della Regione, si sono visti costretti a pagare di tasca propria la Pet- Tac, nonostante l’unica Pet esistente in provincia, quella di Cavallino, privata-convenzionata, fosse pronta per erogarle in regime di convenzione.

La domanda che verrà posta a Vendola dall’avvocato Massimo Todisco del Codacons, che difende i malati, sarà: “Vero è che nell’ambito di competenza del territorio della Asl-Le nel periodo gennaio-marzo 2011 non era allocata presso le strutture sanitarie pubbliche alcuna macchina Pet“? La risposta ovviamente non potrà che essere: “Si”. La seconda domanda: “Vero è che nello stesso periodo gennaio-marzo 2011 non vi era alcuna struttura privata accreditata che potesse fornire in convenzione il servizio“? Qui la risposta sarebbe: “Ni“, ma il giudice non lo ammetterebbe come prova.

Perché è proprio su questa questione che la Regione si è incartata su se stessa. La situazione si presta a commenti dai toni grotteschi, se non fosse che invece parliamo della tragedia per alcuni malati oncologici di non potersi curare in casa propria, di essere costretti a pagare per l’esame Pet Tac 700 euro, di essere costretti a scegliere tra curarsi altrove o non curarsi affatto. I fatti. Il 7 giugno scorso dopo una guerra di carte bollate durata anni e cause vinte di fronte al Consiglio di Stato, la Pet di Cavallino del Centro di medicina nucleare Calabrese ha firmato la convenzione con la Regione. Una sorta di ratifica dell’accreditamento ricevuto l’anno prima, cioè dello status formale che permette ad un privato di erogare prestazioni sanitarie in convenzione con la Asl, facendo pagare ai pazienti il solo ticket e ricevendo poi il rimborso da parte dell’ente pubblico.

Per la Pet di Cavallino e per i malati oncologici della provincia di Lecce però la convenzione con la Asl non ha avuto effetti concreti. Cioè il Centro Calabrese non ha potuto eseguire la Pet in regime di convenzione perché la Asl non ha fissato il budget di spesa dando come giustificazione ufficiale la mancanza di fondi. Peccato però che la Asl spenda ogni anno due milioni per le Pet eseguite fuori regione, che costano circa 1200 euro l’una, contro gli 800 che farebbe pagare Calabrese, e peccato che fissare il budget sia un atto dovuto, una volta avuto l’accreditamento. Ma tant’è. Attribuire il budget ad un privato convenzionato è un obbligo di legge, perché è la legge a stabilire quante e quali strutture possono ricevere l’accreditamento. E per la provincia di Lecce un regolamento regionale (14 del 2009) stabilisce che ce ne possano essere due.

Ci sarebbe dunque spazio e, purtroppo, anche pazienti, per una seconda Pet. Quella pubblica, appunto, che la Asl ha dichiarato di voler acquistare, avviando a breve le procedure di gara.

Per comprarla, ha affermato Valdo Mellone, direttore generale della Asl, ci sono anche i fondi, statali, che provendono dalla legge sull’edilizia ospedaliera, la n.67 del 1988. Servono tre milioni per comprare la seconda. Intanto la prima non può erogare in regime di convenzione la Pet. Dunque, non avendo la possibilità di andare fuori regione, sia perché debilitati sia perché si sarebbero dovuti sobbarcare i costi di viaggio, vitto e alloggio, i malati oncologici salentini hanno pagato la Pet e poi, attorno al Codacons, si sono organizzati per avviare una sorta di class action contro la Regione, intimandola a rimborsarli, chiedendo il risarcimento del danno pari al costo sostenuto. L’associazione dei consumatori ha infine diffidato la Regione, che a cascata ha intimato la Asl a fissare immediatamente il budget per poter finalmente garantire la pet-tac ai pazienti, dietro il solo pagamento del ticket.

Nel frattempo l’associazione “Sos per la vita”, presidente Rita Tarantini, con numerosi sportelli in diversi Comuni salentini ha intrapreso una nuova raccolta firme – con la prima ne aveva raccolte 5000 – per sensibilizzare ancora una volta le istituzioni sulla necessità di un servizio Pet nel territorio della provincia di Lecce. Un dettaglio: il giudice di pace non ha ammesso come prove istruttorie le testimonianze dei medici oncologi a cui il CODACONS avrebbe voluto chiedere se è vero che quei malati sono malati di tumore e se è vero che per loro la pet era urgente. Il giudice non ha ammesso queste domande perché ha ritenuto scontato che se una persona deve fare la pet è perché è malata e se è malata di tumore fare la Pet è urgente. Un sillogismo di cui la Regione continua ad ignorare il contenuto.

 

27 settembre 2011 Pet Tac. ‘Da Mellone il budget entro la settimana’

LECCE – La delibera tra la Asl di Lecce e lo studio Calabrese che prevede il budget da destinare per la Pet sarebbe stata firmata. Ad annunciarlo, durante il convegno della Cisl sulla sanità, è stata la vicepresidente della Regione Puglia Loredana Capone, la quale non ha però reso noto l’ammontare del budget stabilito né con precisione quando sarà erogato alla struttura di Medicina nucleare di Cavallino. Stando a quanto ha riferito la Capone, il direttore generale dell’Asl Lecce Valdo Mellone ha assicurato che entro questa settimana firmerà la convenzione per l’assegnazione dei fondi a Calabrese.

“Si interviene in tal modo – ha assicurato la vicepresidente della Regione – per ridurre la mobilità passiva dei pazienti salentini turbati dal rischio di patologie fortemente impattanti su di loro e sulle loro famiglie. Poter fare la Pet Tac a Lecce – ha aggiunto – era un’aspettativa meritevole di assoluta attenzione e, una volta compiuta tutta l’istruttoria dovuta, non si poteva aspettare di più. Venire incontro a chi sta male è un preciso dovere delle istituzioni e ringrazio il direttore Mellone per la sensibilità dimostrata”. Una sensibilità che si dovrà trasformare in fatti. E anche in tempi brevi, visto che è stato lo stesso Mellone a darsi scadenza una settimana.

 

21 luglio 2011 Pet Calabrese. Si mobilitano i sindaci

di Maria Luisa Mastrogiovanni

L’attesa di risposte è difficile da sopportare. Soprattutto se da quelle risposte dipende la sorte di tanti cittadini. Aggrappati al filo della speranza e ad una data – quella della riattivazione del servizio di Pet-Tac in convenzione presso il Centro di medicina nucleare Calabrese – che viene continuamente spostata in avanti. Il prossimo 30 luglio sarà il primo anniversario dall’inaugurazione della prima e unica Pet-Tc del Salento, una tecnologia di cui il territorio aveva estremo bisogno, in quanto prima che venisse attivata, chi era affetto da patologie oncologiche era costretto a spostarsi lontano da casa per accedere alla diagnosi. Dopo un anno la struttura di Cavallino ancora attende l’assegnazione del budget necessario a garantire gli esami.

Una situazione paradossale, se si pensa che l’accreditamento ufficiale del Centro – l’ultimo tassello formale di un mosaico ridotto in mille pezzi – è arrivato lo scorso 7 giugno, dopo innumerevoli rinvii e ritardi rispetto ai tempi previsti. Talmente paradossale che l’opinione pubblica e le amministrazioni locali non hanno potuto restare indifferenti ed hanno dato vita alla campagna “Una Pet per la vita” che si snocciola in iniziative di vario tipo che sensibilizzino l’opinione pubblica ai numerosi non sense di questa vicenda. “I sindaci dei Comuni in quanto rappresentanti di istituzioni pubbliche – ha commentato Paolo Perone, primo cittadino leccese – hanno il dovere di garantire i servizi ai cittadini. E tra questi non si può prescindere dalla tutela della salute. E allora non capisco perché, se esiste un servizio importante per i cittadini, che il pubblico non è riuscito a garantire, ma il privato sì, lo si debba ostacolare e non incoraggiare”.

Perrone, uno dei sindaci più critici nei confronti dello stallo in cui si è arenata la questione Pet, nelle scorse settimane aveva inviato una lettera all’assessore regionale Alla Sanità Tommaso Fiore, sollecitandolo a sbloccare l’assegnazione del budget al Centro Calabrese. Altrettanto hanno già fatto Michele Lombardi (Cavallino) ed Ettore Caroppo (Minervino), che ha anche intrapreso una raccolta firme che sta riscuotendo l’adesione sperata. Anche Costantino Giovannico, primo cittadino di Lizzanello, ha fatto presente l’intenzione del suo Comune di appoggiare ogni iniziativa a sostegno della riattivazione del servizio nel Salento. Sulla stessa lunghezza d’onda Giuseppe Fracella, assessore ai servizi sociali di Nardò, secondo il quale “è il momento di fare fronte comune nell’interesse dei tanti salentini costretti a spostarsi per eseguire l’esame”.

Intanto per il 27 luglio è prevista una decisiva udienza del Tar di Lecce che potrebbe definitivamente assegnare il budget, scavalcando la Regione. Per l’indomani, il 28 luglio, è fissato un incontro tra l’amministratore del Centro, Giuseppe Calabrese, ed il nuovo direttore dell’Asl Lecce Valdo Mellone.

Per quella data i giochi potrebbero, ed a questo punto è auspicabile, già fatti.

5 luglio 2011 Pet-Tac. Perrone: ‘Situazione intollerabile’

LECCE – Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, interviene sulla vicenda della Pet-Tac, ancora in attesa di una soluzione. “E’ intollerabile – scrive il primo cittadino leccese in una lettera inviata all’assessore alla Sanità della Regione Puglia, Tommaso Fiore – che tanti cittadini siano costretti a migrazioni sanitarie con notevoli difficoltà ed esborsi economici per sottoporsi ad una prestazione Pet-Tac”. Per queste ragioni Perrone chiede all’assessore rassicurazioni “al fine di sbloccare una situazione che arreca gravi disagi ai cittadini dell’intero territorio salentino”.

 

25 giugno 2011 Pet-Tac. ‘La Asl assegni il budget’

di Maria Luisa Mastrogiovanni

C’eravamo quasi. Perché in effetti sembrava mancasse davvero poco alla riattivazione del servizio di Pet-Tac a Cavallino, convenzionato con il servizio sanitario regionale. Mancava che la Asl di Lecce stabilisse il budget da destinare alla copertura delle prestazioni.

Anche l’ultimo passaggio formale, la firma tanto attesa da parte della Regione, era arrivato. In ritardo, il 7 giugno – tre mesi dopo le rassicurazioni fornite dall’assessore al ramo Tommaso Fiore – ma era arrivato. Dunque tutto risolto? Tutt’altro.

La settimana scorsa, alla richiesta avanzata da parte di Giuseppe Calabrese, amministratore unico della struttura, al direttore della Asl leccese, Franco Sanapo, sull’ammontare delle risorse che aveva in mente di riservare a Cavallino e su quando prevedesse erogarle, la risposta, con il pieno consenso della commissaria straordinaria Paola Ciannamea, è stata un secco “Non abbiamo i soldi”.

Due giorni fa la nuova puntata della storia: il “Servizio accreditamento e programmazione sanitaria della Regione Puglia – Area politiche per la promozione della salute, delle persone e delle pari opportunità”, ha inviato una lettera al direttore generale della Asl di lecce, al sindaco di Cavallino, e al centro Calabrese in cui in tre righe secche intima la Asl di Lecce a provvedere, a norma di legge, a tutti gli adempimenti dovuti. Ossia: la Asl di Lecce fissi il budget per la Pet-tac e trovi i soldi per attivare immediatamente e in regime di convenzione, la Pet-tac. Un groviglio e un rimbalzo di competenze per cui, come al solito, a farne le spese sono i cittadini.

“Dopo il tanto atteso “via libera” da parte della Regione Puglia – l’ultimo passaggio formale per sbloccare l’assegnazione del budget da parte della Asl di Lecce alla nostra struttura, dice Giuseppe Calabrese, amministratore del Centro omonimo -, sembrava che tutto fosse ormai in via di risoluzione. Ma non è stato così, anzi.

L’azienda sanitaria salentina, per bocca del dott. Franco Sanapo e del commissario straordinario dott.ssa Paola Ciannamea, ha dichiarato di non avere i fondi da destinare al servizio diagnostico. Una risposta che ci ha lasciati perplessi ed indignati, esattamente come quei tanti pazienti che avevano riposto speranza nella riattivazione del servizio”. L’associazione “Sos per la vita”, presidente Rita Tarantini, con numerosi sportelli in diversi Comuni salentini infatti ha intrapreso una nuova raccolta firme per sensibilizzare ancora una volta le istituzioni sulla necessità di un servizio Pet nel territorio della provincia di Lecce. Ed il Comune di Minervino – dove ha sede uno sportello “Sos per la vita” – ha già annunciato di voler convocare un Consiglio comunale monotematico sulla Pet. Intanto Giuseppe Calabrese continua a garantire le prestazioni a prezzi di costo, ossia 700 euro invece di 1000, poiché sono tanti i pazienti che si sono rivolti al Centro. Aumentano anche quelli che, una volta pagati di tasca propria i 700 euro per fare la Pet, si rivolgono poi al Codacons per avviare una causa collettiva contro la Regione per farsi restituire i soldi.

Ad oggi sono una ventina i pazienti che hanno avviato la pratica, ed altrettanti quelli che lo faranno entro settembre. Il Codacons ha infine diffidato la Regione, che, come detto, ha intimato la Asl, a fissare immediatamente il budget per poter finalmente garantire la pet-tac ai pazienti, dietro il solo pagamento del ticket.

 

21 giugno 2011 Pet Calabrese. Pagliaro: ‘Un paradosso’

LECCE – “Una situazione a dir poco paradossale”. E’ il commento di Alfredo Pagliaro, assessore alla Sanità del Comune di Lecce sulla questione della mancata riattivazione del servizio di Pet-Tac convenzionato presso il centro Calabrese. Una riapertura sospirata e poi di fatto negata dalla Asl per “mancanza di fondi”, nonostante il “a osta” espresso dalla Regione. “Non si capisce perché non si attivi a Lecce la Pet Tac al Laboratorio Calabrese – ha dichiarato l’assessore -, unica struttura in provincia di Lecce a possedere questa fondamentale apparecchiatura utilizzata, in particolare, dai malati di tumore. L’azienda sanitaria leccese invia a proprie spese la Pet Tac (questo mese sono quattro extra tetto di spesa) nei centri di Brindisi e San Giovanni Rotondo e non le attiva, invece nelle strutture sanitarie leccesi. E’ mai possibile – ha aggiunto – che la Pet Tac dello studio Calabrese pur essendo a 500 metri dalle strutture ospedaliere non debba essere utilizzata in attesa che vengano definiti i tetti di spesa dalla Regione Puglia”?

Il dottor Giuseppe Calabrese, titolare del Laboratorio, ha denunciato questa situazione al Tribunale per i diritti del malato. La struttura sanitaria privata si è resa disponibile addirittura a mettere a disposizione un’autoambulanza per prelevare i pazienti dalle strutture ospedaliere pur di “liberarli” dall’ennesimo viaggio con destinazione Brindisi o San Giovanni Rotondo. “In tal modo – ha spiegato Pagliaro – si otterrebbe un notevole vantaggio in termini di tempi di percorrenza e di costi e si accorcerebbero peraltro i tempi per effettuare una diagnosi.

Per queste ragioni, Pagliaro ha scritto ieri una lettera ai vertici sanitari della Asl “per conoscere con esattezza le motivazioni per le quali i pazienti vengono ‘inviati’ in due strutture fuori provincia e se, i costi a carico della Asl sono inferiori rispetto a quelli che dovrebbero essere pagati allo studio Calabrese, uno studio oltretutto super attrezzato e accreditato alla Pet Tac. Ci auguriamo – ha concluso – che si tratti solo di un semplice disguido e che si possa porre rimedio immediatamente a questa iniqua situazione per venire incontro alle esigenze di numerosissimi ammalati di cancro”.

Sulla “paradossale” situazione è intervenuto anche Ugo Lisi, deputato salentino del Pdl. “Fossimo in un’altra regione – ha dichiarato – la famiglia Calabrese sarebbe considerata benefattrice del territorio, dal momento che ha investito capitali, risorse umane ed energie per consentire che i leccesi e i salentini abbiano, come tutti gli altri pugliesi, la Pet Tac. E invece no! In quella che con troppa fretta qualcuno si ostina e definire la Puglia migliore, c’è anche spazio per una sorta di accanimento contro quel laboratorio diagnostico che subisce, probabilmente, l’onta di essersi più e più volte appellato all’assessore regionale alla Sanità, per chiedere rispetto e dignità”. “Su questioni fondamentali quali il diritto alla salute dei cittadini – ha aggiunto il parlamentare – è bene non fare mai demagogia. E proprio per questo non voglio parlare in questa sede di viaggi della speranza, dal momento che dinanzi a queste parole qualcuno ha avuto l’ardire di sostenere che recarsi a Brindisi o a San Giovanni Rotondo, non è poi un così lungo viaggio, non potendosi avere ogni cosa nel proprio giardino. Nulla di più falso. Questa è demagogia, quando si è in gravi condizioni di salute, o quando si ha il timore di esserlo, anche il tratto di strada che ci separa dal nostro medico curante, carico com’è di ansia e preoccupazione, assume i contorni del lungo viaggio. Auspicare l’immediato intervento della Regione non soltanto è opportuno, ma anche necessario. Alla famiglia Calabrese dovremmo tutti portare la testimonianza di un impegno professionale che è qualcosa in più di un mestiere e che, molto spesso, si avvicina, invece, alla missione”.

 

16 giugno 2011 Pet Calabrese. La Regione dà l’ok. La Asl non ha i soldi

LECCE – La riapertura della Pet-Tac presso il Centro di Medicina nucleare Calabrese sembrava cosa fatta e invece non è così. All’indomani dal via libera ufficiale da parte della Regione Puglia all’accreditamento istituzionale (era il 7 giugno) della struttura di Cavallino, titolare dell’unica Pet-Tac per la diagnosi precoce dei tumori in provincia di Lecce, la Asl di Lecce ha di fatto vanificato gli sforzi compiuti per dotare il Salento dell’importante tecnologia.

Il sospirato documento che ha concesso l’accreditamento del Centro e che, a dire dell’Asl, rappresentava l’unico ostacolo alla concessione del budget per l’inizio dell’attività in convenzione col Sistema sanitario regionale, con enorme risparmio per le casse della Puglia e per le famiglie degli ammalati, si è rivelato senza valore. Perché alla richiesta da parte di Giuseppe Calabrese, amministratore unico della struttura, al direttore della Asl leccese, Franco Sanapo, sull’ammontare del budget che aveva in mente di riservare a Cavallino e su quando avesse previsto di erogarlo, la risposta, con il pieno consenso della commissaria straordinaria Paola Ciannamea, è stata un secco “Non abbiamo i soldi”. Poche e secche parole che hanno interrotto bruscamente un percorso giusto a compimento dopo una serie estenuante di battaglie, da parte degli amministratori del Centro ma soprattutto da parte delle tante persone che, salentine, hanno bisogno della Pet e sono pertanto costrette ad effettuarla fuori territorio.

“Non si fa in tempo a gioie per una buona notizia che puntualmente ci si ritrova a commentare l’amara realtà – ha commentato il legale del Centro Calabrese Gaetano Messuti – . Dopo la nota da me diffusa sull’avvenuto accreditamento istituzionale della Pet-Tc di Calabrese, oggi apprendo che l’Asl non è disponibile a concedere il necessario budget. Si tratta di una situazione insostenibile che va a danno di centinaia di pazienti oncologici e che spero troverà rapida soluzione”. In attesa di risvolti e di un chiarimento da parte della Asl, domani avrà luogo una conferenza stampa presso lo studio dell’avvocato Giangi Pellegrino, nella quale verranno nuovamente resi noti dati che dimostrano lo sperpero di denaro pubblico che una tale decisione comporterà per il territorio. Pubblichiamo di seguito la lettera di un paziente del Centro Calabrese.

 

// Pet fuori Lecce? Una mattanza Salve, vi scrivo la seguente e-mail per avere informazioni se il servizio Pet in convenzione è stato sbloccato. In tal caso saremmo costretti ad andare a Bari, dove si assiste giornalmente a una vera mattanza; in effetti sembra un vero e proprio mattatoio, privacy neanche a pensarci lontanamente. Le precedenti 2 volte che mia suocera ha effettuato la Pet da Voi, abbiamo riscontrato una professionalità di tutto il personale ai massimi livelli per non parlare della struttura all’avanguardia e ci siamo sentiti orgogliosi di essere salentini; ma come tutte le cose che funzionano nel nostro paese tardano a emergere, ma siamo sicuri e fiduciosi che la spunterete in quanto lo meritate Voi tutti. Certo della vs comprensione e dello sfogo Vi auguro un buon lavoro restando in attesa di un Vs riscontro. Lettera firmata

 

8 giugno 2011 Pet Calabrese. Ok dalla Regione

BARI – Sono passati tre mesi e la firma promessa (era il 19 marzo) è finalmente arrivata: la Regione ha dato il via libera ufficiale all’accreditamento istituzionale per il “Centro di Medicina Nucleare Calabrese”, titolare dell’unica Pet-Tac per la diagnosi precoce dei tumori in provincia di Lecce. L’importante macchinario ritorna dunque nella disponibilità del territorio salentino e dei tanti pazienti che, sempre più numerosi, hanno bisogno di farvi ricorso.

Dopo un lungo braccio di ferro è stato dunque finalmente superato il più complicato ostacolo posto dall’Amministrazione regionale al fine di consentire a migliaia di pazienti di effettuare l’esame presso il Centro di Cavallino e non dover più sostenere i “viaggi della speranza” verso altre strutture del centro-nord Italia. Si tratta, tuttavia, solo di un timido passo in avanti in un iter che sembra così assumere dimensioni titaniche. Perché infatti, adesso, per dare sostanza all’accreditamento istituzionale, è necessario procedere all’assegnazione del budget per la struttura salentina e completare l’intesa con l’Asl di Lecce per le prestazioni riservate ai ricoverati.

Siamo pressappoco al punto di partenza, con l’unica piccola differenza che ora la firma c’è. A quasi un anno di distanza dall’inaugurazione della struttura, diventa infatti indispensabile più che mai essere più celeri, completare l’iter burocratico con l’assegnazione di un tetto adeguato alle esigenze del territorio e garantire il funzionamento dell’unica struttura di Pet-Tac della provincia di Lecce. Ma se il finanziamento previsto dovesse essere irrisorio – ci auguriamo di no – si aprirebbe un nuovo capitolo della questione e la soluzione al problema apparirebbe nuovamente lontana.

 

19 marzo 2011 Pet Calabrese. Via libera dalla Regione

La firma non c’è ancora, ma sarebbe solo questione di tempo e poi l’autorizzazione all’erogazione delle prestazioni diagnostiche della Pet Tac (del Centro “Calabrese” di Cavallino) da parte della Regione Puglia, a carico del sistema sanitario regionale (dunque gratis per i cittadini) dovrebbe essere cosa fatta. Il condizionale purtroppo è d’obbligo in questa questione, che più volte ha visto schiarite e nuovi annuvolamenti quando sembrava che la soluzione fosse ormai vicina. Ad ogni modo, la tregua dovrebbe essere stata sancita. Così è sembrato ieri, in seguito all’incontro tra il legale del Centro di medicina nucleare Calabrese, Gianluigi Pellegrino, l’assessore alla Sanità Tommaso Fiore e la commissaria straordinaria dell’Asl Lecce Paola Ciannamea.

E’ stato proprio l’avvocato Pellegrino a far sapere che le parti si sono chiarite e che l’assessore Fiore ha formalmente promesso che velocizzerà le procedure autorizzative e sbloccherà la situazione entro il 30 marzo, per evitare che i salentini debbano necessariamente ricorrere alle prestazioni a pagamento. Entro fine mese è attesa anche la delibera che fisserà il budget assegnato alla struttura diagnostica. Una buona notizia – e ci auguriamo che venga confermata dai fatti – per i cittadini leccesi e della provincia che sono costretti a recarsi a Brindisi se non fuori regione per poter eseguire tutti gli accertamenti.

 

12 marzo 2011 – Pet Calabrese. ‘Fiore convochi un tavolo sul tema’

“L’assessore Fiore convochi i consiglieri regionali salentini intorno ad un tavolo e relazioni sulla vicenda dell’unica Pet Tac presente nel Salento, quella del Centro di medicina nucleare del dott. Calabrese, che da gennaio ha sospeso l’erogazione delle prestazioni a causa del ritardo nei rimborsi”. L’invito è del presidente del Gruppo Udc alla Regione Puglia, Salvatore Negro, che interviene nel dibattito sulla Pet Tac del Centro Calabrese di Cavallino che da luglio 2010 ha pagato più di 1000 prestazioni salvavita in attesa del rimborso da parte della Asl.

“La correttezza istituzionale e politica che ci contraddistingue – ha proseguito il capogruppo Udc – ci spinge a non giungere a conclusioni affrettate, sull’onda delle spinte mediatiche. Ma non si può giocare sulla pelle dei cittadini ai quali occorre fornire risposte concrete. L’assessore Fiore deve spiegare come stanno le cose e come può la Regione Puglia permettere la sospensione di un servizio indispensabile e insostituibile nella diagnosi dei tumori come quello della Pet Tac, alimentando i cosiddetti viaggi della speranza e aggiungendo ulteriori disagi a chi è affetto da gravi patologie tumorali e alle loro famiglie”.

Secondo Negro, dunque, l’assessore Fiore dovrebbe invitare tutti i consiglieri regionali del Salento intorno ad un tavolo e relazionare sulla vicenda, ascoltando pareri ed opinioni che possono contribuire ad individuare una soluzione al problema. “Un passaggio doveroso per la politica – ha aggiunto – soprattutto in un periodo in cui spinte localistiche denunciano un presunto ‘baricentrismo’ dell’azione di governo regionale”.

 

10 marzo 2011 Pet. Se ne discute in tribunale. L’assessore rinvia

di Maria Luisa Mastrogiovanni

LECCE – Quella di oggi sarà una giornata cruciale per la sanità salentina. Lo sarà soprattutto per due cittadini residenti nella provincia di Lecce. E’ fissata per oggi infatti l’udienza convocata d’urgenza ex art.700 presso il tribunale civile nella quale verrà discusso il loro caso. Affetti da gravi patologie tumorali e pertanto impossibilitati a spostarsi fuori territorio per sottoporsi all’esame diagnostico di Pet-Tc, hanno bisogno di effettuarlo necessariamente presso il Centro di Medicina nucleare Calabrese, che si trova a Cavallino ed è il più vicino a “casa”.

E, data la mancanza di disponibilità economica, vorrebbero effettuare l’esame in convenzione con il Sistema sanitario regionale. Tuttavia, da quando la Asl ha bloccato le prestazioni Pet in convenzione presso la struttura Calabrese, sostenendo di non disporre dei necessari fondi per acquistarle (eppure, per legge, alla Regione tocca pagare le prestazioni fuori territorio, circa due milioni di euro all’anno) per i due pazienti salentini è iniziato un calvario.

In provincia infatti non esistono altri centri che dispongano di Pet e nell’intero territorio regionale ce ne sono solo tre: uno a San Giovanni Rotondo e uno a Brindisi, più una Pet mobile a Bari; un numero nettamente inferiore rispetto al bisogno (almeno una Pet ogni 750.000 abitanti). Rivolgersi ad una di queste strutture, praticamente al collasso, comporterebbe tempi di attesa lunghissimi. Un’attesa che i due pazienti non possono permettersi. Ciò che manca ai malati oncologici è infatti proprio il tempo. Il tempo in attesa della diagnosi, soprattutto, quando si vorrebbe conoscere prima possibile lo stato d’avanzamento della patologia per poter ricorrere, altrettanto in fretta, alla terapia.  Assistiti dall’avvocato Gaetano Messuti, i due cittadini chiedono pertanto che la Asl paghi per loro l’esame presso il Centro Calabrese.

Non si terrà, invece, l’incontro ufficiale convocato presso la sede dell’assessorato alla Sanità. E’ stato lo stesso assessore Tommaso Fiore a rimandarlo a mercoledì prossimo per sopraggiunti impegni istituzionali che nella giornata di oggi lo porteranno fuori regione. E’ un deja vu. La riunione in assessorato viene rimandata per la seconda volta.

Fissata per lo scorso 3 marzo, infatti, non si tenne perché l’assessore comunicò di essere impegnato a Roma, salvo poi tenere una conferenza stampa, lo stesso giorno, proprio presso la sede dell’assessorato, in via Caduti di tutte le guerre, ovvero proprio lì dove sarebbe dovuto tenersi l’incontro sulla Pet.

Si allungano ulteriormente i tempi di definizione della questione, che invece sembrava quasi giunta a conclusione, soprattutto da quando, nell’udienza al Tar del 16 febbraio, l’avvocata dell’Amministrazione sanitaria Giovanna Corrente aveva manifestato la disponibilità ad accogliere le richieste del Centro Calabrese a seguito della presentazione di una semplice istanza di accreditamento, regolarmente protocollata il giorno successivo.

Le dichiarazioni della legale collidono con quanto sostenuto pubblicamente dall’assessore Fiore, che aveva dichiarato che per accreditare la struttura Calabrese al Ssr si sarebbe resa necessaria la convocazione di una conferenza dei servizi. Lo smentiscono le “carte”.

 

// Fiore fuori onda su Pet: “Mi sono rotto”

Sarà stata solo una caduta di stile, forse solo una banale disattenzione. Ma proprio non ci voleva per l’assessore Tommaso Fiore, già alle prese con questioni sanitarie non di poco conto. In un’intervista rilasciata ieri all’emittente televisiva salentina Telerama, Fiore ha garantito che avrebbe risolto in poco tempo la questione Pet Calabrese, che da tre mesi blocca le prestazioni del necessario esame diagnostico in convenzione presso la struttura di Medicina nucleare di Cavallino.

Fin qui niente da eccepire, sempre che voglia effettivamente mantenere fede alle proprie dichiarazioni. Ma poi è andato oltre ed il nastro ha registrato. Ciò che certamente avrebbe preferito tacere: termini crudi e poco eleganti per definire la faccenda, espressioni “da strada” per commentare lo stato dei fatti.

La cosa non ha lasciato indifferenti gli ambienti della politica. Il primo a scattare è stato Rocco Palese, capogruppo del Pdl in Regione, che proprio non ha digerito quel “mi sono rotto” pronunciato a denti stretti. “Capiamo il nervosismo – ha commentato Palese con dubbia accondiscendenza – ma è strano che Fiore, da stimato medico, non comprenda che se lui si è rotto, ancor di più, e più legittimamente, si sono ‘rotti’ i pazienti oncologici che dal 1 gennaio scorso sono stati privati della Pet per decisione della Regione”. Difficile obiettare.

L’augurio di Palese è che l’assessore Fiore mantenga fede alle promesse e risolva davvero il problema in tempi brevi, “onde evitare – ha aggiunto il capo dell’opposizione regionale – altre censurabili ‘rotture’ e ai pazienti salentini disagi, sofferenze ed insofferenze che non meritano. Al danno non si può aggiungere anche la beffa”.

 

25 febbraio 2011 Pet. Nell’Amministrazione sanitaria ‘miopia e strabismo’

LECCE – L’Amministrazione sanitaria regionale e locale sarebbe affetta da “miopia” e “strabismo”. Sono parole di Fabio Paternello, legale di Giuseppe Calabrese, amministratore del Centro di Medicina nucleare Calabrese di Cavallino, che ieri ha convocato presso il suo studio di Lecce un incontro urgente per aggiornare in merito alle ultime novità sullo “scandalo Pet”.

Ed eccolo l’ultimo tassello di un puzzle che non trova soluzione: l’accordo tra la Asl Lecce e la struttura privata “Città di Lecce” per le prestazioni di radioterapia a vantaggio dei circa 1.500 pazienti salentini che ogni anno ne hanno bisogno. Un’intesa che permetterà alla Asl di rispondere a tutte le richieste provenienti dalla provincia potendo usufruire anche delle attrezzature della Città di Lecce, che intanto avrà la garanzia dell’utilizzo del suo servizio di Radioterapia senza il vincolo dei tetti di spesa.

Pur esprimendo il plauso generale per l’iniziativa, oggi dalla struttura di Cavallino si chiedono perché la Asl non abbia fatto a per risolvere il problema dell’unica Pet-Tc presente nel territorio provinciale, cui da gennaio ha imposto il blocco delle prestazioni, privilegiando, tramite l’accordo con la Città di Lecce, prima ancora della diagnosi, la terapia. Da ciò l’accusa di “strabismo” mossa dal legale.

Alla quale si aggiunge quella di “miopia”, “in quanto – ha spiegato ieri Paternello – se davvero l’interesse della Asl è abbattere le spese di ‘mobilità passiva’ dei cittadini salentini e porre finalmente termine ai ‘viaggi della speranza’ allora è indispensabile garantire il funzionamento della Pet Calabrese per consentire una veloce diagnosi ai pazienti salentini che altrimenti sarebbero comunque costretti a spostarsi”.

L’incontro di ieri è stato convocato in attesa della riunione ufficiale del 3 marzo presso l’assessorato regionale alla Sanità, alla quale prenderanno parte l’assessore Tommaso Fiore, le dirigenti del Settore Sanità della Regione Silvia Papini e Lucia Buonamico, il direttore dell’Asl salentina, Giuseppe Calabrese, accompagnato dai suoi legali (oltre a Paternello, Luigi Mariano e Gianluigi Pellegrino).

Nell’udienza del 16 febbraio presso la II sezione del Tar di Lecce l’avvocato dell’Amministrazione sanitaria Giovanna Corrente aveva anticipato la disponibilità ad accogliere le richieste del Centro Calabrese a seguito della presentazione di un’apposita istanza di accreditamento per le prestazioni di Pet-Tc da inoltrare alla Regione. L’istanza è stata protocollata lo scorso venerdì e non dovrebbero pertanto più esistere ostacoli formali alla riattivazione del servizio.

La questione si sposta sul terreno della definizione del budget da riconoscere alla struttura leccese. Come si ricorderà, infatti, il direttore generale della Asl Guido Scoditti aveva motivato il blocco delle Pet Calabrese con la mancanza del denaro necessario per acquistarle, eppure ogni anno la Regione spende oltre 2 milioni di euro per rimborsare, come previsto per legge, gli esami diagnostici effettuati fuori regione. Un finanziamento irrisorio non farebbe altro che rinviare il problema del blocco delle prestazioni a data da destinarsi, ma certamente non lo risolverebbe, ad unico danno dei cittadini bisognosi di diagnosi urgente.

Appena due giorni prima della riunione in assessorato, il Consiglio regionale discuterà l’ordine del giorno proposto dal consigliere Andrea Caroppo (Pdl) con cui si impegna la Giunta regionale ad adottare i provvedimenti previsti per l’attribuzione delle risorse finanziarie necessarie a consentire le prestazioni di Pet nel Salento.

Il 10 marzo è prevista l’udienza convocata d’urgenza ex art 700 (giudice Cubiciotti) da parte di due pazienti, assistiti dall’avvocato Gaetano Messuti, affetti da gravi patologie tumorali. Impossibilitati a spostarsi e non in condizione di sostenere i costi per la diagnosi, chiedono che la Asl paghi per loro l’esame Pet tc presso il Centro Calabrese. Ricorrerà invece al giudice di pace il Codacons, cui si sono rivolti circa dieci cittadini salentini che, dopo aver effettuato l’esame a pagamento “in casa”, ora chiedono alla Asl il rimborso del costo sostenuto.

 

19 febbraio 2011 Pet. Rinviata la discussione del ricorso Calabrese

LECCE – La questione “Pet Calabrese” sembra avviarsi a conclusione. Si è tenuta lo scorso mercoledì, infatti, dinanzi alla II sezione del Tar di Lecce, l’udienza per la decisione di merito del ricorso proposto dal Centro di Medicina nucleare Calabrese di Cavallino per l’assegnazione di un budget da parte della Regione Puglia e dell’Asl di Lecce necessario per consentire l’espletamento di prestazioni Pet-Tc in convenzione con il Sistema sanitario regionale. Purtroppo i malati oncologici della Provincia di Lecce dovranno ancora attendere per conoscere l’esito del ricorso dal momento che la discussione è stata rinviata al 4 maggio prossimo. Tuttavia l’avvocato dell’Amministrazione sanitaria Giovanna Corrente ha anticipato la disponibilità dell’Amministrazione ad accogliere le richieste del Centro Calabrese a seguito della presentazione di un’apposita istanza di accreditamento per le prestazioni di Pet-Tc da inoltrare alla Regione Puglia. Il presidente del Collegio, dott. Luigi Costantini, ha pertanto invitato le parti ad accettare un breve rinvio dell’udienza per verificare se quanto dichiarato dalla difesa della Regione Puglia possa consentire una soluzione amministrativa della questione. I legali del Centro Calabrese Luigi Mariano, Fabio Patarnello e Gianluigi Pellegrino, pur ritenendo superfluo quanto richiesto dall’avvocato delle controparti, dal momento che il Centro Calabrese è già accreditato per la Branca di Medicina nucleare, hanno acconsentito al rinvio, impegnandosi a far presentare alla struttura di Cavallino quanto richiesto dall’Amministrazione sanitaria.

 

28 gennaio 2011 Pet-Tac. La Regione contro il ricorso Calabrese. Buccoliero: ‘Paradossale’

La Giunta regionale pugliese si costituirà in giudizio contro il ricorso presentato dal Centro di medicina Nucleare Calabrese che alla Regione contesta di non aver assegnato alcun budget per le prestazioni di Pet-Tac. Contro questa decisione, presa durante la riunione di Giunta dello scorso 26 gennaio (delibera n.62, votata all’unanimità), si scaglia Antonio Buccoliero, consigliere regionale (gruppo Moderati e Popolari) secondo il quale il Governo Vendola sarebbe incapace di intercettare i bisogni dei malati oncologici della provincia di Lecce.

Buccoliero interpreta l’atteggiamento dell’Amministrazione regionale come una mancanza di volontà di trovare effettiva soluzione ad una vicenda che definisce “paradossale” e scorge nell’approvazione della delibera “la fredda e lucida volontà politica di allungare i tempi tecnici, impedendo, di fatto, di addivenire ad una soluzione, che rappresenti anche una razionalizzazione della spesa sanitaria regionale”. “Mi sorprende – dichiara il consigliere – la superficialità con cui il problema viene affrontato da una Giunta che si è sempre vantata di mettere in primo piano i bisogni dei cittadini, specialmente dei più deboli; mi sorprende la faciloneria con cui la Regione Puglia e la stessa Asl di Lecce invitano i pazienti oncologici a recarsi a Brindisi. Quando si fanno certe dichiarazioni si è a conoscenza della lunga lista di attesa (fino a quattro mesi) per sottoporsi a questo esame a Brindisi? Si comprende la situazione dei malati oncologici per i quali un solo mese può significare vita o morte? Si conoscono i disagi concreti che queste persone e i loro familiari (ammesso che siano tanto fortunati da avere una famiglia presente) devono affrontare”?

Secondo Buccoliero, la questione “Pet-Tac Calabrese” sarebbe “assurda” soprattutto in virtù del fatto che la Regione nega il budget per la prestazione sanitaria ma poi si trova a dover coprire le spese dei “viaggi della speranza” o “per finanziare l’incarico difensivo conferito all’avvocato regionale per resistere ad un ricorso che non è solo del Centro Calabrese, ma di tanti malati di cancro”. Articoli correlati: Salento senza Pet. Il Pdl: ‘E’ una vergogna’ Tac-Pet e viaggi della speranza. ‘Io ci sono passata’ Pet-Tac. Buccoliero: ‘Si faccia un esposto alla Corte dei conti’ Striscia su Pet Calabrese

 

7 gennaio 2011 La ‘Pet’ dello scandalo

L’ufficio legale del Codacons di Lecce è stato informato degli ultimi sviluppi relativi alla dolorosa questione della fornitura in convenzione del servizio di Tomoscintigrafia (Pet) da parte del Centro di Medicina Nucleare Calabrese, che ci risulta essere l’unico laboratorio in grado di fornire il servizio su Lecce e Provincia.

“La notizia della sospensione della erogazione delle prestazioni da parte del responsabile del suddetto Centro appartiene alla categoria delle novità che non vorremmo conoscere all’inizio di un nuovo anno” afferma Massimo Todisco, responsabile dell’Osservatorio cittadino che auspica che una soluzione tempestiva e concordata possa derivare dalla volontà comune di Asl, Regione Puglia e Centro Calabrese. Se così non fosse e se invece dovessero prevalere altri interessi diversi da quelli della necessità di fornire un servizio pubblico orientato all’efficienza, le conseguenze più gravi, per il Codacons, potrebbero essere di due tipi: 1. l’utente, non riuscendo ad effettuare l’esame presso il centro locale, dovrebbe rivolgersi ad altro centro accreditato nella Regione (Brindisi, Bari, Barletta o San Giovanni Rotondo), che tuttavia potrebbe non essere in grado di soddisfare in tempi brevi tutte le richieste ulteriori rispetto a quelle normalmente evase; 2. pertanto l’utente, dinanzi alla tetra prospettiva di dover attendere svariati mesi per eseguire la Tomoscintigrafia, finirebbe per prenotare l’esame in altra regione dove la lista di attesa è più breve, con inevitabili costi aggiuntivi a suo esclusivo carico. ”

Il riflesso negativo consisterebbe quindi non solo nel diretto e sensibile aumento di spesa per gli utenti – dice il Codacons – ma anche nell’indiretto aumento di costi per la collettività salentina, considerato che le prestazioni eseguite al di fuori del territorio regionale verrebbero poi retribuite dalla Asl Le ai laboratori che le hanno effettuate, con inevitabile diminuzione dell’indotto locale. Rinnoviamo pertanto l’invito, rivolgendolo in modo espresso al Direttore Generale Asl Le, all’Assessore della Sanità Regione Puglia, al Governatore ed al legale rappresentante del Centro Calabrese, alla soluzione del problema, confidando che, messe da parte posizioni irrigidite, lo stesso venga accolto.

Qualora invece la fiducia del Codacons dovesse rivelarsi mal riposta, invitiamo chiunque dovesse trovarsi nelle condizioni di non poter effettuare in tempi brevi e presso un centro locale l’esame Pet a rivolgersi al nostro sportello di Lecce in Via Braccio Martello n. 2, aperto il venerdì dalle 17:30 alle 19:30.

 

5 gennaio 2011 – Pet-Tac: non più nel Salento

di Maria Luisa Mastrogiovanni

Il Salento ‘perde’ la sua prima e unica Pet-Tac. Dopo più di mille prestazioni erogate in pochi mesi e oltre cento pazienti in lista d’attesa, la Pet –Tac di Calabrese, a Cavallino, si ferma.

Le prestazioni infatti non sono state ad oggi rimborsate dalla Regione, se non sporadicamente, e l’azienda non è più in grado di sostenere in proprio, come fatto finora, il costo del servizio sanitario reso ai cittadini. Si tratta dell’unica Pet-Tac privata convenzionata in Puglia e l’unica presente in provincia di Lecce. In Puglia ne esistono solo quattro in tutto e l’offerta sanitaria è al di sotto degli standard fissati per legge, cioè una pet-Tac pubblica per ogni provincia e una privata accreditata ogni 750mila abitanti: per cui non si comprende il motivo della storia che stiamo per raccontarvi. Dopo una guerra di carte bollate tra la Regione e l’azienda Calabrese, durata anni, e l’ottenimento dell’accreditamento con il servizio sanitario regionale, ora la struttura si trova ad affrontare una serie di paradossi kafkiani: da una parte, documenti alla mano che l’azienda ci ha fatto visionare, la Asl mette nero su bianco che la struttura non ‘risulta’ accreditata, dall’altra comunica alla stessa azienda di essere accreditata e notifica il relativo codice di accreditamento.

E ancora: la Asl da una parte sottoscrive con Calabrese un contratto provvisorio per l’erogazione di prestazioni di medicina nucleare, tranne la Tac-pet, dall’altra il Centro di medicina nucleare Calabrese riceve dalla Asl e dagli ospedali le richieste di erogazione di Pet-tac per pazienti ricoverati. E le richieste arrivano anche dai poli oncologici di Gallipoli, Casarano, Lecce, mentre la Asl chiede alla Regione (e per conoscenza all’azienda) qual è il prezzo fissato per la Tac-pet, dovendo procedere ad ‘acquistare’ quel tipo di prestazione. Dunque delle due, l’una: o Calabrese non è accreditato, quindi non dovrebbe aver ricevuto il codice di accreditamento e il decreto del commissario ad acta che autorizza l’installazione della Pet, né dovrebbe ricevere dalla Asl le richieste per l’erogazione della pet-Tac ai pazienti ricoverati, né tantomeno dovrebbe aver ricevuto il rimborso sporadico di alcune Pet-Tac; oppure se Calabrese è accreditato, allora dovrebbe poter sottoscrivere un contratto con la Asl e aver immediatamente il rimborso delle oltre mille Pet-Tac già effettuate e poter così continuare a garantire tali prestazioni salvavita ai salentini, che altrimenti sono costretti, con maggiori costi per la Regione e maggiori costi e disagi per loro, a rivolgersi altrove. Ad affrontare quei viaggi della speranza che nessuno vorrebbe affrontare.

L’Asl infatti paga comunque le prestazioni delle Pet-Tac, rimborsando il costo di quelle eseguite fuori dal proprio territorio (quindi di tutte). Un costo di “mobilità passiva” che, conti alla mano, nel 2009 è stato di oltre due milioni di euro. Risorse che potrebbero restare nel Salento e che sarebbero comunque inferiori ai costi attualmente sostenuti se l’Asl applicasse la tariffa di 1072 euro (tanto costa la singola Pet-Tac se fatta a Cavallino) che risulta essere più bassa di quelle delle regioni del centro-nord Italia. Anche i dipendenti di Calabrese hanno rivolto un appello al presidente Vendola, ma questo, a nostro modesto parere, è l’aspetto meno urgente, sebbene angosciante per le famiglie interessate dalla probabile perdita del posto di lavoro, di una vicenda assurda che vede tutti perdenti: il servizio pubblico, sempre più rallentato da una burocrazia autoreferenziale; la libera impresa, ostacolata dalle strutture pubbliche che invece dovrebbero snellire le procedure per agevolarla; soprattutto il diritto alla salute di persone già provate da malattie terminali o debilitanti. Speriamo che per loro il 2011 inizi con una buona notizia.

 

L’appello a Vendola “Egregio Presidente Nichi Vendola Noi dobbiamo augurare all’Italia di vivere un cambiamento radicale, dobbiamo augurare a noi stessi di potere garantire alle future generazioni,quello che le vecchie generazioni hanno garantito a noi, appunto il diritto di poter costruire il nostro futuro”. Cosi’ Lei scriveva in una agenzia del 27 dicembre 2010, Egregio Signor Presidente. Ma quale futuro ci dobbiamo aspettare, un futuro rilegato ai margini di una periferia esistenziale e lavorativa? Un fututro in cui le contraddittorie controversie burocratiche impediscono il normale conseguimento dei diritti e doveri? Quei diritti sottratti a chi, con dedizione, passione per il proprio lavoro ed umiltà si pone al di sopra dei biechi interessi economici a favore di un territorio arido e bisognoso? La nostra Signor Presidente è una storia, forse come tante altre in Italia, una storia fatta di ricorsi, di toghe e colletti bianchi, una storia che è il surrogato di un presente distorto e poco chiaro con un finale ancora tutto da scrivere. Egregio Signor Presidente, Le vogliamo raccontare di noi, di uomini e donne del Centro di Medicina Nucleare Calabrese, centro unico nell’hinterland leccese che da tre generazioni opera nel settore dell’erogazioni di servizi di diagnostica per immagini in convenzione con il SSN. Da pochi mesi, circa 5, dopo anni di aule giudiziarie e faldoni impolverati, siamo riusciti ad installare uno degli strumenti piu’ all’avanguardia nello studio e nella diagnosi tumorale, la PET-TC, offrendo in questi pochi mesi piu di mille prestazioni, evitando la migrazione di tanta gente talvolta esasperata da tempi di attesa biblici, come Lei saprà, riducendo i costi a carico della Sanità Pubblica e diminuendo in maniera sensibile il disagio che quest’ultimi si vedono costretti a vivere. Ad oggi ci vediamo costretti a sospendere l’erogazione del servizio, a danno del nostro fratello cittadino, ed a dovere spendere parole di comprensione verso chi si rivolge alla nostra struttura, rimandandoli a data da destinarsi senza potere addurre spiegazioni plausibili. A questo si unisce l’ennesimo stato di precarietà che vede coinvolti noi lavoratori. Abbiamo visto volatilizzare nel giro di breve tempo la speranza di accedere ad una condizione lavorativa dignitosa e certa sul piano dei diritti,passando da una assunzione a tempo indeterminato alla cassa integrazione. Le scriviamo Signor Presidente per raccontarle di Noi,perchè crediamo nel dialogo, quel dialogo di cui professa l’importanza come obbligo morale e costituzionale. Sperando di avere attirato la sua attenzione Signor Presidente Le porgiamo i nostri più distinti saluti, per un 2011 di cambiamento e di partecipazione nello scenario del nostro territorio”.

 

29 dicembre 2010 – Pet – Tac: risolvere il contenzioso con l’Asl di Lecce

La provincia di Lecce potrebbe contare, grazie al Centro di Medicina Nucleare Calabrese, sul più avanzato sistema diagnostico per le malattie, la Pet – Tac, il cui valore sanitario è stato stabilito, con un apposito regolamento, dalla stessa Regione Puglia.

Però, di fatto, per un contenzioso burocratico – amministrativo, tra Asl Le e Regione Puglia, il Centro Calabrese non può erogare, in serenità, le prestazioni. Una vicenda sulla quale il consigliere della Regione Puglia e presidente di “Moderati e Popolari”, Antonio Buccoliero, ha presentato, in queste ore, un’interrogazione urgente a risposta scritta indirizzata all’assessore regionale alla Politiche della Salute, Tommaso Fiore.

“In Puglia – ha sottolineato Buccoliero – la Pet Tac è presente solo in quattro istituti sanitari pubblici, che si trovano, rispettivamente, a San Giovanni Rotondo, Bari, Barletta e Brindisi. Dalla scorsa estate, il Centro di Medicina Nucleare Calabrese, che si trova a Cavallino, dopo un lungo iter, si è dotato di questo fondamentale strumento diagnostico, che si rivela strategico nella diagnosi precoce e, dunque, nella cura efficace, di patologie oncologiche. In soli pochi mesi, il Centro Calabrese ha erogato più di mille prestazioni, alleviando il disagio a tanti pazienti salentini, costretti a spostarsi fuori provincia o, addirittura, fuori regione. Come accade, però, nel nostro territorio, anziché salutare con favore quest’iniziativa, sostenendola nel suo servizio di assoluta importanza pubblica, si è dato vita, invece, ad un contenzioso burocratico – amministrativo che, allo stato attuale, sta ricadendo su quanti necessitano, nel Salento, di prestazioni Pet – Tac. Si tratta di una situazione paradossale, tanto più se si considera come la razionalizzazione della spesa sanitaria regionale debba puntare proprio sull’abbattimento dei “viaggi della speranza”, che gravano sulle casse pubbliche per circa 7 milioni di euro, come è stato accertato per il 2009.

È necessario, allora – conclude Buccoliero – comprendere le ragioni di un ridicolo rimpallo delle responsabilità tra Asl e Regione Puglia, che sta negando ai cittadini il fondamentale diritto alla salute. Una situazione controversa, dunque, che ha spinto Buccoliero a presentare, un’interrogazione urgente a risposta scritta.

L‘interrogazione Le prestazioni Pet – Tac costituiscono, allo stato attuale, il più avanzato sistema diagnostico per le malattie oncologiche e sono considerate “salva vita”, perché la diagnosi precoce di una patologia oncologica consente una cura tempestiva ed efficace e la stessa Regione Puglia, con apposito regolamento, ha confermato la fondamentale rilevanza della Pet – Tac per la salute pubblica. In Puglia, tuttavia, solo 4 istituti sanitari pubblici possono contare sulla presenza di una Pet – Tac e si trovano, rispettivamente, a Brindisi, Bari, Barletta e San Giovanni Rotondo. In provincia di Lecce, il Centro di Medicina Nucleare Calabrese, a Cavallino, risulta regolarmente accredito (come conferma la sentenza n. 4227/2010 del Consiglio di Stato) presso il Servizio sanitario regionale per la branca di Medicina Nucleare. Dallo scorso luglio, il Centro Calabrese ha ottenuto il a osta dell’Asl Le per erogare le prestazioni Pet – Tac (fino a novembre, 803 pazienti, circa 1000 esami e altri 200 pazienti sono in attesa) ma non ha ancora ottenuto alcun budget dall’Asl Le, che dovrebbe convenzionare i ticket dei pazienti. Per l’Asl Le, tale inadempienza, sarebbe da imputare al mancato perfezionamento del procedimento di autorizzazione regionale previsto dalla Legge regionale 4/2010, non avendo alcuna efficacia, in tal senso, l’autorizzazione rilasciata dal Comune di Cavallino. Premesso ciò, Buccoliero chiede di sapere “- Quali misure intenda adottare per porre fine ad un contenzioso burocratico – amministrativo, che sta ricadendo unicamente sui pazienti salentini, che necessitano di una diagnosi precoce, senza bisogno di affrontare ‘viaggi della speranza’ fuori provincia o, addirittura, fuori regione; – Se non sia il caso di attuare, finalmente, una razionalizzazione del servizio sanitario regionale, considerando come, nel 2009, quasi 5 mila persone si siano rivolte a strutture oltre il confine regionale, gravando sulle casse pubbliche per circa 7 milioni di euro; – Se non sia il caso di perfezionare l’iter di autorizzazione per il Centro Calabrese così da consentire all’intera struttura di poter erogare in serenità le proprie prestazioni ‘salva vita’; – Se non sia il caso di procedere, con estrema urgenza, al reperimento delle risorse economiche necessarie al Centro Calabrese per le prestazioni ‘salva vita’, fornendo un fondamentale servizio sanitario e contenendo, finalmente, i costi dei cosiddetti ‘viaggi della speranza’”.

 

20 novembre 2010 – Pet-Tc di Cavallino: per l’Asl di Lecce non esiste

Dopo un lungo e tortuoso iter burocratico e giudiziario, e la realizzazione di una struttura all’avanguardia e rispondente a tutti requisiti di legge, il 13 luglio 2010 l’Asl di Lecce ha finalmente concesso il definitivo nulla osta per la messa in funzione di questa attesissima apparecchiatura salvavita per la diagnosi precoce dei tumori denominata Pet-Tc del Centro di medicina molecolare Calabrese (Cavallino, S.S. Lecce-Maglie Km 1,5). Qualche settimana dopo è stata così inaugurata e messa in funzione, con gli auguri di tanti esponenti del mondo politico, medico e del direttore generale dell’Asl, Guido Scoditti.

Il Centro Calabrese ha così iniziato a eseguire prestazioni a beneficio di 685 pazienti che altrimenti avrebbero dovuto affrontare i “viaggi della speranza”. Queste trasferte, oltre al drammatico disagio per i pazienti e le loro famiglie, costano somme enormi alle dissestate casse della sanità regionale, in quanto vengono remunerate a tariffe molto più elevate di quelle fissate in Puglia. La Pet-Tc consente dunque un concreto risparmio sia per i pazienti salentini, sia per le casse della Regione.

Accade però un fatto incredibile, denunciato durante la conferenza stampa che si è svolta oggi presso la nuova struttura sanitaria denominata “Imaging Nucleare Calabrese – Indagini di alta specialità con Pet-Tc e Gamma Camera” a Cavallino: nonostante Lecce disponga finalmente di una Pet-Tc all’avanguardia (che alla Regione non è costata un euro), l’Asl di Lecce, in fase di contratto, decide espressamente di non assegnarle budget (detto anche “tetto di spesa”). Mentre l’Asl nega, di fatto, di avere sul proprio territorio una Pet-Tc, dai presidi ospedalieri Asl giungono continue richieste dei medici ad effettuare gli esami presso la struttura di Cavallino (che dista 400mt in linea d’aria dall’Ospedale Vito Fazzi). Inoltre, l’Asl continua a pagare regolarmente a tariffe assai più elevate le prestazioni fatte fuori territorio.

 

30 luglio 2010 – Pet-Tc: da oggi finalmente nel Salento

di Maria Luisa Mastrogiovanni

Oggi, 30 luglio alle ore 18, presso la nuovissima struttura sanitaria “Imaging Nucleare Calabrese – Indagini di alta specialità con Pet-Tc e Gamma Camera”, posta di fronte allo Studio Radiologico Calabrese (a Cavallino, S.S. Lecce-Maglie Km 1,5), sarà presentata, ai mass media locali, l’attrezzatura Pet-Tc di ultima generazione e di imminente messa in funzione con conseguente inizio di attività diagnostica da parte dello staff sanitario del nuovo Centro. Dopo anni di battaglie legali vinte grazie all’impegno dell’amministratore della società Giuseppe Calabrese e dell’avv. Gianluigi Pellegrino, i fratelli Giuseppe, Ruggiero e Maria Luisa Calabrese sono orgogliosi di mettere a disposizione della collettività questa potente tecnologia per la diagnosi precoce dei tumori. Uno staff giovane e qualificato, è pronto a mettere a disposizione dei pazienti salentini e pugliesi la propria competenza tecnico-professionale per garantirne un adeguato utilizzo.

Una battaglia vinta, anche grazie alle migliaia e migliaia di persone che hanno deciso di sostenere l’iniziativa “una Pet per la vita”.

Il programma dell’incontro prevede una conferenza stampa nell’atrio d’ingresso a cui seguirà inaugurazione ufficiale, benedizione e taglio del nastro. Poi Visita guidata all’interno della struttura L’evento sarà un’occasione per distribuire materiale informativo

 

6 luglio 2010 – Tac-Pet: da oggi finalmente nel Salento

Da oggi il Salento ha finalmente la “sua” Tac-Pet. Uno strumento indispensabile per individuare i tumori in maniera estremamente precisa e prima che la malattia manifesti i suoi sintomi devastanti. Indispensabile, considerando il costante aumento dei tumori in provincia di Lecce. E’ la quarta in Puglia, ma è la prima struttura privata e accreditata: le altre tre sono al policlinico di Bari, a S. Giovanni Rotondo e a Brindisi.

A portare la Tac-Pet nel Salento, il Centro di Medicina Nucleare Calabrese, con sede a Cavallino: prestazioni diagnostiche di qualità che raccontano una storia lunga tre generazioni. Ma per arrivare nel Salento, la Tac-Pet ha dovuto affrontare percorsi tortuosi, fatti di lentezza burocratica, di ricorsi di fronte alla giustizia amministrativa, per arrivare ad una sentenza definitiva del Consiglio di Stato che, strano a dirsi, non vedeva mai la pubblicazione.

Addirittura una raccolta firme, coordinata dal Tribunale dei diritti del malato, ben due anni fa portò in Regione oltre cinquemila nomi di cittadini che sollecitavano gli uffici a darsi “una mossa”. Scintigrafia Calabrese Ma perché invece di accelerare, negli anni, l’iter sembrava impantanarsi sempre più? Mentre le liste d’attesa e i viaggi della speranza aumentavano, fu proprio la giunta Vendola il 2 marzo 2006 a stabilire che in Puglia fossero necessari otto apparecchi Pet (cinque pubblici e tre privati) e, fornendo dati statistici estremamente accurati, ha dimostrato che addirittura questo numero potrebbe rivelarsi insufficiente. In sintesi la Regione nel 2006 aveva stabilito che ci fosse una Pet ogni 750mila abitanti.

Alla luce di questo il ritardo è ancor più clamoroso. La prima domanda inoltrata dal Centro di Medicina Nucleare Calabrese alla Regione è di ben cinque anni fa: in realtà non si trattava di una richiesta particolare. Perché l’azienda chiedeva semplicemente un a osta per poter installare, con i propri soldi, la postazione tecnologica per la diagnosi precoce dei tumori. Tutto l’iter per il nuovo insediamento era stato valutato positivamente già dal Comune di Cavallino, che aveva inoltrato la pratica alla Regione per avere il “parere di compatibilità” rispetto alla pianificazione regionale (che, come detto, prevede tre Pet private).

Anche Anthea Hospital, Città di Lecce e Piero Quarta Colosso avevano presentato domanda alla Regione e non, come invece aveva fatto Calabrese, al Comune in cui la struttura della Pet sarebbe dovuta sorgere. Due domande (Anthea e Città di Lecce) erano state valutate positivamente dagli uffici regionali, che avevano fatto prevalere il principio dell’ordine cronologico di presentazione. Sala d_aspetto Calabrese

Per il Centro di medicina nucleare Calabrese invece quell’autorizzazione regionale arriverà solo nel 2009, quattro anni dopo la prima domanda protocollata. E perché la Regione si pronunciasse sull’installazione della Tac-Pet, Giuseppe Calabrese – difeso da Gianluigi Pellegrino – ha dovuto rivolgersi al Tar, chiedendo l’istituzione di un commissario ad acta che valutasse la pratica, ferma sulle scrivanie dei funzionari. Questa la prima vittoria: il commissario ad acta valuta le carte (almeno quello) ma nega l’autorizzazione perché fa valere il principio “cronologico”.

A questo punto altri due giudizi di fronte al Tribunale amministrativo porteranno il Centro di medicina nucleare Calabrese a spuntarla sulla Regione. Inizia poi un altro giudizio, perché un’altra ditta potenzialmente concorrente, ma esclusa, Piero Quarta Colosso e, ad opponendum, la clinica Città di Lecce, fanno ricorso al Tar.

Quarta Colosso, difeso da Ida Dentamaro, si aggiudica il primo round. Il Tar dà ragione in parte a Quarta Colosso ma il ricorso di fronte al Consiglio di Stato dà il via libera immediato alla prima Tac-Pet del Salento. Non solo: “Il massimo organo della giustizia amministrativa – spiega Gianluigi Pellegrino – chiarisce anche l’interpretazione da dare al regolamento regionale, sancendo che nel Salento, oltre a quella appena approvata, c’è posto per un’altra Pet”. Per prenotazioni: 0832/612120.

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E quando si pubblica, si perdono inserzionisti invece che acquistarne e, troppo spesso, ci si deve difendere da querele temerarie e intimidazioni di ogni genere.
Per questo, cara lettrice, caro lettore, mi rivolgo a te e ti chiedo di sostenere il Tacco d’Italia!
Vogliamo continuare a offrire un’informazione indipendente che, ora più che mai, è necessaria come l’ossigeno. In questo periodo di crisi globale abbiamo infatti deciso di non retrocedere e di non sospendere la nostra attività di indagine, continuando a svolgere un servizio pubblico sicuramente scomodo ma necessario per il bene comune.

Grazie
Marilù Mastrogiovanni

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