L’INTERVISTA. Taviano. La filosofia non dà la salvezza, ma aiuta alla cura di sé. Per questo Ezio Piccolo apre uno spazio di riflessione
TAVIANO – Siamo a Taviano, in un’associazione culturale e teatrale. All’interno della Compagnia stabile della città di Taviano “Neroghi” Tonino Carluccio nasce l’idea di creare uno sportello di filosofia, grazie al suggerimento dell’amico Ezio Piccolo, autore di alcuni testi teatrali, scritti per la Compagnia negli anni passati, profondo conoscitore dell’infinita materia filosofica, benché si definisca un semplice “operaio della filosofia”. A lui abbiamo chiesto che cos’è uno sportello di filosofia. Quello che ne è venuto fuori è un’atmosfera calda, estremamente informale, resa amichevole da un buon bicchiere di vino e un tozzo di pane e formaggio per lasciare scorrere liberamente il pensiero, disinibire le intuizioni e magari scacciare il demone. Aumenta la povertà soprattutto al Sud, i giovani non hanno lavoro e non arriveranno mai alla pensione. E in un piccolo paesino del basso Salento si apre uno sportello di filosofia…che cosa ha da dare? “La filosofia non dà mai risposte, la filosofia pone solo nuove domande, quindi uno sportello di filosofia è in maniera congenita il luogo meno adatto dove dare risposte, meno che mai risposte di natura politica. Eppure uno sportello di filosofia da noi significa sfidare e significa sfidare l’assenza di una identità, riconoscere ed ammettere che tutte le cosiddette scienze della psiche, quindi la psicologia, la psicoanalisi, la psichiatria devono dismettere la loro perentorietà di scienze esatte e devono riconoscere più garbatamente che sono scienze umane, meno determinate, meno perentorie e più discorsive. E allora in un centro come il nostro, che lamenta soprattutto un problema occupazionale, uno sportello di filosofia si pone come il tentativo di dare risposte alla domanda delle domande e cioè ‘il mio essere nel mondo e quale ruolo io svolgo’, quindi è un problema che attiene, più che ad aspetti meta politici, alla ricerca della propria identità, anche della propria originalità. Se ci riflettiamo, noi abbiamo pochi spazi dove la nostra soggettività può esprimersi in maniera libera, abbiamo la possibilità solo di aderire a delle ideologie che in fondo sono un pensiero già pensato, anche nella nostra azione noi abbiamo a che fare con il già stabilito. Qualunque cosa io decida di fare dallo sposarmi, al trasferirmi, la burocrazia già mi dice come si fa, quindi quando penso, ho a che fare col già pensato; quando faccio, ho a che fare con il già fatto, l’unico spazio di libertà che la nostra soggettività può ancora rivendicare è il sentire e solamente ciò che io sento è l’unico spazio di libertà che ultimamente viene costantemente corroso: Maria De Filippi in televisione cerca di dirci anche come dobbiamo sentire, arrabbiarci, come dobbiamo amare, come deve essere un’amicizia o un’inimicizia, ma malgrado i tentativi della De Filippi lo spazio del sentire è l’unico spazio della soggettività. E quindi uno sportello di filosofia risponde a questo: alla domanda delle domande, cioè all’attribuzione di senso, non ad un’esistenza purché sia, ma l’attribuzione di senso alla mia esistenza”. Che cos'è, a cosa serve e come funziona uno sportello di filosofia? “Uno sportello di filosofia non funziona come il lettino dello psicanalista; l’idea di fondo è coinvolgere delle soggettività, con degli incontri che non devono essere incontri necessariamente tematici, meno che mai che abbiano un profilo professorale, perché questo allontanerebbe. Propone invece una discussione dimessa, estremamente informale, che affronti temi che possono sorgere in sede di incontro o suggeriti dalla cosiddetta realtà, la cronaca. Non esistono problemi filosofici, esistono modi filosofici di dare risposte ai problemi, perché la filosofia, non è una scienza fra le altre, ma la Scienza delle scienze. E quindi si tratta in buona sostanza di ripetere quello che avevano intuito i greci, i quali non facevano filosofia nelle università, ma nelle strade, nelle vene vive della città. Il modo migliore per discutere con modalità filosofiche di problemi che non necessariamente sono filosofici è la discussione schietta, informale, magari dopo una bella bevuta di vino, come facevano nei convivi i greci. Dice Socrate nel Convivio: ‘quando il vino liberava il demone’, oggi con un linguaggio occidentale diremmo ‘disinibiva il pensiero’, cioè il pensiero scorreva libero e si ponevano a tema questioni che all’epoca erano di interesse quotidiano. Ma quanti di noi oggi si pongono il problema di che cos’è Amicizia, Amore, l’Essere, la Morte, di che fine ha fatto Dio? Sono problemi e aspetti della nostra quotidianità ai quali noi non diamo mai attenzione. La sera tornando a casa ciascuno di noi, dovrebbe chiedersi: ma io a me stesso quanto tempo ho dedicato oggi? A me stesso significa: mi sono preso cura di me? Ho risposto alle domande fondamentali della mia vita? Allora probabilmente scopriremo che nessuno di noi lo ha mai fatto; sì avremo dedicato tempo al lavoro, ai figli, all’affitto, alla luce, ma ‘cura di me’, ma ‘cura delle domande fondamentali’ significa altro. Lo sportello di filosofia vuole aprire questo spazio di discussione per riflettere, ogni tanto, su cose che consideriamo ovvie e scontate e ovvie e scontate invece non sono e per avere la percezione del nostro stare al mondo collettivo”. Quindi la filosofia condurrà alla guarigione? “La filosofia non può portare alla guarigione, perché la filosofia non concepisce il malato. Quello che oggi la psichiatria chiama malato, per la filosofia è un altro modo di essere al mondo. Veniamo gettati in un contesto teorico già preconfezionato e la risposta che la soggettività di ciascuno di noi dà rispetto a questo patto dell’essere gettato, per la psichiatria può essere una risposta sana o malata, per la psicoanalisi può essere una risposta sciolta o invece con grumi di rimosso. Per la filosofia ciascuno di noi risponde alla chiamata costruendo un suo essere al mondo e allora è questo che dobbiamo mettere a tema: che senso oggi ha stare al mondo? Non lo so se è la mia condizione o la mia età, ma io credo che questa risposta venga prima del fine mese e dell’occupazione, o meglio dare una risposta a questo aiuterebbe senz’altro moltissimo anche a risolvere tutti i problemi che non sono esistenziali e sono proprio del quotidiano”. La cultura, oggi così largamente sfilacciata, si può salvare con la filosofia?“ L’epoca nella quale noi viviamo, cioè l’epoca del declino dell’Occidente, della tecnologia imperante non è un’epoca che è avvenuta contro la filosofia; è la filosofia che ha consentito l’apertura di quest’epoca”. Dov'è finito l'ottimismo dell'Occidente, l'ottimismo cristiano, psicoanalitico, letterario e filosofico? Perché è morto, proprio come Dio? “L’espressione provocatoria ‘Dio è morto’ è di origine nietzscheana. Non vuol dire che Dio è morto, ma che tutti i valori e le strutture immutabili che l’Occidente si è costruito – e fra queste Dio è l’esempio massimo – sono tutte destinata a non produrre più storia. Perché la civiltà occidentale, che ripeto non è di traverso alla disciplina filosofica, va verso il suo inesorabile declino come diretta conseguenza dello sviluppo post metafisico occidentale? Qual è l’esito ultimo della metafisica occidentale? La morte di Dio significa l’incapacità di tutti gli immutabili occidentali – tra cui Dio, il Comunismo, il Socialismo, l’Umanesimo – sono stati travolti via, in quanto l’unico crogiolo dominante deve restare l’esito della metafisica occidentale, ovvero la tecnica. La capacità tecnica sostituisce integralmente Dio”. E così Piccolo lascia aperte le porte mentali e quelle fisiche per accedere ai “Convivi impossibili” dei ragazzi della associazione “Neroghi” e chissà che tra Bacco, Piccolo, Nietzsche e i liberi pensatori che vorranno partecipare agli incontri di via Corsica, in Taviano, non si giunga realmente a trovare il senso della vita. Almeno della propria. Info: 331 5972980 340 9127524 [email protected]
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