Lite in famiglia e si accusano a vicenda. Tutti denunciati

Villa Convento. Furto di cavi in rame, moto-car e materiale da scarto edile. Il padre incolpa i figli. I figli, il padre

VILLA CONVENTO – Difficile definire il vero responsabile di un reato quando tutti gli “attori” in causa si accusano a vicenda. E’ stato così a Villa Convento, dove un padre ha denunciato per furto i suoi due figli e questi hanno ribaltato le accuse, incolpando il genitore degli stessi reati. La vicenda si è conclusa con la denuncia in stato di libertà per tutti e tre i familiari. Tutto è partito con una telefonata al 113 in cui Claudio Pellegrino, 52 anni, di Villa Convento, ha chiesto l’intervento degli agenti di polizia per sedare una lite in famiglia. Una volta che i poliziotti sono giunti sul posto, l’uomo ha denunciato i suoi due figli, Giuseppe ed Alessandro Pellegrino, di 27 e 24 anni, per aver compiuto una serie di furti ed essersi impossessati di vario materiale tra cui elettrici poi bruciati, di notte, in una cava nei paraggi, per ricavarne del rame. Ai figli l’uomo ha attribuito anche il furto di due moto-ape e di materiale di costruzione asportato ad un distributore di benzina ancora in fase di costruzione sulla statale Lecce-Novoli. Per verificare quanto riferito dall’uomo, gli agenti si sono recati presso l’abitazione dei due ragazzi, distante circa 30 metri da quella del padre, sempre in via dell’Industria a Villa Convento. All’arrivo dei militari, questi hanno ribaltato la versione fornita dal padre, incolpando lui degli stessi reati. Effettivamente, nel piazzale antistante l’abitazione vi era parcheggiata una moto-car di colore celeste, con la vernice che ricopriva grossolanamente l’originale colore verde, priva di targhetta e documenti identificativi; all’interno del veicolo, una chiave ed attrezzi compatibili con l’estrazione di fili elettrici e lo smontaggio di centraline. Uno dei due ragazzi, Alessandro, ha riferito di aver trovato il mezzo già in quelle condizioni abbandonato circa quattro mesi fa in una campagna in via Carmiano. All’interno del garage dell’abitazione, gli agenti hanno trovato un’altra moto-car, di colore verde, priva di targa e di documenti identificativi. Nello spiazzo antistante l’abitazione, a pochi metri sulla destra, sono stati rinvenuti vari attrezzi e componenti elettrici, una serie di magneti termici, ancora attaccati ad una griglia metallica con i fili visibilmente tranciati e dei rubinetti completi di chiave di arresto nuovi. Nei pressi della rampa di accesso al garage, una matassa di filo elettrico da 305 metri, mancante di qualche decina di metri. L’ispezione è proseguita anche all’interno della cava indicata dal padre, dove è stata notata una vistosa macchia nera di cenere prodotta dalla combustione di copertoni bruciati e guarnizioni di grossi cavi elettrici. A circa 150 metri, sempre all’interno della ex cava, sono stati trovati numerosi rivestimenti per grossi cavi, alcuni di colore grigio, alcuni neri ed altri verdi, simili a quelli asportati presso l’impianto di depurazione delle acque dell’acquedotto pugliese di Lecce. Al termine dell’accertamento, tutto il materiale rinvenuto è stato sequestrato ed i fratelli Pellegrino insieme al padre sono stati denunciati in stato di libertà per ricettazione.

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