Preso latitante. Nascosto tra gli ulivi

Lecce. Carlo Vaglio, condannato a 12 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, aveva fatto perdere le sue tracce

LECCE – Ci sono voluti cinque mesi di indagini e di caccia all’uomo, ma alla fine gli uomini della Squadra mobile della questura di Lecce hanno stretto il cerchio intorno a Carlo Vaglio, 57enne di Galatone, latitante dal febbraio scorso. Gli agenti lo hanno arrestato in mattinata nei pressi di un casolare abbandonato nelle campagne tra Galatone e Sannicola, dove si era nascosto. Per sfuggire al gran caldo aveva pensato bene di ripararsi sotto un albero di fico ed è proprio lì, sdraiato al fresco e apparentemente tranquillo e rilassato ma in realtà in continuo stato di allerta, che gli investigatori lo hanno trovato. Alla vista degli agenti il latitante ha cercato una fuga tanto disperata quanto inutile. Gli uomini della Mobile, che da due giorni avevano studiato la zona e preparato l’azione in ogni minimo dettaglio, lo hanno circondato e arrestato. Figlio di contadini e proprietario di numerosi terreni e campagne sparsi tra i comuni di Gallipoli e Nardò, Vaglio poteva contare su una conoscenza del territorio pressoché perfetta, costellato di terreni e masserie spesso abbandonate. E’ stata proprio questa sua caratteristica, congiuntamente al grande credito che il 57enne, ritenuto da molti un “leader”, vantava negli ambienti criminali, a favorire la sua latitanza. Gli spostamenti continui, la scelta di luoghi poco frequentati, una prudenza quasi maniacale, una probabile rete di fiancheggiatori (saranno le indagini a cercare di stabilire l’identità di eventuali complici), l’utilizzo di un cellulare e perfino di un visore notturno, gli hanno consentito di sfuggire, a volte in maniera anche rocambolesca, all’arresto. Gli uomini della Mobile, però, non si sono mai arresi, rinnovando, con grande impegno, professionalità e tanto lavoro – come ha sottolineato anche il questore Vincenzo Carella – la caccia alla “primula rossa” di Galatone. Uno sforzo investigativo che ha portato gli investigatori a tracciare un vero e proprio profilo psicologico e delinquenziale del ricercato, studiandone abitudini, frequentazioni, contesto sociale, precedenti, storia e appartenenza agli ambienti criminali. Pian piano, come a tracciare immaginari cerchi concentrici, gli investigatori hanno ristretto sempre di più l’area dove Vaglio, che da vero capo non si era mai allontanato dalla sua “zona”, si nascondeva. Un’attenta attività investigativa che ha unito ai metodi classici anche l’utilizzo di indagini di tipo tecnico. La ricerca si è conclusa giovedì, quando il latitante è stato identificato e scovato in un casolare abbandonato. Per quasi due giorni gli agenti non l’hanno mai perso di vista, seguendone a distanza ogni minimo movimento, fino al blitz che non gli ha lasciato alcuna possibilità di fuga. Carlo Vaglio, alias la “Strega” o “Dondon”, elemento di spicco della criminalità organizzata del Basso Salento, aveva fatto perdere le sue tracce prima che nei suoi confronti fosse emesso un provvedimento definitivo di condanna a 12 anni e sette mesi di reclusione (più tre con il regime della libertà vigilata) per associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Già vicino al clan del boss neretino della Sacra corona unita, Marcello Dell’Anna, la parabola criminale ascendente di Vaglio aveva avuto una brusca impennata dopo l’operazione “Taurus”, che nell’aprile del 2004 aveva sgominato il presunto sodalizio criminale che faceva capo a Marco Vonghia. Era stato proprio “Dondon” a subentrare a Vonghia nella gestione del traffico di droga nella zona di Galatone e dintorni. Almeno fino al suo arresto, datato 20 giugno 2007, nell’ambito dell’operazione “Tasso nero”. Nei suoi confronti era poi stato emesso un nuovo provvedimento di custodia cautelare, a novembre 2008, nell’ambito di un’altra operazione anti droga denominata “Non stop”. “Si tratta di un arresto importante – ha commentato il questore Carella – che non solo premia il grande lavoro della Squadra Mobile, ma che assicura anche alla giustizia un soggetto pericoloso, capace di compiere gravi atti delittuosi e pronto a tutto pur di sfuggire alla cattura”.

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