Smantellata rete criminale per l’immigrazione clandestina

Dalla Turchia all’Italia per poi ripartire fino al Nord Europa. Seguiva questo percorso, per favorire l’immigrazione clandestina, l’associazione a delinquere sgominata oggi dalla polizia. E’ il fenomeno criminale descritto nel documentario “Traffici umani” di Maria Luisa Mastrogiovanni, finanziato dal Premio Ilaria Alpi; un’inchiesta giornalistica investigativa che ha ripercorso le rotte del traffico di esseri umani, segnalando gli approdi, ricostruendo le modalità di pagamento del viaggio da parte dei migranti ai trafficanti. L’organizzazione smantellata dagli uomini della Squadra Mobile di Lecce, unitamente al personale delle Squadre Mobili di Bologna, Ravenna, Milano, Roma, Bari, Brescia, Bergamo e Cremona garantiva infatti l’ingresso e la permanenza nel territorio italiano di cittadini extracomunitari favorendo l’esodo verso il Nord Europa dei migranti già in Italia. I militari hanno dato esecuzione alle ordinanze di custodia cautelare in carcere richieste dal sostituto procuratore della Repubblica presso la Direzione Distrettuale Antimafia Guglielmo Cataldi ed emessa dal gip del Tribunale di Lecce Nicola Lariccia. 18 in tutto i cittadini extracomunitari destinatari delle ordinanze. Varie le nazionalità: afghana, pakistana, indiana e rumena. Gli arrestati sono considerati i membri di un’associazione che si occupava di far entrare in Italia cittadini non appartenenti all’Unione Europea e di far emigrazione illegalmente verso altri Stati Europei quelli già presenti sul territorio italiano. A tutti gli indagati è stata contestata l’aggravante ad effetto speciale della partecipazione ad una associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Gli arrestati: Nasrullah Khan, nato a Hafizabad (Pakistan) il 6 ottobre 1982; Wakil Kharoti, nato a Kabul (Afganistan) il 7 febbraio 1980; Naresh Kumar, detto Viki, nato a Morinda (India) il 19 novembre 1980; Walayt Mohammad, detto Chacha, nato a Gujrat (Pakistan) l’1 gennaio 1961 Mohammad Islam Shinvari, detto Malek, nato a Kunhar (Afganistan) il 16 settembre 1973; Benipal Baljinder Singh, detto Master, nato a Rajewal (India) il 18 maggio 1972; Jagraj Singh, detto Benda, nato a Pattohira Singh (India) il 9 dicembre 1976; Sukhdeep Singh, detto Sarpench, nato a Jalalabad East (India) il 15 luglio 1983. Sono attualmente ricercati altri dieci cittadini extracomunitari di nazionalità afghana e rumena. Durante la fase esecutiva dell’ordinanza preso l’abitazione di Milano di Mohammad Islam Shinvari è stata rinvenuta e sottoposta a sequestro la somma di 20mila euro, nonché un libro mastro, riportante la contabilità relativa agli introiti ricavati dal traffico dei clandestini. Nel corso delle investigazioni, condotte dalla Squadra Mobile di Lecce ed eseguite anche con l’ausilio delle altre Squadre Mobili indicate, è stato possibile definire i ruoli di ogni indagato all’interno dell’organizzazione. Alcuni avevano il compito di radunare i migranti in Turchia e di organizzarne il viaggio in Italia e in particolare verso le province di Lecce e di Crotone a bordo di motobarche a vela; altri procuravano all’organizzazione i migranti afghani che intendevano raggiungere la Germania e la Svezia, attraverso l’Italia; altri radunavano i migranti giunti in Italia e ne assicuravano il trasporto verso le destinazioni finali utilizzando immobili nella disponibilità dell’organizzazione a Malignano (Crema), Trescore Cremasco (Crema) e Covo (Bergamo) ove i clandestini venivano nascosti in attesa di effettuare il viaggio per il nord Europa. Altre cellule dell’organizzazione, operative nel centro Cara di Bari assicuravano ai clandestini lì condotti la prosecuzione del viaggio verso il nord Italia ed il nord Europa; altre ancora procuravano i migranti che da Roma intendevano raggiungere il nord Europa e li trasportavano verso il Nord Italia assieme a quelli che, sbarcati in Salento e in Calabria venivano concentrati presso i centri di accoglienza di Bari e di Crotone. Altre, infine, ne assicuravano il trasporto verso la Francia e il Belgio. L’attività investigativa è partita l’estate scorsa nel Salento. Il 30 agosto 2010, gli uomini della Squadra Mobile di Lecce arrestarono, in flagranza di reato, tre cittadini georgiani, Igor e Raul Gatenadze e Aleksandre Shakhparunovi, ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, per aver favorito l’ingresso in Italia di 36 clandestini di diversa nazionalità, fatti sbarcare, a bordo di un motoveliero, denominato “Connie”, battente bandiera statunitense, sulla costa dell’area marina protetta di Nardò in località Porto Selvaggio. Dalle intercettazioni telefoniche che seguirono fu possibile individuare l’esistenza di una vera e propria organizzazione. Sostanzialmente, l’indagine ha accertato l’esistenza di due rotte percorse dai trafficanti di persone: una rotta riguardava il trasporto di migranti a bordo di potenti gommoni oceanici partenti dalla Grecia nord-occidentale (Lefkada, Corfù e Igoumenitsa)) e guidati da scafisti greci o albanesi, l’altra riguardava il trasporto a bordo di yacht o imbarcazioni a vela di 40-50 piedi, partenti da porti meridionali della Turchia (Antalya, Bodrum, Izmir e Tekirdag) e guidati da scafisti turchi. Gli indagati, a vario titolo, radunavano i migranti in Turchia e ne organizzavano il viaggio in Italia; in genere gli extracomunitari venivano fatti sbarcare nelle province di Lecce e di Crotone a mezzo di motobarche a vela provenienti dalla Turchia o gommoni provenienti dalla Grecia e venivano successivamente trasferiti a Crema, a Madignano (Crema) e a Covo (Bergamo), dove occupavano immobili in attesa di essere trasportati negli Stati del Nord Europa. Le indagini hanno permesso arrestare anche alcuni dei conducenti dei mezzi utilizzati per il trasferimento dei migranti verso i paesi del Nord Europa, identificati e bloccati dalla Polizia italiana, francese, tedesca ed austriaca. // Come si pagavano i viaggi Le investigazioni hanno accertato che per il pagamento delle spese relative al viaggio i migranti utilizzavano il sistema detto “Sarafi” (una sorta di agenzie di cambio valute). Funzionava così: i migranti o le loro famiglie versavano le somme concordate con gli organizzatori dei viaggi presso i “sarafi” ubicati in diverse città dell’Asia centrale e del Medio Oriente. I principali punti “sarafi” coinvolti erano quelli ubicati a Kabul in Afganistan, Jalalabad in Pakistan, ad Amburgo e Francoforte in Germania e a Crema. Questo sistema di pagamento non consente la tracciabilità dei movimenti di denaro; infatti il migrante che si presenta presso un punto “sarafi”, versa la somma concordata e riceve un codice, solitamente composto da quattro cifre, che una volta sbarcato in Italia, il migrante comunica telefonicamente all’organizzatore del viaggio, sbloccando la somma versata e quindi consentendo all’organizzatore di riscuoterla.

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