Adovos vs D’Onofrio. Accordo lontano

Casarano. L’associazione non vuole abbandonare Palazzo De Donatis per fare spazio al Museo del Minatore. Il commissario. “Vadano via, sono abusivi”

CASARANO – Si complica sempre di più il caso della nuova sistemazione del “Museo del Minatore”, che dovrebbe trasferirsi nei locali di via Roma al piano terra di Palazzo De Donatis, attualmente occupati dall’Adovos. I donatori di sangue, però, contestano la decisione di liberare la sede e rispondono con una lettera-manifesto al commissario prefettizio, Giovanni D’Onofrio, chiedendo un ripensamento. La società di cartolarizzazione “Casarano Città Futura” e il Comune hanno proposto all’Adovos di spostarsi in un altro locale dello stesso palazzo, ma l’associazione non lo ritiene idoneo per le sue esigenze. L’Adovos Messapica “Abbruzzese” si mette di traverso e complica la vendita dell’ex caserma dei carabinieri. L’immobile, infatti, sta per essere messo all’asta, ma prima la società patrimoniale deve liberare i locali occupati dalle associazioni. Tra queste, il “Museo del Minatore” costituisce un problema serio per i risvolti sociali e culturali che ne derivano. La famiglia Parrotto (proprietaria del museo), nei giorni scorsi, ha chiesto ed ottenuto una sistemazione congrua. Palazzo dei Domenicani e società di cartolarizzazione hanno proposto i locali di via Roma, dove opera l’Adovos. Dopo un infruttuoso incontro con D’Onofrio, il sodalizio presieduto da Maria Prete ha da ieri affisso sui muri della città un manifesto e ha convocato un’assemblea pubblica che si terrà venerdì prossimo (ore 19.30) nella sede di via Roma, invitando il commissario ad esporre le motivazioni della sua scelta. “Non starò, qui, ora a scriverLe la lunga storia che ha caratterizzato e contraddistinto l’Associazione nei suoi 37 anni di esistenza – si legge nella lettera-manifesto – ma Le posso assicurare che le battaglie hanno equiparato le soddisfazioni, e la vera storia e testimonianza La potrà trovare solo nella ragione e nello scopo del nostro impegno solidale, silenzioso e responsabile quando nell’intermedio c’è una vita da salvare”. I donatori ritengono “ingiusti” i criteri di scelta e dichiarano già che non accetteranno la proposta perché nel nuovo locale non sarà possibile fare le assemblee (i soci sono 1838), le sessioni delle donazioni e le altre iniziative dell’Adovos. Via Roma, tra l’altro, è anche sede provinciale dell’Adovos-Messapica. “Non vogliamo avanzare ipotesi sul perché del Vostro parametro di scelta al ‘merito’ che avete dato a due realtà associative diverse fra loro – continua la lettera – ma nemmeno possiamo tacere ad una legittima perplessità sulla scelta irrazionale e miope nel favorire un privato a discapito del bene pubblico cittadino”. Infine una domanda rivolta al commissario: “La preferenza data per dei ‘meriti’ di una vita passata conta di più del merito di un gesto umano di 1838 donatori di sangue e di vita futura”? “Ne fanno una questione? E allora che se ne vadano tutti a casa”! Il commissario prefettizio, Giovanni D’Onofrio, risponde spazientito all’annuncio dell’Adovos di respingere la proposta della società patrimoniale. D’Onofrio mette da parte la diplomazia e comincia a parlare chiaro a tutti, non solo all’Adovos. “Questi soggetti stanno lì senza alcun titolo – sostiene il Commissario – non c’è nessuna delibera e non pagano alcun canone. Per me sono abusivi”. Sull’incontro avuto con l’Adovos, D’Onofrio sostiene che “la nostra apertura è stata massima. A loro ho detto che se il problema sono le assemblee, siamo disposti a concedere l’assise del Consiglio comunale. Perché privilegiare il museo? Tra le varie situazioni – risponde il commissario – il ‘Museo del Minatore’ mi sembra quella da privilegiare per ciò che rappresenta per la città”.

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