Nominato alla presidenza del consorzio Sisri, ha dovuto subito confrontarsi con le enormi difficoltà e irregolarità gestionali ereditate. Nel novembre 2008 il Tacco d'Italia gli dedicava questa vignetta satirica
Prima ancora che un grande politico, Carlo Benincasa è sempre stato un grande sindacalista, anche negli anni in cui si è seduto sui banchi di Palazzo Carafa, forte di un consenso di migliaia di preferenze delle fila del PDS prima e del PD poi. Un uomo tutto d’un pezzo, Carlo, con un forte senso delle istituzioni, la voglia di difendere a oltranza i deboli, una passione civile quasi esasperata, incapace di rassegnarsi allo “schifo” che andava a snidare nelle pieghe di delibere, determine e incarichi. Insieme alla sua simpatia schietta e un po’ guascona, la capacità di indignarsi era il suo tratto caratteriale più ammirevole, specialmente in un mondo politico in cui oramai ci si abitua davvero a tutto. Prima si documentava con pignoleria sui fatti della vita amministrativa leccese, poi partiva all’attacco, a testa bassa, a volte con una durezza davvero impressionante. Lupiae servizi, Iacp, opere pubbliche, sanità, lavoro, scandalo filobus, sono solo alcuni dei temi sui quali Carlo di infervorava e dava battaglia. A Lecce era temuto e rispettato, dagli avversari del centrodestra come dai compagni di partito. Tutti oggi gli rendono doverosamente omaggio. Con la morte di Benincasa, Lecce perde il suo più attento e severo controllore.
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