DAL SOLE 24 ORE SUD. Le maggiori richieste di occupazione di cittadini stranieri si registra nel settore agricolo. La Puglia è seconda per numero di assunzioni nel Mezzogiorno, dopo la Sicilia, che è prima in Italia
Cresce il lavoro regolare per i cittadini immigrati. E, a sorpresa, cresce soprattutto al Sud. E’ quanto emerge dagli ultimi dati resi noti dal Rapporto sull'immigrazione in Italia negli anni a cavallo della crisi economica a cura del Ministero del Lavoro. La ricerca analizza il biennio dal 2008 al 2010, gettando luce su una aspetto del mercato del lavoro probabilmente inaspettato: è cresciuto, proprio negli anni di maggiore flessione per l'economia italiana, il tasso di occupazione dei cittadini stranieri. E' cresciuto in particolare al Sud. Nei cinque anni precedenti la crisi economica (tra 2003 e 2008) quasi tutti i Paesi europei si erano caratterizzati per un aumento sostenuto dell’occupazione. La crisi economica ha interrotto questo processo di crescita, che però regge nel Mezzogiorno. Guardando alle sole assunzioni stagionali, nel 2010 la quota maggiore di richieste, principalmente nel settore agricolo, arriva dal Sud e dalle Isole (81.110): la Sicilia è la regione che presenta il maggior numero di assunzioni (24.140), in buona compagnia con Puglia (16.150 unità) che dunque è seconda tra le Regioni meridionali, Campania (14.150) e Calabria (12.890). Al secondo posto su scala nazionale per numero di richieste, subito dopo la Sicilia, si trova, però, una regione del Nord Est, l'Emilia Romagna, con 18.700 assunzioni. Ma anche andando a guardare il tasso di occupazione in generale, dunque non solo quella stagionale, legato al settore turistico, l'incremento degli occupati stranieri tra il 2008 ed il 2010 è risultato maggiore al Sud che nel resto d'Italia: 33% rispetto al 25,6% del Centro e all'11,8% del Nord. Il tasso di crescita più sostenuto delle regioni centro-meridionali fa si che muti la composizione degli occupati stranieri per aree tra il 2008 e il 2010: ve ne sono di più al Centro-Sud e relativamente meno al Nord. In Puglia nel 2000 gli occupati stranieri erano 23.000 in tutto; nel 2008 il loro numero è cresciuto fino a 40.325 unità; l'anno successivo, in piena crisi, gli occupati immigrati erano 40.715, ovvero l'1% in più rispetto al 2008; ciò significa che anche nel bel mezzo della crisi, le assunzioni di cittadini stranieri hanno continuato ad aumentare. Il trend dal 2000 al 2009 è pertanto decisamente positivo: +2,1%. Nello stesso arco temporale si osserva che la contrazione dei lavoratori italiani è superiore nelle regioni meridionali (-5,7%) ed è legata soprattutto al primo anno di crisi. Nel complesso tra il 2008 e il 2009 la flessione occupazionale ha interessato tutte le regioni italiane eccetto il Trentino Alto Adige che ha visto un aumento dello 0,8%. La variazione percentuale degli occupati è risultata più consistente nelle regioni del centro Sud; in questa “classifica delle perdite” la Campania è al primo posto (-4,1%) seguita da Abruzzo (-4,6%) e Puglia (-3,8%). Le riduzioni occupazionali hanno riguardato quasi esclusivamente i cittadini italiani, mentre si è osservata una crescita dei lavoratori stranieri dell'8,4% su scala nazionale. Osservando la dinamica con cui si è costruita la composizione percentuale dei dipendenti rispetto alle regioni, si ricava un altro aspetto interessante della divisione tra Nord e Sud Italia: mentre il Sud prima della crisi sostiene la crescita del numero di dipendenti italiani (la crescita media annua italiana per questo gruppo tra il 2000 ed il 2008 è dell'1,5%, mentre quella del Mezzogiorno è del 3,5% e dello 0,7% per il Nord), al contrario la crescita del Nord è dettata principalmente da lavoratori stranieri: la crescita media annua (2000-2008) è dell'11,8% per l'Italia, del 9,6% per il Mezzogiorno e dell'11,8% per il Nord. La ragione di questo fenomeno risiede nel fatto che tra il 2000 ed il 2008 l'Italia ha aumentato il suo valore aggiunto del 0,8% medio annuo, quindi in media è stato un periodo di crescita che ha favorito l'occupazione. Nelle regioni del Nord dove i livelli del mercato del lavoro sono vicini alla piena occupazione si è fatto ricorso alla manodopera straniera; viceversa le aree con maggior numero di inoccupati non hanno fatto altro che far ricorso al bacino di disoccupati locali. Tra le maggiori regioni del Sud spiccano le buone performance della Puglia e della Sicilia. (articolo pubblicato sul Sole 24 Ore Sud del 23 marzo 2011, in allegato
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