Il Sud culla di imprese. Puglia, ottimo piazzamento

Secondo uno studio Movimprese, nel 2010 il maggior numero di attività imprenditoriali si è concentrato al Sud. La Puglia è quarta in classifica dopo le “grandi”. In un mercato che non offre lavoro, i giovani se lo inventano

“Toglietemi tutto ma non la creatività”. Potrebbe riassumersi con questo slogan, mutuato da una nota campagna pubblicitaria, la natura delle imprese meridionali. Spesso ridotte all’osso quanto ad organico; costrette a risparmiare sul superfluo, perfino sulla sede, se necessario – in molti casi ricavata in una stanza di casa o nella cantina o simili – ma non sull’originalità, appunto. E si sa che quando si parla di invenzione, il Sud non teme confronti. E’ questo il quadro che emerge da un’elaborazione Movimprese 2010, che ritrae la situazione delle attività imprenditoriali italiane. Tra queste spicca per numero la buona performance del Mezzogiorno e delle sue imprese. Micro, questo sì, ma robuste. Almeno quanto basta per reggere il confronto con una logistica inesistente, infrastrutture troppo avanti con gli anni e pertanto inadeguate agli attuali bisogni della circolazione di gente e merci, la non trascurabile presenza della criminalità organizzata sul territorio. Nonostante i numerosi fattori di “disturbo” al buon evolversi delle imprese meridionali, queste, nel 2010, ce l’hanno fatta, al punto da affermarsi quale componente sempre più importante del sistema produttivo nazionale determinando nell’anno passato il saldo positivo con la migliore percentuale dal 2006: più 1,2% (72.530 unità) rispetto all'anno precedente. Merito delle nuove iscrizioni, risultate pari a 410.736 unità (miglior risultato degli ultimi tre anni) e del contemporaneo rallentamento del flusso delle cessazioni, pari a 338.206 unità (il valore più contenuto degli ultimi quattro anni). Come detto, la crescita è localizzata in modo più accentuato nel Centro e nel Sud. E al Sud, soprattutto, risultando questa, infatti, la circoscrizione che ha dato il maggior contributo (24.848 unità in più) al saldo positivo delle imprese. Seguono il Centro (+ 20.702 imprese), il Nord-Ovest (+19.226) e il Nord-Est (+7.754). In questo positivo scenario nazionale, la Puglia si piazza in ottima posizione: un quarto posto in classifica dopo le grandi Lombardia (14.233 nuove iscrizioni) e Lazio (12.477) – le regioni che da sempre trainano l’economia italiana, se non altro per presenza di attività sul territorio – e dopo la Campania (7.279 nuove imprese). Nella nostra regione le nuove registrazioni nel 2010 sono state 5.170; più di Toscana (4.931) e Sicilia(4.527), che ci seguono nella classifica. Tutto rose e fiori, dunque? Non necessariamente. La nascita di nuove imprese potrebbe infatti essere l’effetto diretto della crisi sul mercato. Ovvero: laddove non c’è lavoro, i giovani sono costretti ad inventarselo. Ed infatti i settori di riferimento delle nuove attività sono soprattutto il commercio ed il turismo; in poche parole, i servizi di accoglienza e ristorazione, con la forma del b&b che negli ultimi anni ha avuto una importante impennata. Resta da constatare a questo punto quanto vivano queste nuove realtà imprenditoriali. Cioè: è vero che nascono, più o meno determinate dalla crisi economica. Ma poi, quanto resistono in piedi? Luca Bianchi, vicedirettore dello Svimez, conferma la dinamicità delle imprese meridionali anche in una fase di crisi come l'attuale; i nodi da risolvere, a suo parere, riguarderebbero piuttosto la loro fragilità, vale a dire la loro durata e la classe dimensionale. Non ci sarebbe da disperare, tuttavia. Nel 2010 a patire maggiormente la crisi sono state le aziende più strutturate; mentre le realtà più giovani, seppur micro, hanno retto bene il colpo.

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