Ruffano. La Pro Loco organizza per questa sera un dibattito per parlare di un abuso esercitato all’interno delle mura domestiche
Un appuntamento organizzato dalla Pro Loco di Ruffano, questa sera, alle ore 19.30 presso la Sala Teatro di via Paisiello a Ruffano per parlare di violenza sulle donne e di stalking. “La violenza invisibile”: questo il titolo dell’incontro. Nella stragrande maggioranza dei casi, infatti, si tratta di un abuso subdolo e silenzioso esercitato all’interno delle mura domestiche e quasi sempre inconfessata da parte delle sue vittime. “La violenza sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia nessuna nazione o paese, industrializzato o in via di sviluppo che sia. Non conosce nemmeno differenze socio – culturali, vittime e aggressori appartengono a tutte le classi sociali, perché al di là di quello che tutti i giorni viene mostrato dai media il rischio maggiore sono i familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro”: secondo l’Oms una donna su cinque ha subito, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo. Scheda analitica La violenza domestica In Gran Bretagna molte donne vengono picchiate a sangue dal partner, in Canada e in Israele è più probabile che una donna venga uccisa dal proprio compagno che da un estraneo. In Russia, un omicidio su cinquanta è compiuto dal marito, ma la violenza contro le donne è diffusa anche nelle avanzate democrazie scandinave: Marianne Eriksson, parlamentare europea della Svezia, qualche anno fa ha dichiarato che, nel suo paese, “ogni dieci giorni una donna muore in seguito agli abusi subiti da parte di un familiare o di un amico”. E negli Stati Uniti, ogni 15 secondi, viene aggredita una donna, generalmente dal coniuge: non è un dato riferito un’organizzazione femminista, ma da una severa rivista giuridica della facoltà di legge di Harvard. Il terzo mondo Qui è più difficile raccogliere dati precisi, ma la violenza sulle donne in gran parte del mondo è una normale componente del tessuto culturale e non viene identificata come tale neppure dalle sue vittime. Un gruppo di ricerca che investigava nei paesi a sviluppo minimo ha rilevato una stretta connessione tra livelli più alti di violenza contro le donne e società in cui la dipendenza economica femminile dagli uomini è più elevata o dove le donne hanno meno voce in casa o nella società. In molti paesi in via di sviluppo, picchiare la moglie fa parte dell’ordine naturale delle cose, una prerogativa maschile ancora indiscussa: in un distretto del Kenia, il 42 per cento delle donne intervistate venivano picchiate regolarmente dal marito. Lo stupro da parte del marito, poi, è ancora perfettamente legale in gran parte del mondo, e quantificarne l’incidenza è quasi impossibile. Povertà e prostituzione In Nepal, circa 10 mila ragazze ogni anno vengono vendute dalle famiglie per essere avviate alla prostituzione. Nell’Asia sudorientale, i trafficanti selezionano le comunità più deboli, arrivano nei villaggi durante un periodo di siccità o una carestia e convincono le famiglie a vendere le figlie in cambio di due soldi. Secondo l’Organizzazione internazionale per l’emigrazione, nei mercati occidentali della prostituzione arriva ogni anno quasi mezzo milione di donne. Le mutilazioni genitali E’ una pratica ancora ampiamente utilizzata, effettuata quasi sempre in condizioni sanitarie abominevoli, senza anestesia e soprattutto su bambine anche in tenerissima età. Gli effetti sulla salute sono devastanti, e colpiscono le donne in ogni momento della loro vita sessuale e riproduttiva. Oggi sarebbero 130 milioni le donne che hanno subito questo genere di mutilazione, e i flussi migratori hanno portato il problema (e le sue conseguenze) anche nelle ricche civiltà occidentali. Lo stupro Colpisce ogni parte del globo: i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità fissano tra il 14 ed il 20 per cento il numero di donne che, negli Stati Uniti, subiscono uno stupro durante il corso della vita. Percentuali analoghe sono rilevate in Canada, Corea e Nuova Zelanda. La violenza sessuale è anche un’arma di guerra, solo da poco riconosciuta come tale dalle leggi internazionali. I conflitti con un forte connotato etnico, come quelli nei Balcani o in Africa centrale, vedono l’uso dello stupro come strumento bellico da parte di entrambi i contendenti. Nel 1993, il Centro per i crimini di guerra di Zenica aveva documentato in Bosnia 40 mila casi di stupro, ma le cifre reali sono ritenute ben più alte e vi sono sospetti che persino alcuni soldati dell’Onu si siano resi responsabili di aggressioni.” (Tratto da www.sdamy.com) In Italia Da un indagine condotta dalla regione Emilia Romagna risulta che nel 13% dei casi si tratta di violenza sessuale, nel 33% di violenza economica, nel 51% di violenza fisica e nel 65% di violenza psicologica. Il totale è superiore al 100% in quanto più donne hanno subito diversi tipi di violenza. In moltissimi casi (oltre l’88%) la violenza viene definita 'domestica', in quanto inflitta da partner o da ex partner (l’82%) oppure da parenti, nel 6,4% dei casi. Amici e conoscenti sono autori della violenza nel 4,5% delle occasioni, mentre il restante 7,1% ha come protagonisti sconosciuti. La violenza domestica è da intendersi come violenza maschile contro le donne in casa, che implica dunque una relazione di intimità o familiare. La metà delle donne che si rivolgono ai centri per denunciare episodi di violenza si ritengono non autosufficienti dal punto di vista economico e questo dato è tanto più negativo se si pensa che è spesso lo stesso partner ad usare violenza. Metà delle donne non possono garantirsi l’indipendenza economica, e di conseguenza non possono garantirla ai figli; questo fattore determina che la maggior parte delle donne che subiscono violenza economica e psicologica la subiscono perché non si sentono economicamente autosufficienti e non vedono alternative alla situazione di cui sono vittime. Negli ultimi mesi quello della violenza sulle donne è un argomento che apre i titoli di giornale quasi ogni giorno, nonostante sia un problema che esiste da sempre e che ogni tanto torna alla ribalta. Dare voce a questi fatti è importante perchè l’esposizione sui giornali e nei telegiornali del problema sensibilizza l'opinione pubblica ed orienta le leggi del governo. Ma se da un lato i mass media, attraverso la comunicazione riescono a rendere reali e di pubblica importanza questioni spesso sottovalutate, dall'altro hanno il potere di creare un clima di allarmismo. Le violenze avvenute ultimamente nel nostro paese mettono l'accento sul fatto che registi di questi fatti sono gli immigrati quando in realtà solo il 10% degli stupri è da attribuirsi a loro. Questo accade perché alcune notizie vengono strumentalizzate, portando alla creazione di stereotipi. Ed ecco nascere un clima di tensione e xenofobia, con ronde di cittadini che si organizzano per pattugliare le strade della propria città e le aggressioni a stranieri che con i fatti criminali non centrano a. Se quello della violenza sulle donne è un problema innegabile, è altresì indiscutibile che i media hanno il potere di pilotare l'opinione pubblica. L’unico modo per evitare di creare stereotipi è cercare di andare alla fonte della notizia per impedire la perdita di informazioni e la generalizzazione. L’avvocato Elena Bigotti, volontaria del Telefono Rosa, ha trattato il problema della violenza contro le donne dal punto di vista giuridico e ha messo in evidenza un punto debole delle leggi italiane: esse sono state redatte quasi esclusivamente da uomini, ed è per questo che troppo spesso risultano inefficaci nel risolvere problemi prettamente femminili. Un dato inquietante, ad esempio, mette in evidenza che in Italia le denunce contro gli atti di violenza avvenuti in famiglia vengano spesso scoraggiate dalle forze dell’ordine. A livello giudiziario, inoltre, un padre violento nei confronti della propria compagna in molti casi non viene valutato negativamente come genitore, mentre le due cose non dovrebbero essere scisse. Un'altro dato che fa riflettere è che nel nostro Paese, la maggior parte degli atti violenti avviene nei confronti di donne emancipate, probabilmente perchè vengono viste dagli uomini come delle rivali. Nonostante esistano validi centri per il soccorso delle donne che subiscono violenza fisica e/o psicologica, non sempre questi vengono pubblicizzati in modo adeguato. La psicologa Alessandra Sena del “Centro Soccorso Antiviolenza” dell’ospedale S. Anna di Torino, nel corso di una conferenza sulla violenza contro le donne ha messo in evidenza la mancanza di visibilità che è stata data a questo centro in cui una equipe di professionisti si occupa di offrire sostegno medico e psicologico alle donne che subiscono qualsiasi genere di abuso. La conseguenza è che solo un numero esiguo di donne si rivolge agli esperti dell’ospedale per avere un appoggio medico e psicologico. Per far fronte a quella che per molti sta diventando un'emergenza di sicurezza è necessario aumentare le risorse alle forze dell'ordine, le uniche preparate e predisposte a fronteggiare con professionalità situazioni di questo tipo, e non lasciare che siano i cittadini, spesso non preparati e troppo coinvolti psicologiamente. E' altresì importante dare visibilità alle strutture in grado di fornire assistenza alle vittime della violenza. Se le violenze si consumano in privato è difficile che vengano denunciate, per questo sono indispensabili campagne di sensibilizzazione al problema e aiuti più concreti verso chi ha il coraggio di denunciare il proprio aguzzino. (Tratto da www.studenti.it) A parlare dell’argomento, a Ruffano, dopo i saluti dell’Amministrazione Comunale rappresentata dall’Assessore ai Servizi Sociali, Pasquale Gaetani e del Presidente della Pro Loco, Paolo Vincenti, moderati da Marcella Ponzi, Assistente Sociale del Comune di Taurisano, relazioneranno la psicologa Barbara De Simone, la scrittrice Ilaria Ferramosca, autrice del romanzo a fumetti “Un caso di stalking”, la Vice Questore Aggiunto di Lecce Sandra Meo e l’Assessore Provinciale ai Servizi Sociali Filomena D’Antini Solero, autrice di un'iniziativa sul tema trattato, che sarà illustrata durante la serata. Saranno poi lette delle testimonianze di donne vittime di violenza da parte di un gruppo di ragazzi.
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