Omicidio Fasiello. Dalle analisi dei Ris nessun profilo degli assassini

Gli esami su alcuni campioni rinvenuti nei pressi dell’auto della vittima non hanno permesso di estrarre profili da comparare con i due presunti colpevoli

Colpo di scena nella già intricata e complessa vicenda relativa all’omicidio di Giampaolo Fasiello, il 31enne leccese assassinato il 29 settembre del 2005. Il corpo della vittima fu trovato carbonizzato nella sua auto, un’Opel Astra station wagon, nelle campagne tra Lecce e Vernole, a pochi chilometri dal capoluogo salentino. La tanto attesa svolta nelle indagini, attraverso l’analisi dei carabinieri del Ris di Roma, non è arrivata. Gli esami degli uomini del Reparto investigazioni scientifiche, infatti, che si sono concentrate su alcuni campioni rinvenuti nei pressi dell’auto della vittima, non hanno rivelato tracce tali da poter estrarre un profilo da comparare con i due sospettati, già iscritti nel registro degli indagati. Si tratta, in particolare, di alcuni fazzolettini di carta e un pacchetto trovati sul luogo del delitto, sequestrati e custoditi per ben cinque anni. Attraverso le analisi si è cercato di rinvenire tracce biologiche utili a ricavare il Dna dei probabili assassini e a eseguire possibili comparazioni con i due indiziati. Una ricerca che, come detto, è risultata vana. Anche la difesa dei due indagati, rappresentata dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti e Luigi Rella, aveva nominato un proprio consulente: il professor Vincenzo Pascali dell'istituto medicina legale dell'università Cattolica di Roma. Gli esami, dunque, non hanno portato nuove prove contro i due presunti colpevoli. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone, si sono concentrate su Giuseppe Ingrosso, 31enne di Merine, e Carmine Mazzotta, 37enne di Lecce, accusati di omicidio volontario in concorso con l’aggravante delle modalità mafiose. Si tratta di due soggetti riconducibili, secondo gli inquirenti, al mondo della criminalità organizzata salentina. Il contesto e le circostanze in cui sarebbe avvenuto l’omicidio, non sono state mai del tutto chiarite. Non è mai stato accertato, ad esempio, se Fasiello fu ucciso fuori dall’auto o quando era ancora all’interno dell’abitacolo. Non è esclusa, infine, anche l’ipotesi più atroce e cioè che le fiamme abbiano avvolto l’auto e il corpo della vittima, quando l’uomo era ancora agonizzante. Le modalità d’esecuzione e i presunti protagonisti di questa vicenda, lasciano supporre che si sia trattato di un omicidio maturato nell’ambito di un regolamento di conti negli ambienti della criminalità organizzata. Fasiello, residente a San Cesario, già in passato era stato considerato vicino alla Sacra corona unita. 18 novembre 2010 Omicidio Fasiello, probabile svolta dalle analisi dei Ris Potrebbe arrivare dalle analisi dei carabinieri del Ris di Roma la svolta nelle indagini sull’omicidio di Giampaolo Fasiello, il 31enne leccese assassinato il 29 settembre del 2005. Il corpo della vittima fu trovato carbonizzato nella sua auto, un’Opel Astra station wagon, nelle campagne tra Lecce e Vernole, a pochi chilometri dal capoluogo salentino. Gli esami degli uomini del Reparto investigazioni scientifiche si concentreranno su alcuni campioni rinvenuti nei pressi dell’auto. Si tratta, in particolare, di alcuni fazzolettini di carta e un pacchetto trovati sul luogo del delitto, sequestrati e custoditi per ben cinque anni. Attraverso le analisi si cercherà di rinvenire tracce biologiche utili a ricavare il Dna dei probabili assassini e a eseguire possibili comparazioni con i due sospettati, già iscritti nel registro degli indagati. Le analisi inizieranno oggi, mentre i risultati saranno depositati entro sessanta giorni. Anche la difesa dei due indagati, rappresentata dagli avvocati Giancarlo Dei Lazzaretti e Luigi Rella, ha nominato un proprio consulente: il professor Vincenzo Pascali dell'istituto medicina legale dell'università Cattolica di Roma. Le indagini, coordinate dal sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Lecce, Elsa Valeria Mignone, si sono concentrate su Giuseppe Ingrosso, 31enne di Merine, e Carmine Mazzotta, 37enne di Lecce, accusati di omicidio volontario in concorso con l’aggravante delle modalità mafiose. Si tratta di due soggetti riconducibili, secondo gli inquirenti, al mondo della criminalità organizzata salentina. Il contesto e le circostanze in cui sarebbe avvenuto l’omicidio, non sono state mai del tutto chiarite. Non è mai stato accertato, ad esempio, se Fasiello fu ucciso fuori dall’auto o quando era ancora all’interno dell’abitacolo. Non è esclusa, infine, anche l’ipotesi più atroce e cioè che le fiamme abbiano avvolto l’auto e il corpo della vittima, quando l’uomo era ancora agonizzante. Le modalità d’esecuzione e i presunti protagonisti di questa vicenda, lasciano supporre che si sia trattato di un omicidio maturato nell’ambito di un regolamento di conti negli ambienti della criminalità organizzata. Fasiello, residente a San Cesario, già in passato era stato considerato vicino alla Sacra corona unita.

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