Parole sante, Presidente, occorre farsi capire. Però…

Come riportato dalla stampa e dalla TV, il Capo dello Stato, richiesto, a margine di una cerimonia per l’avvio delle celebrazioni del 150° anniversario dall’Unità d’Italia, di un suo commento sul caso Battisti, con particolare riferimento al diniego frapposto dall’ex Presidente del Brasile Lula all’estradizione del soggetto, ha risposto che “non siamo riusciti a far comprendere, anche a paesi amici vicini e lontani, cosa hanno significato veramente le vicende del terrorismo”. Pur con il massimo rispetto dovuto al pensiero del Presidente Napolitano, nella specifica circostanza v’è tuttavia da osservare che si ha a che fare essenzialmente con un criminale comune, il quale si ammanta strumentalmente della copertura di ex terrorista. Del resto, a suffragio di ciò, conta, anzi pesa, la sua definitiva condanna in contumacia all’ergastolo, per aver commesso quattro efferati omicidi in concorso. Dai plurimi e indipendenti gradi di giudizio, è emersa e si è disvelata un’ individualità bieca, spietata e sprezzante. Come se ciò non bastasse, a seguire, altro che rispetto della sentenza e espiazione della pena, altro che sussulti di pentimento e percorsi di graduale recupero, il reo di che trattasi ha dato un autentico scaccomatto alla giustizia, evadendo da un carcere italiano e rifugiandosi prima in Francia e poi nel continente sud americano. Ogni persona di coscienza e di animo probo, mite e sensibile, esce colpito e scosso da immagini di cittadini, in stato di arresto o detenzione, nell’atto di sfilare in manette o con i ferri ai polsi. E però, di fronte al passato e al ghigno irridente e beffardo del soggetto in esame, il sentimento, come dire, di pietà viene in certo senso ad essere superato o quanto meno attenuato: meno male che gli attuali carcerieri adottano ferree modalità e misure di controllo e sicurezza, alla luce delle clamorose azioni pregresse non si possono certamente escludere ennesime fughe. Con preciso richiamo e omaggio alle celebrazioni concernenti il cammino e il traguardo dell’unità nazionale, si vorrebbe formulare un’ultima, ma – si ritiene – essenziale e preziosa, annotazione: in qualsiasi ambito, giornali, radio, tv, internet, eccetera, si dovrebbe smettere rigorosamente di adoperare l’appellativo anagrafico “Cesare Battisti”, perché la pronunzia, particolarmente ora, di tali parole suona offesa agli analoghi nome e cognome di una preclara figura storica del Risorgimento, unanimemente considerata, insieme con Guglielmo Oberdan e Nazario Sauro, tra le più importanti ed eroiche della causa dell’irredentismo italiano. Lecce, 9 gennaio 2011 Rocco Boccadamo e.mail: [email protected]

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