“L'emergenza rischia di lasciare senza lavoro un numero superiore alle 2.200 unità che rischiano la disoccupazione nelle industrie”
La Coldiretti chiede l’attivazione di un tavolo provinciale per discutere della grave crisi in cui versa il settore dell’olivicoltura salentina. Sarebbe l’ottavo e le cifre della crisi sono da capogiro. “Dopo avere appreso – si legge in una nota della Coldiretti – che, per iniziativa della Provincia, sono stati approntati sette tavoli per affrontare l’emergenza occupazione derivante dalla crisi di alcune aziende industriali operanti in provincia di Lecce, ci chiediamo come mai a invece si stia facendo per affrontare una crisi ancora più grave che rischia di lasciare senza lavoro un numero di gran lunga superiore alle 2.200 unità che rischiano la disoccupazione per la crisi delle industrie. E’ la crisi della nostra olivicoltura, che ormai si trascina da diverso tempo e che ha visto dimezzare, negli ultimi 5 anni, i redditi delle imprese agricole interessate a questa coltivazione. I prezzi attuali sia delle olive che dell’olio, stanno peraltro scoraggiando la raccolta, non riuscendosi a coprire neppure i costi di produzione, con gravi ripercussioni, ovviamente, anche sulla occupazione della manodopera”. La Coldiretti di Lecce ha dunque presentato al presidente della Provincia Gabellone e all’assessore all’agricoltura Pacella la richiesta di convocazione di un tavolo di crisi anche per l’olivicoltura, con la partecipazione della Regione. Obiettivo: frenare gli effetti della crisi di prezzo che sta determinando l’abbandono di una grossa superficie olivetata, con gravi danni per l’ambiente ed il paesaggio, ed irreparabili danni economici a numerose famiglie che ancora vivono, in maniera diretta ed indiretta, del reddito di questa coltura. Una crisi che sta mettendo in ginocchio le 60mila aziende olivicole salentine, che occupano nel totale circa 200mila persone. Tanti sono i lavoratori che coltivano i dieci milioni di alberi d’ulivo della provincia di Lecce, sparsi su 90 mila ettari. Una superficie pari al 60% di quella coltivata in provincia. Infatti un quarto dell’olio prodotto in Puglia proviene dalla provincia di Lecce, che accoglie il 24% degli uliveti pugliesi. Una crisi che se dovesse continuare a seguire il trend negativo degli ultimi cinque anni, avrebbe un impatto devastante non solo sulla realtà socio-economica del territorio, ma anche sull’ambiente e sul paesaggio. “Non vogliamo accollare alla Provincia l’onere esclusivo di trovare una ricetta per uscire dalla crisi – dice Giorgio Donnini, direttore di Coldiretti Lecce – anche perché, spiega, le competenze sono soprattutto regionali. Ma spingiamo perché si discuta, attorno ad un tavolo di crsi, delle idee che abbiamo per uscirne”. Quali? “Tra le tante proposte quella di liberarci di tutto l’olio lampante prodotto qui, che rappresenta l’80% del totale della produzione” Come? “Utilizzandolo come combustibile per produrre energia”. Quindi biomassa per dare ossigeno all’agricoltura? Si tratterebbe però di piccole centrali. “E’ il modo migliore per usare il nostro l’olio lampante che altrimenti, raffinato chimicamente, viene immesso sul mercato come extravergine a prezzi bassissimi, facendo concorrenza al nostro stesso olio di qualità”. Articolo correlato Sette vertenze. 2200 posti a rischio (4 novembre 2010)
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