“Meglio le belle ragazze che essere gay”

Battuta machista di Berlusconi. Ieri sit-in di protesta a Roma sotto Palazzo Chigi contro l'omofobia: “E' ora di finirla”

Di Andrea Gabellone “E' ora di finirla”. Qualcuno dovrebbe dirlo a Silvio Berlusconi. Ma chi? All'ennesima, vergognosa battuta machista e omofoba da parte del Presidente del Consiglio, nel primo pomeriggio di ieri, inizia a circolare in rete l'indignazione e, assieme a questa, rimbalza la notizia di una protesta organizzata ad hoc. Ore 18, sotto Palazzo Chigi, per manifestare il nostro sdegno dopo l'ultima dichiarazione discriminatoria del Premier. Anch'io sono furioso e decido di andarci. Sono sul posto dieci minuti prima dell'orario di convocazione e mi godo l'arrivo di un sacco di gruppetti che, orgogliosi, espongono le loro bandiere di appartenenza. Rappresentanti dei radicali, de “L'Unità”, del Pd, del circolo omosessuale “Mario Mieli”.

proteste

A sit-in già iniziato, vedo giungere da lontano le bandiere dell'Idv, poi riconosco dei “vendoliani” di Sel e, come no, anche qualcuno dell'Arcigay di Roma. Alle 18:30, noto, con amara ilarità, che le bandiere e i simboli sono più dei manifestanti. La protesta è pacata, composta, quasi chiede scusa di esistere. Si sosta su di un marciapiede e, sebbene non siamo propriamente quella che si definirebbe una marea umana, è difficile starci tutti. La piazza che c'è fra noi e Palazzo Chigi è vuota, ma assediata dalla polizia. Pur di non disturbare le forze dell'ordine, qualcuno rischia la pelle ascoltando i discorsi dalla strada trafficata. Siamo pochi, silenziosi e in equilibrio su un piccolo marciapiede. Alle 19, armato di megafono proprio, arriva un pugno di esponenti anonimi, pieni di piercing e vestiti di nero. Un po' black block “de noantri”. Il più coraggioso di loro, indica la piazza e, zittendo l'interlocutore di turno, ci incita ad andare proprio lì per manifestare. I motivi sono: “affinchè Berlusconi (che probabilmente è a Milano) ci senta bene e perchè la piazza, in fondo, è nostra”. Qualcuno, ringalluzzito dallo spavaldo leader, decide di seguirlo. Il resto rimane sul marciapiede a protestare. Non più contro Berlusconi, ma contro i giovani spregiudicati e i loro seguaci. Così, mentre la foga di questi ultimi viene placata educatamente da un poliziotto in giacca e cravatta (altro che antisommossa), dal megafono del sit-in si odono frasi come “Non sapete protestare, incivili!”. Alle 19:10, finalmente, c’è un po’ di vita: c'è chi fischia, chi applaude e chi, per offendersi, si da del “berlusconiano”. La protesta nella protesta. Amen. E pensare che non ero andato a manifestare per difendere la dignità di uno Stato o di un Partito o di una Bandiera. Ero semplicemente andato a difendere la mia dignità di persona. Oggi, alle ore 19:15, su quel marciapiede di Via del Corso, ho provato un deprimente senso di vergogna. “E' ora di finirla”, dicevamo. Chi può dirlo?

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