Infiltrazioni di acqua, umidità, segni di cedimento delle pavimentazioni dei locali docce: il sindacato si rivolge alle istituzioni
L'Osapp (Organizzazione sindacale autoonoma polizia penitenziaria) denuncia le condizioni di assoluta invivibilità dell’Istituto leccese, soprattutto sotto l’aspetto della salubrità dei locali. E lo fa inviando una lettera ai presidenti di Regione e Provincia, Nichi Vendola e Antonio Gabellone, a tutte le forze politiche e al Provveditorato regionale dell'Amministrazione penitenziaria di Bari. L'elenco delle criticità inizia con le infiltrazioni d’acqua piovana che generano grossi problemi di umidità e che, se trascurate, secondo l'Osapp, a lungo andare, potrebbero pregiudicare la stabilità della struttura stessa. “Si possono già notare – scrivono – preoccupanti segni di cedimento delle pavimentazioni dei locali docce deidetenuti che sovrastano i cortili passeggi. Non si osa nemmeno immaginare che tragedia potrebbe consumarsi qualora avvenisse un crollo ma sembra che per tutti, tutto ciò sia normale e non si cerca di sanare la situazione”. Le infiltrazioni di acqua, inoltre, insinuandosi anche all’interno di quadri elettrici, potrebbe essere stata la causa di un principio di incendio avvenuto nei locali dell’Istituto probabilmente per un corto circuito. “E' stato solo grazie all’intraprendenza del Personale di Polizia Penitenziaria che si è scoperto in tempi brevi il focolaio riuscendo a domarlo. E tutto questo ha causato comunque problemi al personale intervenuto che ha dovuto far ricorso ad accertamenti medici esterni per il fumo aspirato. Anche in questo caso sembra legittimo chiedersi se sia normale che possano verificarsi situazioni di questo genere in una struttura dove ciò può causare una vera strage”, commentano dall'Osapp D fronte alle denunce e alle richieste di verifica dell'Osapp, “la Direzione ha sempre risposto che gli organi preposti ad accertare che le condizioni igienico-sanitarie e di sicurezza dei locali siano idonee non hanno mai rappresentato inagibilità gravi”. Dal canto suo, il sindacato, ritiene che lo stato di cose sia assolutamente inaccettabile e reiterato la domanda per una radicale seppur graduale opera di ristrutturazione che, “oltre a far tirare un sospiro di sollievo al personale fortemente provato dalla carenza di organico”, restituirebbe dignità alla detenzione di quanti, e sono tanti, scontano la loro pena all’interno dell’Istituto. Allo stato attuale, infatti, sono detenute all’interno del carcere leccese circa 1500 persone che sono costrette per lo più a convivere in tre in piccole celle progettate al massimo per 2 persone e che alle stesse non è possibile assicurare gran parte dei diritti previsti dalla normativa vigente. L'Osapp, alla luce di quanto evidenziato, chiede un urgente intervento in merito affinché si possa sanare la situazione per evitare che si verifichi qualcosa di irreparabile. 28 settembre 2010 – Carceri Puglia: ecco le cifre dello sfascio Il Segretario Generale della Uil PA Penitenziari, Eugenio Sarno, ha inteso rendere pubblica la “graduatoria” degli istituti penitenziari in ordine (decrescente) di sovraffollamento (pubblicata sul sito www.polpenuil.it) e stilata dall’Ufficio Studi e Ricerche della Uil Penitenziari. Nel contempo ha inteso anche particolareggiare e fotografare per realtà territoriali il sistema penitenziario. Dopo aver diffuso, ieri, le cifre complessive del panorama penitenziario, oggi la Uil PA Penitenziari illustra alcuni dettagli su base regionale. In allegato la tabella di riferimento Dice Sarno che, a causa della perdurante disattenzione della politica e dei politici verso una delle più gravi emergenze nazionali “vogliamo, per l’ennesima volta, rendere di pubblico dominio i numeri che certificano lo stato comatoso in cui versano gli istituti penitenziari. Ancora una volta lanciamo un disperato grido di allarme e un sentito appello perché la società e la stampa prendano coscienza del dramma penitenziario. “Le incivili, disumane e degradate condizioni di detenzione cui si coniugano penalizzanti ed infamanti condizioni di lavoro fanno della questione penitenziaria una vera emergenza sanitaria, umanitaria, sociale e di ordine pubblico”. “Dalla rilevazione effettuata alle ore 17 del 20 settembre scorso negli istituti penitenziari regionali – afferma il segretario – si trovavano ristretti 4616 detenuti a fronte di una capacità ricettiva pari a 2528, per un indice di sovraffollamento del 80,9 % che colloca la Puglia al 2° posto nella graduatoria nazionale del sovraffollamento penitenziario, dietro solo all’Emilia Romagna (85,7 %). Per quanto concerne gli istituti penitenziari in regione, Lecce si colloca al 17° posto della graduatoria nazionale in ordine di sovraffollamento, pubblicata sul sito www.polpenuil.it. I numeri sono piuttosto eloquenti e non abbisognano di ulteriori commenti. Per quanto ci riguarda abbiamo lanciato da tempo l’allarme sulla complessa e pericolosa situazione penitenziaria della Puglia. E’ ora che qualcuno si dia una mossa prima che tutto diventi irrecuperabile. Soprattutto è ora che le istituzioni locali prendano coscienza delle tragedie che si consumano quotidianamente oltre le mura di cinta”. 27 settembre 2010 – Suicidi e tentati suicidi nel carcere di Lecce Tornano ad aggiornarsi le statistiche che tengono il conto dei suicidi in carcere. La morte di 22enne detenuto tunisino detenuto nel carcere di Belluno e verificatosi ieri, fa salire a 51 il numero di coloro che si sono tolti la vita in cella. E nel solo 2010. Informa la Uila Pa Penitenziari che le strutture che in quest'anno, hanno fatto registrare il maggior numero di suicidi (tre a testa) sono Siracusa, Padova Due Palazzi e Roma Rebibbia; 2 a Lecce. Gli istituti in cui, invece, sono verificati in numero maggiore i tentati suicidi sono: Genova Marassi (6), Lecce e Sulmona (5), Piacenza e Busto Arsizio (4). In tutto 123. Ad aggravare lo scenario di morte e violenza che si registra nelle prigioni italiane contribuisce anche l’esorbitante numero di atti autolesionistici posti in essere da detenuti e internati, nonché i tanti episodi di aggressione in danno degli agenti penitenziari. “Dal 1 gennaio al 20 settembre 2010 – comunica Eugenio Sarno della Uil – sono stati ben 4216 gli atti di autolesionismo ufficialmente registrati. Firenze Sollicciano (241), Lecce (147), Perugia (109), Bologna (108) e Milano San Vittore (105) gli istituti in cui ci si autolesiona con maggior frequenza. Nello stesso periodo sono 236 gli atti di aggressione che i detenuti hanno perpetrato in danno di personale della polizia penitenziaria. 22 settembre 2010 – Sovraffollamento carceri: Puglia seconda in Italia Alle ore 17 del 20 settembre, nei penitenziari italiani risultavano ristretti 68.340 detenuti a fronte dei 44.576 posti effettivamente disponibili. I detenuti assommavano a 65.346, le detenute a 2.994. L’affollamento medio dei penitenziari si attesta sul 53,3%. E' questa la situazione descritta in un comunicato della Uil Pa Penitenziari che monitora costantemente l'attenzione all'interno delle carceri italiane. In Puglia, la capienza prevista è di 2551 posti; i detenuti presenti sono 4616 (poco meno del doppio) e l'indice di affollamento è di 80,9%. La Puglia, in classifica nazionale è seconda, preceduta solo dall’Emilia Romagna (85,7%). Terzo il Veneto (71,6%). “Sono dati che danno l’esatta dimensione della grave situazione del sistema penitenziario italiano, cui bisogna aggiungere l’insopportabile vacanza organica che attiene al Corpo di Polizia Penitenziaria. Vacanze che si attestano sulle 6.000 unità. Per questo le tanto agognate 2000 unità promesse dal Governo Berlusconi, ma mai assunte, avrebbero potuto rappresentare, nella loro esiguità, un toccasana alle difficoltà operative e gestionali. Siamo sempre più convinti che serve dare una scossa all’immobilismo dell’Amministrazione Penitenziaria e occorre maggiormente stimolare l’impegno dei politici sul fronte del dramma penitenziario . Noi proveremo a ragionare sulle analisi, sulle proposte e sulle prospettive coscienti della gravità del quadro generale. Purtroppo avvertiamo il rischio dell’indifferenza generale rispetto ad una questione che è, sempre più, una questione sociale, umanitaria, sanitaria e di ordine pubblico”. Così Eugenio Sarno, Segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, commenta i dati anticipando a grandi linee le tracce dei lavori della Direzione Nazionale del sindacato. 18 settembre 2010 – “Nessuno tocchi Caino”: iniziativa per i detenuti di Lecce Si è svolta ieri a Lecce, una conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa promossa da “Nessuno tocchi Caino”, associazione radicale “Diritto e Libertà” e “Famiglie Fratelli Ristretti” per il ripristino della legalità carcere leccese di Borgo San Nicola e in altre carceri pugliesi. La situazione Il carcere di Lecce, come è tristemente noto, è al primo posto nella classifica nazionale per il sovraffollamento. I detenuti presenti sono circa 1.500, quasi 900 in più della capienza regolamentare e oltre 400 rispetto anche a quella considerata tollerabile. Nei locali destinati al pernottamento, di neanche 12 metri quadrati, originariamente previsti per ospitare un solo detenuto, ne sono allocati 3 su letti a castello a tre piani dove il materasso più in alto è a 50 centimetri dal soffitto. Pertanto, tenuto conto dello spazio occupato da servizi igienici, letto e suppellettili, ogni detenuto dispone di una superficie media di appena 1,75 metri quadrati di spazio calpestabile, il che gli consente di muoversi per la cella solo quando gli altri due sono stesi sul letto. L'iniziativa Durante la conferenza, sono state illustrate due “azioni collettive”: quella dell’avvocato Alessandro Stomeo, che ha presentato 20 ricorsi per conto di altrettanti detenuti (italiani e stranieri) contro l’amministrazione penitenziaria per trattamento disumano e degradante per il quale si richiede un risarcimento del danno morale e fisico subito; e quella dei Radicali rivolta al Magistrato di Sorveglianza perché provveda a che l’amministrazione penitenziaria adotti le misure necessarie e urgenti dirette ad eliminare le violazioni dei diritti dei detenuti nel carcere leccese. 15 settembre 2010 – Un tavolo permanente di osservazione per il carcere di Lecce Di fronte al progressivo aggravarsi della situazione all'interno del Carcere di Lecce, la direttrice Dr.ssa. Piccinni ha convocato ieri un incontro allargato a Sindacati, rappresentanze interne dei dipendenti, responsabili dei servizi, quadri dirigenti amministrativi e della polizia penitenziara. Alcune ore di discussione hanno messo bene i evidenza le problematiche e la situazione di allarme esistente. Una popolazione detenuta triplicata (1500) rispetto al tollerabile (500); organico di polizia penitenziaria sottodimensionato di circa 200 unità; carenza di servizi sanitari che provocano poi superlavoro al personale; turni sempre più faticosi; personale amministrativo diminuito del 35% in pochi anni; carenza di interventi e di fondi, tanto da tendere moroso l'Istituto nei confronti dell'Inps edell'Inail; sempre più ridotte le attività di “trattamento”, che consentono di impegnare i detenuti costruttivamente abbattendone l'aggressività causata dalla reclusione, con conseguente aumento dei problemi di sicurezza. “Sono solo alcuni punti dolenti della situazione – dice Giovanni Rizzo, Segretario regionale della Confsal-Unsa – del resto ormai noti anche all'esterno. Ho quindi proposto, nel corso dell'incontro che era appunto tra addetti ai lavori, di superare le dinamiche dell'esplosione episodica di 'casi' e di avviare un confronto continuativo: un tavolo permanente paritetico, continuativo come continua è l'emergenza”. “Il tavolo permanente – continua Rizzo – tra sindacati, amministrazione, operatori, centrerebbe molti obiettivi. Primo, quello di dare all'esterno la consapevolezza dell'urgenza e dell'emergenza, tale da imporre l'analisi e l'iniziativa unitaria. Secondo, la mancanza di frazionismi, rivalità, protagonismi individuali o collettivi. Terzo, l'analisi dei problemi e l'elaborazione finale di una serie di punti critici e di proposte quanto meno organizzative e poi di livello più elevato per ottenere le risorse necessarie: non è sbagliato rivolgersi alla mediazione e all'intervento del Prefetto”. “L'emergenza – ha concluso Rizzo – causa anche un irrigidimento nei rapporti tra amministrazione e personale. Lo stress, il sovraccarico, il disagio possono portare a un rilassamento dei servizi, cui si può pensare di riparare con una disciplina più rigida. Motivo di più per confrontarsi e agire concordemente, e anche presto”. 23 agosto 2010 – Pianeta carcere, nuovo allarme della Uil “Da gennaio ad oggi quattro detenuti suicidatisi in cella e tre tentati suicidi sventati in extremis dalla polizia penitenziaria, che a sua volta annovera tra le proprie fila 5 agenti feriti da detenuti. Un bilancio pesante e triste che grava sulle coscienze di chi non ha saputo dare adeguate risposte alle incivili condizioni di detenzione e di lavoro all’interno delle carceri italiane. Vogliamo sperare che alla ripresa dei lavori parlamentari i nostri politici sappiano, e vogliano, trovare quelle soluzioni necessarie al sistema penitenziario e alla comunità penitenziaria. In tal senso non mancheremo di organizzare iniziative di sensibilizzazione sul territorio pugliese”. Questo il commento del Segretario Regionale Uil Penitenziari della Puglia, Donato Montinaro, alla sopraggiunta morte di un detenuto che il 5 agosto aveva tentato di impiccarsi e che era stato, temporaneamente salvato dagli agenti penitenziari. La Uil Penitenziari pugliese rilancia l’allarme sullo stato del sistema penitenziario regionale. “Abbiamo più volte – ricorda Montinaro – richiamato l’attenzione sul grave sovraffollamento delle strutture pugliesi e l’esiguità dei contingenti di polizia penitenziaria. Occorre ricordare che la ricettività massima degli istituti pugliesi assomma a 2551 ma si registra la presenza di 4557 detenuti. Mi pare eloquente il dato che indica nella Puglia le seconda regione d’Italia (dopo l’Emilia Romagna) per indice di affollamento (circa il 79%). Da troppo tempo l’intera organizzazione penitenziaria regionale sconta la mancanza di un Dirigente Generale preposto alle mansioni di Provveditore Regionale. Questa grave assenza da modo alle situazioni di incancrenirsi, rendendo più difficile l’individuazione delle possibili soluzioni. E di situazioni al limite ce ne sono tante tra cui spiccano , senza alcun dubbio, Bari, Foggia e Lecce. Un sistema che cade letteralmente a pezzi, e non solo per i cornicioni di Taranto quant’anche per l’insufficienza del servizio sanitario e per l’approssimativa erogazione d’acqua” Ed è proprio sul penitenziario di Borgo San Nicola che il Segretario Regionale focalizza l’attenzione non risparmiando considerazioni critiche “Oggi i detenuti presenti sono 1474 contro i 650 ospitabili, ciò pone Lecce tra i primi posti della classifica degli istituti più affollati d’Italia. Ma come abbiamo più volte denunciato non è solo il sovraffollamento, che pure incide, il solo problema di Borgo San Nicola. Non possiamo non rilevare come nel mentre il personale deve dibattersi tra infinite criticità ed emergenze il Direttore ed il Comandante siano in ferie contemporaneamente, nonostante gli espressi divieti del Dipartimento. Con un Provveditore Regionale sul posto questo, forse, non sarebbe potuto accadere. Anche l’organizzazione dell’istituto mostra più di qualche lacuna. Non è del tutto inutile sottolineare come dei 657 agenti in forza 121 siano assenti per malattia, 57 avviati alla Commissione Medica Ospedaliera di Taranto per patologie da stress o ansiose-depressive. Delle unità restanti circa 200 sono assenti a vario titolo (ferie comprese). Ciò determina dover espletare turni da 8/9/ e 10 ore al giorno, senza tra l’altro poter garantire i livelli minimi di sicurezza previsti. Ma sono – denuncia Montinaro – proprio le assenze per malattie un chiaro indicatore delle criticità in atto. La frustrazione e il malessere coniugate alla sensazione dell’abbandono nella più completa solitudine sono fattori patogeni di quella depressione che si riscontra nelle prognosi dei medici. Eppure si cerca di garantire il servizio mantenendo alta la soglia dell’attenzione e della vigilanza. Però – conclude Montinaro – nel momento di maggiore difficoltà per il personale appare davvero difficile capire la ratio per la quale la Direzione ha voluto organizzare diverse attività ricreative per i detenuti, compresa una frisellata in notturna con tanto di bagno in piscina con figli a seguito. Possiamo condividere la necessità di alleviare le condizioni incivili e disumane della detenzione. Ma non è giusto farlo solo con i sacrifici del personale. Quest’aumento delle attività genera un surplus di lavoro straordinario di cui non è garantita la copertura economica. Come dire: direttore e comandate in ferie, detenuti impegnati in attività ludiche e la polizia penitenziaria che lavora gratis. Oltre al danno della mancata remunerazione di spettanze maturate, anche la beffa di dover garantire straordinari che potrebbero non essere pagati”. 15 agosto 2010 – Ferragosto 2010 in carcere La pausa estiva rischia di confinare ancor più nel dimenticatoio l’emergenza carceri. Ma l'iniziativa dei Radicali, “Ferragosto in carcere”, giunta alla sua seconda edizione, prova a fare uscire dal silenzio, anche se solo per un giorno, la realtà delle condizioni di vita dietro le sbarre, dove si muore spesso e non solo a causa dell'indifferenza. Secondo i dati di un comunicato della Uil di pochi giorni fa, i penitenziari pugliesi sono al collasso. Lo dicono facilmente i numeri: “Alle ore 17 del 10 agosto, nelle carceri della Puglia sono ristretti complessivamente 4.568 detenuti (4351 uomini e 217 donne), a fronte di una capienza regolamentare di 2.551 per un indice di sovraffollamento pari al 79,1 %: secondo solo all’Emilia Romagna (84,8 %)”. Di fronte a un vagheggiato piano carceri del Governo, “la disattenzione e la distrazione verso i problemi reali hanno determinato una situazione che è alle soglie dell’ingestibilità pura. Lecce e Foggia restano senza dubbio le situazioni di maggior rischio che hanno bisogno di interventi urgenti e concreti sia dal punto di vista degli organici che dell’organizzazione interna”. “Il carcere – si legge nel comunicato – è tornato ad essere l’università del crimine, con regole, gerarchie e violenze. Nelle carceri pugliesi più che rieducarsi ci si affilia. Per questo è necessario che il Ministro Alfano nomini quanto prima un Provveditore Regionale titolare. Una regione di frontiera come la Puglia non può permettersi tale assenza nell’organico della dirigenza generale”. 2 agosto 2010 – Borgo San Nicola, la Cgil lancia l'allarme La Fp Cgil di Lecce denuncia la situazione che si vive nella Casa circondariale di Lecce. I detenuti sono oltre 1450 e il personale di Polizia Penitenziaria in servizio è allo stremo: c'è un solo poliziotto ogni 75 detenuti. Il rapporto numerico sottolinea una situazione estremamente critica, perchè, il sovraffollamento è un problema grave, per chi vive dietro le sbarre e per chi, a Borgo San Nicola, ci lavora. I carichi di lavoro sono, di conseguenza, estenuanti: molti agenti vanno in malattia e coloro che vanno in pensione non sono rimpiazzati. mezzi insufficienti e senza manutenzione. Problema sanitario: l’Asl solleciti l’organizzazione di ambulatori interni. Dove sono e cosa fanno i parlamentari salentini che vediamo in campagna elettorale?”. La situazione sanitaria è al collasso. Come si legge nel comunicato “In questo periodo, le traduzioni di detenuti davanti alle Autorità Giudiziari subiscono un forte calo a causa della pausa estiva ma ormai, da circa due anni sono in crescente aumento quelle di detenuti inviati con 'estrema urgenza' presso il Pronto Soccorso dell’Ospedale 'Vito Fazzi'. Ormai è sufficiente un 'niente' per mettere in crisi vera, qualsiasi organizzazione del servizio. Come è possibile? Perché nessuno è riuscito a mettere un freno a tutto questo? Perché tanti detenuti inviati con estrema urgenza al Pronto Soccorso vengono poi rimandati indietro con la semplice prescrizione di una consulenza ambulatoriale da effettuare previa prenotazione al Cup? Sono decine al giorno le traduzioni di questo genere che stanno impegnando il personale addetto al Nucleo Traduzioni in turni ormai indefiniti anche nell’orario. Chiediamo che qualcuno intervenga per frenare un 'sistema' che rappresenta una potenziale situazione di pericolo in più per la sicurezza del personale di Polizia Penitenziaria di scorta ma anche per la sicurezza sociale. L’Asl, al fine di garantire il diritto fondamentale alla salute previsto dall’art.32 della Costituzione Italiana, proprio per le dimensioni dell’Istituto e per l’utenza così numerosa, dovrebbe intervenire, senza ulteriori ritardi, organizzando all’interno dell’Istituto ambulatori medici con l’impiego di specialisti, in modo da limitare ai casi di vera estrema urgenza l’invio dei detenuti alle strutture sanitarie esterne. È un grido d’allarme della Polizia Penitenziaria che ci auguriamo venga ascoltato perché ogni soggetto interessato, Amministrazione Penitenziaria, Parlamentari e politici regionali, Asl, ognuno faccia la propria parte”. 20 luglio 2010 – Borgo San Nicola al collasso, la denuncia della Cisl Dopo la Uil Pa Penitenziari, anche la Cisl entra nel carcere di Lecce. La visita, effettuata questa mattina dalla Cisl Fns con il Segretario Generale Regionale Crescenzio Lumieri, il Segretario Generale Ust Cisl Lecce, Piero Stefanizzi e il Segretario Generale Provinciale Antonio Pellegrino, ha messo in evidenza, come si legge in una nota, “il gravissimo disagio in cui operano gli agenti della Polizia Penitenziaria”. Il personale infatti “sta subendo una inefficienza del sistema paese: non si possono ridurre le carceri ad una situazione da 'terzo mondo', mettendo a repentaglio la vita di chi ci lavora”. Inoltre, la carenza di personale crea gravi disagi alla vita quotidiana dei poliziotti e alle loro famiglie: “Le ore lavorative giornaliere superano i presupposti contrattuali, determinando stress che, aggiunto alle continue aggressioni subite, sta decimando il Personale”. Basta verificare le assenze per malattia e convalescenza “pari a 136 unità percentuale in media più elevata se paragonata ad altri Istituti della Regione”. I poliziotti, secondo la Cisl, subiscono in prima persona lo stato di malessere prodotto dalla carenza di fondi, dal mancato rispetto dei presupposti contrattuali legati all'accordo locale e dal grave affollamento esistente che genera invivibilità. Poi gli aspetto igienico-sanitari: il sopralluogo ha svelato una situazione “precaria, con l'aggravio che alcune segnalazioni effettuate nelle precedenti visite della Fns Cisl, non hanno trovato alcuna soluzione”. I provvedimenti parlamentari preannunciati dal Governo, vengono definiti del tutto insufficienti a risolvere i problemi perchè “la preannunciata depenalizzazione o i provvedimenti alternativi per tutti quei detenuti che devono scontare una pena fino ad un anno, produrranno un alleggerimento dell'attuale affollamento che ritornerà alla stessa situazione nell'arco temporale di sei mesi, massimo un anno”. 19 luglio 2010 – Il carcere di Borgo San Nicola è un vulcano pronto a esplodere A causa dell’esplosione di una bombola di gas utilizzata per cucinare in una cella della Casa circondariale di Lecce, tre detenuti sarebbero rimasti feriti e trasportati presso gli Ospedali di Lecce e Brindisi. A seguito della vicenda, Federico Pilagatti , il segretario nazionale del Sappe (Sindacato autonomo di polizia penitenziaria), denuncia in un comunicato la carenza di personale sanitario all'interno del carcere di Lecce. Secondo il sindacato, i tre detenuti sarebbero stati soccorsi immediatamente dal personale di polizia penitenziaria mentre non è stato altrettanto tempestivo l'intervento dell'infermiere che era impegnato altrove e non era rintracciabile. Il Sappe torna quindi a chiedere che tutto il personale sia dotato di un dispositivo cercapersone per fare fronte alle emergenze. Fin qui i fatti recenti, gli ultimi in ordine di tempo, che riportano l'attenzione sulle condizioni in cui versa la struttura. In un comunicato del 16 luglio scorso, il Segretario Generale della Uil Pa Penitenziari, Eugenio Sarno, afferma, senza paura di smentite, che “nel magmatico mondo penitenziario, la Casa Circondariale di Lecce rappresenti uno dei vulcani prossimi all’esplosione”, una specie di “Vesuvio delle carceri”. Sarno ha inoltrato la nota ai vertici del Dap (Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria) dopo aver presieduto (martedì scorso) il Direttivo Provinciale della Uil Pa Penitenziari di Lecce. E’ innanzitutto il notevole tasso di affollamento e promiscuità a preoccupare. “Alle 8 di ieri (15 luglio), la struttura salentina, a fronte di una capienza regolamentare pari a 659 detenuti, ne ospitava 1.420 (1.335 uomini ed 85 donne) di cui 271 in custodia cautelare. I detenuti di nazionalità non italiana assommavano 368. I detenuti classificati ‘Alta Sicurezza’ risultavano essere 280; 5 i collaboratori di giustizia. In questo variegato quadro della popolazione detenuta, la forte commistione di varie appartenenze a organizzazioni criminali è fonte di ulteriore preoccupazione. Le affiliazioni che avvengono in carcere a Lecce sono molto più che una razionale probabilità”. Inquietanti anche le condizioni strutturali e insalubri di tanti ambienti. Basti pensare alle “copiose infiltrazioni di acque piovane che alimentano rischi di corto circuiti e folgorazioni” compresa “la staticità della struttura”. Poi gli aspetti di tipo sanitario. “Le docce sono insufficienti e non del tutto efficienti” continua Sarno. “In quasi tutte le celle, originariamente previste per contenere un solo detenuto, sono allocati letti a castello a tre piani. Ciò non solo è causa di traumi da caduta, quanto impedisce una ottimale visuale agli addetti alla sorveglianza. Le fogne non assorbono più il surplus di reflui e spesso si intasano. L’erogazione d’acqua subisce ogni giorno molteplici interruzioni. La mancanza di spazi e d’aria esaspera le condizioni afflittive della detenzione, ingenerando proteste ed alimentando l’aggressività dei detenuti che non mancano di far giungere segnali circa una possibile manifestazione di protesta con modalità eclatanti. D’altro canto i due suicidi ed i due tentati suicidi verificatisi dall’inizio di quest’anno sono la cifra di un disagio e di una sofferenza reale”. Ultimi in ordine di tempo a togliersi la vita, sono stati Luigi Coluccello di 34 anni, il 12 giugno scorso, e un detenuto straniero trentenne, il 28 maggio. Infine un’analisi sulle dotazioni organiche nell’ipotesi di nuove organizzazioni del lavoro interno. “Le tante unità di polizia penitenziaria (52) collocate in aspettativa dalla Cmo inducono ad immaginare una struttura che, per ambienti di lavoro e condizioni di lavoro, produce fattori patogeni. A confortare questa impressione soccorrono anche i dati delle assenze per malattie che, negli ultimi tempi, variano dalle 70 alle 90 unità al giorno. L’opportunità di ‘esternalizzare’ i servizi alle varie Unità Operative e la necessità di revisionare i contingenti di poliziotti penitenziari assegnati ai vari Uffici e/o servizi non operativi (circa 200) non sono da ascrivere nel campo delle mere richieste sindacali, ma rappresentano, a nostro avviso, concrete soluzioni alle criticità di gestione che si appalesano con tutta evidenza”. La sollecitazione finale è a intervenire affinché si eviti una deriva violenta della protesta.
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