“Ripartiamo da noi”: indagine sul Paese delle Aquile

Si è concluso il progetto promosso da Integra Onlus sul livello di conoscenza dell'Albania. L'inchiesta è stata condotta da giovani pugliesi e albanesi

Indicare ai giovani la via del “mettersi in proprio” come possibile sbocco lavorativo, diffondendo una vera e propria cultura d’impresa pronta ad affrontare i mercati internazionali: questo l’obiettivo del progetto “Ripartiamo da noi”, promosso da Integra Onlus. I giovani pugliesi e albanesi, tra i 18 e i 30 anni, coinvolti nel progetto, sono stati i protagonisti dell’azione di indagine che si è svolta nei giorni 15, 16 e 17 settembre durante la Fiera del Levante. Qui, infatti, i ragazzi dell'”Asal” (Associazione di studenti albanesi Lecce – partner del progetto) e gli studenti membri di “Integra Bari” che hanno sostenuto uno specifico corso di formazione presso l’Università di Bari, hanno somministrato ai visitatori un questionario elaborato dal Cirpas – Centro Interuniversitario di ricerca “Popolazione, Ambiente e Salute” (partner del progetto), diretto dalla Prof.ssa Giovanna Da Molin. L'azione risulta essere una ricerca quantitativa sulla conoscenza che si ha dell'Albania, partendo dalla sua posizione geografica, dal modo in cui ci si può arrivare, da quelle che sono le conoscenze basilari che un individuo dovrebbe avere di un dato paese che non sia il proprio e si colloca all'interno del progetto con l'obiettivo di promuovere le risorse naturali del contesto territoriale in cui l’iniziativa si inserisce. Nei giorni 15, 16 e 17 settembre, i ragazzi coinvolti nel progetto hanno compilato 300 questionari, intervistato i visitatori della fiera e diffuso-pubblicizzato le attività, anche grazie alla distribuzione dei gadget realizzati da “Integra”. I risultati Il 70% degli intervistati ha dimostrato di avere dell'Albania un’idea totalmente confusa, sa che è uno stato povero in fase di sviluppo e a più. Il restante 30%, invece, conosce il popolo albanese, Madre Teresa di Calcutta, e sceglierebbe Tirana come meta turistica. I ragazzi soci “Asal” hanno trovato molta disponibilità tra gli intervistati nella fascia di età tra i 50 e i 70 anni, mentre i giovani si sono dimostrati più restii al dialogo. “Per me è stata una bellissima esperienza, dalla quale ho capito tante cose che magari prima ignoravo – afferma Ergys Gezca, presidente 'Asal'”. “Partendo dalle criticità, ho notato che la maggior parte delle persone non ha informazioni e non conosce nella maniera più assoluta l'Albania, ignorano la storia del Paese e lo immaginano realtà da terzo mondo con una popolazione che qui in Italia ha procurato tantissimi problemi. Ho riscontrato anche un pò di razzismo e indisponibilità nella compilazione dei questionari proprio perché si trattava dell'Albania. Questo fa capire che non si conosce affatto la realtà albanese e anche quel poco che si conosce proviene dalle cronache di sbarchi clandestini raccontati dai media. Poi, esiste una minoranza che si divide in due gruppi: persone che sono state in Albania per lavoro o turismo e che ha un'ottima impressione su tutti i fronti, guardando al Paese delle Aquile come a “una società che cambia tutti i giorni, un paese in transizione che si sviluppa vertiginosamente e subisce anche le conseguenze di tale sviluppo; poi ci sono persone che non sono mai state in Albania, ma che hanno visto in alcuni documentari la natura albanese e sono rimasti incantati. Altro fatto interessante è stata a mio avviso l'età. Gli over 60 hanno per di più un’ opinione negativa, dai 30 ai 55 l’ opinione cambia in positivo e gli intervistati vedono il Paese delle Aquile una probabile meta turistica, dai 20 ai 30 l’ opinione rimane positiva, ma le conoscenze sono abbastanza lacunose, dai17 ai 20 vi è un disinteresse totale”.

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