Sulla Tarsu, un'interrogazione del Pdci di Ugento

L'intervento è sulle mancate disposizioni transitorie del Governo che renderebbero la tassa irregolare, inapplicabile e incostituzionale

Il Consigliere comunale del Pdci di Ugento, Angelo Minenna, interviene sul problema del pagamento della Tarsu per l'anno 2010, in particolare “sulle mancate disposizioni transitorie da parte del Governo e la conseguente irregolarità, non applicabilità e incostituzionalità della Tarsu anche nel Comune di Ugento”. A tal proposito, il Consigliere si rivolge all’Assessore al Bilancio e alla Programmazione, Francesco Pacella e, per conoscenza, al Presidente del Consiglio Comunale di Ugento, Biagio Marchese e afferma che “in mancanza attualmente di un chiaro riferimento di legge per il pagamento della Tarsu da parte dei cittadini, le somme richieste dal Comune di Ugento potrebbero essere considerate del tutto illegittime, visto e considerato che la Tarsu può e deve essere pagata dal cittadino solo facendola coincidere con l’applicazione per legge di una norma transitoria, decaduta la quale, come in questo momento, e mancando un regolamento d’attuazione della Tia, prevista dal Decreto Ronchi, la tassa sulla spazzatura, in nessuna forma ed in nessun caso, può o deve essere riscossa a danno del cittadino da parte dell’Ente comunale. Inoltre, il consigliere chiede di “relazionare in merito alla legittimità e alla regolarità del Bilancio di Previsione del Comune di Ugento, che si basa tutto, purtroppo o per volontà di qualcuno, su un aumento della Tarsu a danno delle categorie produttive del territorio, dei lavoratori, delle famiglie più bisognose e più disagiate”. La Tarsu Il Consigliere Minenna, nella sua interrogazione, ricostruisce i passaggi del “percorso” della Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani) che viene disciplinata il 15 novembre 1993 con il D.Lgs n°507. “L’articolo 49 del D.Lgs n°22 del 5 febbraio 1997 elimina la Tarsu, e dispone la previsione di un regime transitorio per l’incasso della stessa, stante l’entrata in vigore del Decreto Ronchi, dove all’art. 49 dello stesso si disponeva anche il suddetto regime transitorio, disponendone la relativa disciplina ad una normativa secondaria, e in attesa che i Comuni si adeguassero dal sistema della 'tassa', a quello della 'tariffa' (la cosiddetta Tia), basato essenzialmente su un minore prelievo di soldi dalle tasche di quei cittadini e di quei Comuni che fanno correttamente la raccolta differenziata (visti i dati recenti, il nostro Comune non può certo dirsi tra questi!!!)”. “Nel 1999 viene emanato il Regolamento d’Attuazione del Decreto Ronchi, il quale disciplina in un massimo di sei anni il regime transitorio della Tarsu stessa, al fine di un adeguamento graduale dei Comuni alla Tia e ai nuovi sistemi di raccolta differenziata. Tuttavia, di proroga in proroga, e in attesa del D.Lgs 152/2006 (il cosiddetto 'Codice dell’Ambiente'), si è arrivati a far pagare ai cittadini e ai lavoratori, ogni anno in maniera sempre più considerevole, la Tarsu sino al 2009”. Poi, il passaggio fondamentale, sulla mancanza del regime transitorio cessato e non più prorogato dal Governo nazionale. “Nel 2010, paradossalmente, forse grazie ad una svista del solerte superministro dell’Economia del governo di destra, Giulio Tremonti, e della bella ministra dell’ambiente, Stefania Prestigiacomo, i quali, rispettivamente, hanno 'dimenticato', nella legge 25 del 26 febbraio 2010, di prorogare il regime transitorio per la Tarsu: è quindi impossibile per i Comuni approvare i Bilanci di Previsione, stabilire regolamenti per l’applicazione ai cittadini di prelievi fiscali o di tasse locali in quanto non stabiliti dalla legge, perché ciò sarebbe una palese violazione dell’art. 23 della Costituzione della Repubblica, il quale recita espressamente: 'nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non per legge'. (…) manca una legge dello Stato, sia esso un decreto o una norma collegata alla Finanziaria del governo Berlusconi, che dice agli Enti Locali se possono o meno incassare i proventi della Tarsu, e quindi i soldi dei cittadini, e per quanto tempo. Inoltre, visto che ormai saremmo già dovuti passare al regime della tariffa, che prevede un minore esborso di denaro per tutte quelle famiglie che effettuano la raccolta differenziata in maniera giusta, e per quegli Enti Locali che attuano corrette politiche di salvaguardia ambientale, manca anche il Decreto di Attuazione del Codice dell'Ambiente, secondo quanto previsto dall’art.238 comma 11 del D.Lgs. n°152/2006, prorogato poi successivamente dal D.L. 194/2009, convertito in legge dalla L. n°25 del 26 febbraio 2010 (la cosiddetta 'Finanziaria d’estate'), dove si assegnava un termine massimo di sei mesi per l’emanazione del suddetto Regolamento a tutt’oggi inesistente. Ciò crea un vuoto legislativo: da una parte la Tarsu non può, secondo quanto previsto dalla Costituzione, essere incassata dal Comune, in quanto manca il regime transitorio, in quanto cessato e non più prorogato dal Governo Nazionale; dall’altro non si può applicare la Tia, in quanto manca il Regolamento Attuativo della stessa, forse non in primo piano nell’agenda del governo di destra del Presidente Berlusconi, preso da altre ben note vicende, e della sua fida ministra Prestigiacomo”. Conclude il Consigliere Minenna che, in base a quanto da lui scritto, al 16 settembre 2010, “non si potrebbero minimamente (…) né chiedere, né prelevare dai bilanci delle famiglie di Ugento e del suo territorio” i soldi per la tassa sui rifiuti. Tenendo anche presente che “il recente Bilancio Comunale di Previsione, approvato nei mesi scorsi dalla maggioranza di destra che governa attualmente Ugento e il suo territorio, prevede forti aumenti, in alcuni casi del 200% per il pagamento della Tarsu a carico di cittadini, lavoratori, artigiani e commercianti”.

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