Sarà inaugurata questa sera alle ore 21 la personale fotografica di Francesca Ascalone presso la galleria d’arte Fondazione F. Capece di Maglie
Cambio d’abito questa sera per Maglie, che sulla scena interpreterà Màgdala, il luogo di provenienza di Maria, la leggendaria prostituta redenta da Gesù Cristo, perché “molto aveva amato”. Sarà inaugurata, infatti, questa sera alle ore 21 la personale fotografica di Francesca Ascalone presso la galleria d’arte Fondazione F. Capece, mostra incentrata sulla figura della celebre meretrice, per mettere in luce uno degli aspetti della figura evangelica maggiormente affrontato dagli artisti di tutti i tempi: il dolore. Centrale la messa in luce dell’artista, su un bianco e nero che danza sulla pelle nuda di modelle senza volto, perché il dolore è sentimento universale. Le immagini richiameranno, infatti, i lavori dei grandi del passato, da Masaccio a Donatello, passando per Antonio Canova e Jules Joseph Lefebvre. Francesca Ascalone è nata e vive a Maglie, è specializzanda in Decorazione presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce e coltiva la passione per la fotografia sperimentando con risultati di particolare impatto visivo. Francesca, com’è nata la passione per la fotografia? “Non saprei bene descrivere questo processo, questa passione è nata per caso, è un qualcosa che ho sentito dentro, così come ho sentito che questo mezzo era proprio il “mio”mezzo d'espressione”. Da cosa è scaturito il tema della tua personale fotografica, perché hai scelto di occuparti della prostituta redenta? “Ho un vero e proprio amore nei confronti della figura di Maria Maddalena, nato la prima volta che ho visto la statua lignea di Donatello, dove la Maddalena è rappresentata dopo il digiuno nel deserto. Donatello ne mette in luce proprio il dolore, aspetto che curo nella mia mostra: la donna appare non solo consumata nel fisico, ma anche dilaniata nell’animo”. Il soggetto, in effetti, è stato spesso fonte d’ispirazione, qual è quindi l’aspetto che Francesca Ascalone ha colto che ai molti potrebbe essere sfuggito? “Dopo il mio primo “incontro” con la Maddalena, ne sono rimasta affascinata e incuriosita al punto di esplorare le differenti maniere in cui veniva riprodotta: forse perché, dal punto di vista umano, l’apostola di Cristo risultava un personaggio a tuttotondo, proprio per il suo contrasto con la “sempre composta Vergine”, non come le altre sante dell’arte sacra e profana dall’austera iconografia, in atteggiamento sempre rivolto al cielo e mai alle tentazioni terrene, al contrario della Maddalena che era invece un coacervo di entrambe. Voglio mettere in risalto proprio questo”. Cosa rende la Maddalena ancora così attuale? “Il fatto che incarni in maniera perfetta il pathos, il dolore universale”senza tempo”. C’è in lei un’umanissima emozione, una sofferenza reale”.