Scenate violente e minacce di morte: il giovane era da tempo in conflitto con i familiari per il proprio legame sentimentale
Ieri pomeriggio, l'intervento dei Carabinieri della Stazione di Squinzano con il supporto del personale dell'Aliquota Radiomobile della Compagnia di Campi Salentina ha forse evitato il peggio. Stefano Pesimena, venticinquenne nativo di San Pietro Vernotico, incensurato, è stato protagonista in negativo di una vicenda di tensioni familiari che nell’ultimo episodio ha rischiato il tragico epilogo. Il giovane da tempo era in conflitto con i familiari a causa del proprio legame sentimentale mal digerito, e litigi, scenate violente e minacce anche di morte erano sempre più frequenti. Così, all'ennesimo scambio di battute con il padre, il giovane perde il controllo, distrugge oggetti e suppellettili della casa paterna e preleva un grosso coltello da cucina, che prima punta verso di sè e poi contro il genitore con l'intento di colpirlo. Solo l'intervento di altri due fratelli e di una parente accorsa scongiura il peggio. Ma Stefano è ormai una furia: minaccia di morte i presenti e fugge via in auto. Pochi minuti dopo giunge sul posto la pattuglia di Carabinieri di Squinzano, cui basta poco per comprendere la gravità dell’accaduto e la necessità di catturare in fretta il fuggitivo; la condizione di pericolo appare chiara anche considerato che in quei minuti Pesimena continua a telefonare a genitori e fratelli per minacciarli, avendo essi chiesto l'intervento dei militari. Insieme alle minacce, però, arriva improvvisa la richiesta di recapitargli a Torre San Gennaro, in agro di Torchiarolo, degli indumenti e la tenda da campeggio: evidentemente il giovane ha capito di essere ricercato e vuole rendersi irreperibile. Non sa che però i Carabinieri sono sulle sue tracce. Le Forze dell'Ordine seguono con discrezione il fratello incaricato di fare da “corriere, appostano in borghese sul lungomare di Torre e presidiano le vie di accesso alla zona in cui è fissato l'appuntamento per la consegna. Sono le 15 circa: Stefano, ignaro di essere osservato, giunge nei pressi di una panchina su cui minuti prima gli erano stati lasciati gli oggetti richiesti, ma non ha il tempo di fare altro perché viene subito bloccato dai militari e condotto in caserma, a Squinzano. Dopo alcune ore di accertamenti, per lui si delinea l'accusa di tentato omicidio e di maltrattamenti in famiglia. Scatta l’arresto d’intesa con il Pubblico Ministero di turno della Procura di Lecce, Dott.ssa Guglielmi. Conseguente, il trasporto presso il carcere di Borgo San Nicola.