Una cura “elettrizzante” per le neo-mamme

La lettera di un lettore preoccupato in merito alle proposte avanzate da alcuni luminari per combattere la depressione post-parto che spesso colpisce le neo-mamme

Riceviamo e pubblichiamo la lettera giunta in redazione da un lettore allarmato in merito alla proposta giunta da alcuni specialisti medici di procedere con il trattamento Tso o peggio ancora con l’elettroshock per evitare la nota depressione post-partum delle neo-mamme. Egregio Direttore, resto sempre più basito di fronte a talune notizie che in questi giorni ho letto su alcuni quotidiani nazionali riguardo delicate tematiche inerenti la salute mentale delle puerpere, legate in particolar modo alla tragedia della mamma di Passo Corese che, in un momento di profonda crisi, ha ucciso il suo piccolo scaraventandolo fuori dalla finestra della propria abitazione. L’estremo gesto di questa donna, in cura farmacologica per quel presunto “disturbo” noto come “depressione post-partum”, ha scatenato forti discussioni negli ambienti medici (ma anche politici) sulla effettiva necessità di “contenere” un fenomeno che pare colpisca una percentuale compresa tra il 3 e – addirittura – il 15% delle neo-mamme. Alcune associazioni, sulla scorta dei recenti accadimenti, sembrano aver colto la palla al balzo per riproporre l’utilizzo di alcuni strumenti di cura quali il Tso (Trattamento Sanitario Obbligatorio) al fine di fornire una soluzione “pratica” atta ad arginare questa “epidemia” depressiva. Ora, mi sembra veramente eccessivo solamente poter pensare di arrivare ad una soluzione sì categorica ed estrema: il Tso consiste essenzialmente nel somministrare ingenti dosi di farmaci psicotropi, spesso accompagnati da una degenza forzata che può durare alcuni giorni o perfino settimane. Questa “pratica terapeutica”, oltre che ad essere anacronistica e, a mio modo di vedere, estremamente barbara e disumana, lede i diritti che una madre comunque ha nei confronti del proprio figlio, depressa o meno che sia. Usare su di una donna lo stesso “trattamento” riservato ai peggiori psicopatici o, peggio, ai criminali più recidivi, penso che denoti un atteggiamento purtroppo molto in auge nella nostra società, volto a non assumersi alcuna responsabilità in primo luogo ma piuttosto a demandare tutto a normative, leggi, regolamenti e quant’altro possa in qualche modo “sistemare le cose”, sollevando completamente da qualsiasi incombenza gli operatori del settore. Ma al fondo non c’è mai fine, purtroppo. L’ultima boutade, in ordine di tempo, arriva dal noto psichiatra prof. Cassano, spesso chiamato dai media a commentare notizie pertinenti la propria attività. Egli sostiene che effettivamente un Tso applicato ad una donna dopo il parto potrebbe risultare “…inutile e nocivo”, anche perché, a detta sua, questa terapia “… per le malattie mentali in genere ha indicazioni limitate…” Beh, detto da un luminare come lui, queste parole sembravano in parte redimere certa psichiatria dagli orrori di cui spesso nel passato si è macchiata… ma, ahimè, ho dovuto ben presto ricredermi: qual è, in ultima istanza, la migliore e più efficace terapia da utilizzare nel disturbo depressivo post-partum secondo il professor Cassano? L’elettroshock! Si, avete capito bene: la “terapia elettro-convulsiva”, una rozza pratica nata originariamente nei primi del Novecento in un mattatoio romano per stordire i suini prima del macello ed oggi avversata ed osteggiata da più parti a livello internazionale, così come da molti colleghi del professore che, visti i risultati, hanno decisamente operato un drastico “cambio di rotta”, abbandonando tale “strumento terapeutico” e rivolgendosi a metodologie alternative meno invasive e più rispettose dell’individuo. L’elettroshock, a detta del nostro, “spesso è un salvavita…” Certo, sarà molto difficile per una madre, proprio perché frastornata, confusa, intontita da potenti scariche elettriche spesso dannose per i tessuti cerebrali, avere la “lucidità” e una presenza tale per cui possa prendere di peso il proprio figlioletto e gettarlo da una finestra, ma definire l’elettroshock come una “soluzione”, per di più “salvavita”, mi pare veramente fuori luogo e offensivo nei confronti dell’intelligenza e della sensibilità del pubblico in generale. M. G.

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