Omicidio Basile: per il medico legale è difficile stabilire il numero degli assassini

Difficile stabilire se ad uccidere Peppino Basile sia stata una o più persone. E’ quanto emerge dalla deposizione del dottor Alberto Tortorella, il medico legale che ha eseguito l’autopsia sul corpo di Peppino Basile. Il dottor Tortorella è stato il primo teste ad essere ascoltato nel processo che vede imputato Vittorio Luigi Colitti, il 19enne (minorenne all’epoca dei fatti) accusato, in concorso con il nonno, dell’omicidio del consigliere dell’IdV assassinato ad Ugento la notte tra il 14 e il 15 giugno 2008. Il giovane imputato era presente in aula: il volto tirato e l’aria tesa, con lo sguardo perso a inseguire i ricordi e a cercare il volto rasserenante dei genitori. Il medico legale ha ripercorso tutte le fasi della sua attività. Innanzitutto il sopralluogo effettuato sulla scena del crimine alle 5 di mattina di quel 15 giugno di due anni fa, con i primi riscontri e le prime analisi effettuate sul cadavere di Basile, fino all’esame autoptico. Il medico legale ha spiegato come il corpo del consigliere dell’Idv sia stato attinto da numerose lesioni, ben 24, provocate da uno strumento cosiddetto “da punta e taglio”, con ogni probabilità un coltello (l’arma del delitto non è stata mai ritrovata). In particolare a provocare la morte sono state delle lacerazioni multiple ai polmoni e al cuore. Sul corpo erano presenti anche alcune ferite da difesa, come quelle riscontrate nel palmo della mano destra (un caso di difesa attiva, con la vittima che tenta di afferrare la lama), sull’avambraccio e in corrispondenza dell’ascella sinistra (difesa passiva, con la vittima che tenta di parare i colpi), sulla spalla e sulla giacca (difesa da schivamento). Il dottor Tortorella ha definito l’omicidio di Basile come un “delitto d’impeto”, frutto di una “dinamica complessa, divisibile in varie fasi e durato all’incirca un minuto”. Il consulente ha inoltre escluso “la presenza sul corpo di segni di afferramento o costrizione”, affermando che “viste le modalità dell’omicidio quasi sicuramente non vi era più di una persona armata di coltello e dunque un solo accoltellatore”. Basile sarebbe stato afferrato per la camicia, come dimostrerebbe una lacerazione a forma di 7 in basso a destra. Appare poco probabile inoltre che la vittima sia stata bloccata cingendola per la vita, poiché ciò avrebbe comportato delle gravi ferite nelle braccia di chi teneva fermo Basile. Un particolare che sembrerebbe confutare la versione della piccola testimone (cinque anni all’epoca dei fatti) oculare dell’omicidio, che avrebbe così ricostruito i tragici fatti di quella notte: “Ho visto in tutto tre persone: uno che prendeva le botte, uno che lo teneva fermo e l’altro che gli dava le botte con un coltello”. La difesa, che durante l’escussione del dottor Tortorella si è avvalsa della consulenza del medico legale Enrico Risso, ha chiesto e ottenuto di poter acquisire agli atti le cartelle cliniche del nonno dell’imputato, Vittorio Colitti, il 67enne indagato per concorso in omicidio presso la procura ordinaria. Cartelle che dimostrerebbero, attraverso la diagnosi di una serie di patologie pregresse quali cardiopatia, ipertensione, claudicatio intermittens (difficoltà di deambulazione) e altro ancora, l’inesattezza della ricostruzione accusatoria e il ruolo avuto dai due Colitti nell’omicidio. L’udienza è stata quindi aggiornata al prossimo 1 giugno, data in cui saranno ascoltati altri quattro testi. Tra di essi il tenente dei carabinieri Alberto Cea e il maresciallo Giuseppe Corvaglia.

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