E' stato assolto “perché il fatto non costituisce reato” il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, accusato di non aver adottato le misure di sicurezza nel quartier generale dell’Arma
Nessun colpevole per la strage di Nassiriya. Il tribunale militare di Roma ha assolto ieri “perché il fatto non costituisce reato” il colonnello dei carabinieri Georg Di Pauli, accusato di non aver adottato tutte le misure di sicurezza necessarie alla difesa di Base Maestrale, il quartier generale dell’Arma devastato dall’attentato suicida del 12 novembre 2003, nel quale morirono 19 italiani (12 carabinieri, cinque militari dell’Esercito e due civili). Tra di loro anche Alessandro Carrisi: 23 anni, di Trepuzzi, caporale volontario in ferma breve. Gli altri due imputati, i generali dell’Esercito Vincenzo Lops e Bruno Stano, erano stati già processati ed assolti. Sarà ora la Cassazione a scrivere la parola fine sulla vicenda. L’inchiesta venne avviata subito dopo la strage: la procura militare di Roma alla fine di maggio 2007 chiese il rinvio a giudizio dei tre ufficiali per «omissione di provvedimenti per la difesa militare», un reato previsto dal codice penale militare di guerra. Il gup ha però deciso di procedere per il diverso reato di «distruzione colposa di opere militari» previsto dal codice penale militare di pace. Lops e Stano, i due generali che si erano avvicendati al comando del contingente italiano a Nassiriya, hanno scelto di essere processati con il giudizio abbreviato: il gup ha assolto Lops e condannato Stano a due anni, ma il generale è stato poi assolto in appello. Di Pauli, comandante del contingente dell’Arma, è stato invece rinviato a giudizio con il rito ordinario ed oggi, al termine di un lungo processo, è arrivata l’assoluzione. «Sono molto soddisfatto», ha commentato con il suo avvocato. Il pm aveva chiesto due anni di reclusione. Una sentenza che ha provocato la dura reazione dei parenti delle vittime, costituitisi parte civile. “Si è voluta una sentenza di pacificazione sociale – ha commentato l’avvocato leccese Francesca Conte, legale di gran parte dei familiari dei caduti –. Andremo fino in fondo perché sia accertata e ristabilita la verità”. “Il primo passo sarà il ricorso in Appello – spiega poi il legale – poi chiederemo in sede civile che siano riconosciute le responsabilità del ministero della Difesa. Si dice che questi imputati non hanno colpe perché hanno obbedito ad ordini superiori. Vogliamo allora sapere chi ha dato questi ordini, di chi sono le responsabilità, perché questa strage si poteva evitare”. L’avvocato di parte civile rivela anche che “un mese e mezzo fa le famiglie hanno ricevuto una lettera del ministro della Difesa La Russa che le invitava ad accordarsi su un risarcimento per chiudere la vicenda. Noi abbiamo rifiutato perché non sono i soldi che ci interessano, vogliamo solo la verità”.
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