L’Italia che cambia

Riflessioni sul Pacchetto Sicurezza alla luce del convegno del 12 febbraio 2010 presso INMP (Istituto Nazionale Malattie e Povertà) Roma

Klodiana çuka, presidente Integra onlus, interviene sulle Norme del pacchetto sicurezza in materia di immigrazione.

In giro per l’Italia si avverte una forte voglia di cambiamento, una nuova consapevolezza che solo attraverso la conoscenza dell’ altro è possibile tessere relazioni solide e crescere reciprocamente. Oggi gli Immigrati vogliono essere protagonisti. E lo chiedono a gran voce. Nel corso della Giornata di Studi sul Pacchetto Sicurezza, organizzata da INMP il 12 febbraio us, Klodiana Çuka, presidente Integra onlus ed esperta di politiche migratorie, è intervenuta in qualità di relatrice, analizzando gli argomenti e le criticità legate alle nuove norme varate dal Governo in materia di sicurezza pubblica. “Il pensiero che ha ispirato le norme sulla sicurezza è sicuramente positivo, ma, nonostante le buone intenzioni, tanta strada si può ancora fare per migliorare ciò che è stato fatto” – ha affermano la dott.ssa Çuka – “Le Leggi che trattano materie complicate e nuove come l’immigrazione, credo, dovrebbero richiedere il coinvolgimento dei diretti interessati. Per uno sviluppo sociale equo e reale”. Alla luce di tali considerazioni la presidente di Integra onlus ritiene che nell’ispirazione dei Decreti che intendono disciplinare permessi di soggiorno, accesso al lavoro degli stranieri e clandestinità in Italia, dovrebbero essere coinvolti gli immigrati, coloro che vivono sulla propria pelle le difficoltà di inserimento in una società diversa da quella d’origine e che oggi da più parti vogliono esprimere il proprio parere. “Il mancato coinvolgimento degli immigrati nel nostro paese – prosegue Klodiana Çuka – rappresenta un’occasione persa per costruire una vera integrazione e capire realmente come fondere diverse culture senza dividerle! Oggi gli stranieri che, come me, vogliono vivere l’Italia (oltre che in Italia!) intendono far riflettere i legiferatori, su ciò che è stato fatto fino a oggi in materia ma, soprattutto su come si potrebbe migliorare e correggere il rapporto tra istituzioni e comunità straniere”. Fino a una quindicina di anni fa, infatti, le disposizioni in materia di immigrazione facevano riferimento ad un’unica legge emanata nel 1931. Solo con la legge Martelli del 1998 venne affrontata la materia in modo più articolato: flussi migratori, accordi bilaterali, respingimenti. Nella Legge 24 del 2009, ad esempio, introdotto il superamento di un test di lingua Italiana per il rilascio del permesso di soggiorno, decisamente in contraddizione con il principio della norma che prevede che un immigrato minorenne o un immigrato che rischia la propria vita nei paesi di provenienza non possa essere respinto! “È evidente che – afferma ancora la Çuka – la sottrazione meno extracomunitari, meno criminali per la gente comune venga spontanea, io ritengo che, finche l’immigrazione sarà affrontata solo come un’emergenza, la percezione non cambierà ma, se questa materia sarà gestita in maniera strategica e strutturale, il pensiero del popolo italiano cambierà inevitabilmente come in ogni paese civilizzato che ha saputo accogliere gli immigrati come un’opportunità e non come un problema”. E allora, richiamiamo a quei diritti umani invocati più volte da Sua Santità Benedetto XVI, non ultimo nella sua enciclica “Caritas in Veritate”. Gli immigrati leali, i lavoratori onesti rappresentano una risorsa per lo sviluppo economico e sociale del Paese che li accoglie, una risorsa che potrà essere valorizzata solo e soltanto se vengono considerati, come assunto principale del vivere e del legiferare, i diritti fondamentali inalienabili di ogni persona umana. Di qualsiasi colore sia la sua pelle.

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