E’ attesa per stamattina la decisione del giudice relatore Nicola Lariccia (presidente Laura Liguori, a latere Stefano Marzo) sulla sussistenza degli indizi che dallo scorso 25 novembre tengono in carcere Vittorio Colitti, accusato di essere, assieme al nipote suo omonimo, il killer di Peppino Basile. Colitti senior, 66 anni, ieri ha pianto a lungo davanti ai giudici nel corso dell’udienza durata più di due ore, riuscendo a dire solo poche parole: “Non sono stato io. Dormivo”. Ed in sede di Riesame Francesca Conte e Paolo Pepe, i suoi legali, hanno presentato un documento di 200 pagine contenenti un’ampia analisi che “smonterebbe” l’impianto accusatorio a carico dell’uomo, evidenziando presunte incongruenze nella ricostruzione dei fatti, che giudicano parziale, fornita dal pm Giovanni De Palma. Questi, ieri, ha depositato i verbali degli interrogatori della madre e della maestra della bambina, vicina di casa di Basile, la supertestimone che avrebbe sbloccato il caso, riferendo di aver visto tutto: due uomini, uno che teneva fermo il consigliere, l’altro che lo colpiva a morte. La prima ha dichiarato di aver insegnato alla figlia a dire sempre la verità; la seconda ha confermato quanto detto dalla madre, descrivendo la piccola come una bambina sveglia e non incline a raccontare storie di fantasia. Di Vittorio Colitti junior, il nipote 19enne, si occuperà mercoledì prossimo il Riesame del Tribunale per i minorenni di Lecce; il giovane non aveva ancora compiuto 18 anni all’epoca dei fatti.
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