Se è “emergenza” tutto è permesso

L’Italia è il Paese della gestione in “emergenza”, dove ogni aspetto della vita amministrativa può essere organizzato in deroga alla norma, con conseguenze dirette sulla vita quotidiana di ognuno

Nata con tutte le migliori intenzioni di risollevare le sorti dell’economia, alla legge sul Piano casa, a rivedere le dichiarazioni del presidente del consiglio Silvio Berlusconi, sembra essere affidata la responsabilità di farci uscire dalla crisi. Si tratta di una legge varata in “emergenza” e le cui disposizioni valgono per un lasso limitato di tempo: in Puglia 18 mesi. L’Italia è il Paese della gestione in “emergenza”, dove ogni aspetto della vita amministrativa può essere organizzato in deroga alla norma, con conseguenze dirette sulla vita quotidiana di ognuno. Abbiamo più volte analizzato gli scempi che si sono prodotti, in tutti i settori, a causa di quest’anomalia tutta italiana: in “emergenza” si è fatta lievitare la discarica di Burgesi, aggiungendovi piani su piani; in “emergenza” si è tenuta aperta 20 anni quando doveva funzionare per dieci; in “emergenza” si sono autorizzati tutti gli impianti per la gestione del ciclo dei rifiuti; in “emergenza” sono stati costruite decine di depuratori che non depurano alcunché; in “emergenza” si sono rilasciate autorizzazioni per riversare nella falda acquifera profonda reflui densi di sostanze pericolose. Potremmo stilare una lunga lista delle vergogne. Ora i Comuni entro il 24 novembre prossimo sono chiamati a recepire e/o a modificare la legge regionale sul Piano casa che, merito della Regione Puglia, ha cercato di porre un argine al cemento come panacea di tutti i mali economici. La legge non piace agli imprenditori e agli artigiani, proprio per questo, perché la vorrebbero più elastica, più permissiva, per consentire di allargare gli stabilimenti e le fabbriche. Ma i Comuni dalla nostra indagine risultano inadeguati a far fronte a questa responsabilità e quei pochi che stanno redigendo le delibere per modificare la legge, lo stanno facendo per divellere tutti i paletti posti dalla Regione a tutela del paesaggio e dell’ambiente. Come Porto Cesareo, che sembra pronto a sferrare un ultimo attacco, quello definitivo, ormai, su quel poco di costa rimasta intatta. Come dire: legalizziamo lo scempio, così non serve il condono. O Lecce, ad oggi immobile di fronte alla scadenza del 24 novembre, ma molto attiva sul fronte delle grandi speculazioni edilizie. Tutto questo mentre il capoluogo di provincia viene annoverato dalla Lonely planet, la guida per viaggiatori più diffusa al mondo insieme alla Routard, tra le dieci città al mondo che meritano di essere visitate l’anno prossimo: la cittadina, scrivono gli autori della guida, è in una posizione centrale ottimale per visitare la penisola salentina e il suo mare. Sono sempre gli altri ad accorgersi di quanto di bello abbiamo e ad amarlo. Noi lo sfruttiamo fino all’osso e lo gettiamo via.

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