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In queste amministrative dalla partenza infuocata, dove sono già volati gli stracci ad altissimo livello, ci sono due paesi su cui i fari mediatici si accenderanno con potenza esponenziale fino al 7 giugno. Sono entrambi nel basso Salento e per motivi diversi e trattando problematiche diverse probabilmente devieranno il timone del confronto elettorale dai programmi alle recriminazioni su fatti pregressi. Soprattutto a quanto dei fatti è rimasto in ombra. Si tratta di Ugento e di Casarano. Nel collegio di Ugento, per la carica di consigliere comunale è candidato il presidente uscente della Provincia di Lecce Giovanni Pellegrino. E’ il collegio di Peppino Basile, consigliere comunale all’opposizione e provinciale della maggioranza, trucidato nella notte tra il 14 e il 15 giugno di un anno fa con 50 coltellate, di cui 19 mortali. La scelta di Pellegrino è un gesto forte e simbolico, un segnale di impegno verso la legalità rivolto a tutti i candidati di quel collegio: la sua presenza si pone anche a garanzia di un abbassamento dei toni, che si immagina saranno molto accesi. A me piace anche pensare che sia la figura di Basile a rimanere sullo sfondo come garante di una rinascita di quel paese, di quella zona meravigliosa e martoriata del basso Salento. Ho almeno tre motivi per credere questo. Uno: in questi 12 mesi sono stata testimone di una presa d’atto, di una larga fetta della popolazione ugentina, una presa d’atto e di consapevolezza della necessità di un impegno in prima persona, di una maggiore presenza e sorveglianza sull’agire politico di chi è stato eletto. Ho idea che gli ugentini, avendo presa coscienza delle urgenze ambientali (sfruttamento selvaggio del parco naturale e bomba ecologica di Burgesi) in atto da anni sul loro territorio, vorranno sentir parlare di programmi, possibilmente coraggiosi. E’ quanto mi auguro. Due: l’omicidio di Basile ha scosso profondamente le coscienze delle persone, anche se il muro di omertà ancora non è stato scalfito. Non permetteranno a nessuno di riempirsi la bocca col suo nome. Tre: il ruolo della Chiesa. Nonostante le scintille volate tra don Stefano Rocca e il vescovo De Grisantis, entrambi stanno lavorando per la moderazione dei toni. Chi è presente nei consigli comunali, ai comizi, alle manifestazioni politiche, non può non notare la presenza preziosa di don Stefano che osserva, in silenzio, quanto si dice e quanto si fa. Come a dire c’è Chi vi vede e sa. Passiamo all’altra città: Casarano. La campagna elettorale per la poltrona di primo cittadino è iniziata molti mesi fa e le candidature sono di fatto il risultato di una frattura all’interno dei due partiti principali. Ma superata questa fase iniziale, i cittadini hanno voglia di capire che cosa abbiano da dire i candidati. Non hanno voglia di vedere tirar fuori beghe personali, non è su quelle che sono chiamati ad esprimersi e non saranno quelle a far spostare il gradimento. Se il livello dell’agone politico scende così in basso, è la dimostrazione che si vuole mutuare sulla politica locale un modello che ha preso piede a livello nazionale, dove le prime pagine dei giornali sono state occupate dalle foto di una diciottenne sconosciuta, della sua festa di compleanno e della successiva separazione del presidente del Consiglio, mentre a l’Aquila si scavava ancora tra le macerie. La città di Casarano ha ricoperto per anni un ruolo economico centrale per l’intero Salento. E’ stata travolta dalla crisi più di tante altre realtà, ma come i casaranesi sanno fare, con forza e dignità sta cercando di darsi una nuova chance. Spero che i candidati e i big politici di riferimento sappiano farsi interpreti di questa dignità dimostrata dai cittadini casaranesi. Che non parlino di brioche quanto il popolo ha fame. E’ quanto mi auguro. Rettifica. L'intervista ad Ivan De Masi pubblicata a pag. 16 e 17 è un messaggio redazionale autogestito
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